Pnrr tra ritardi e opacità, ma Fitto punta alla nomina di commissario europeo

Il Pnrr è in affanno tra fondi non spesi e scarsa trasparenza. Crescono i dubbi su Raffaele Fitto, candidato a Bruxelles per le politiche di coesione e il Next Generation EU

Pubblicato: 12 Novembre 2024 15:27

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

La possibile nomina di Raffaele Fitto a commissario europeo con delega alle politiche di coesione e al Next Generation EU suscita perplessità, soprattutto in relazione alla sua gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Come emerge dall’analisi di Openpolis, Fitto sembra aver privilegiato una strategia volta a velocizzare l’erogazione dei fondi, ricorrendo a strumenti come i crediti d’imposta e gli incentivi alle imprese. Una gestione non senza problemi, come il rispetto delle scadenze e la trasparenza dei risultati.

Le difficoltà della gestione del Pnrr: meno lavori pubblici

Fin dall’inizio, la gestione del Pnrr sotto la direzione di Raffaele Fitto ha suscitato non poche polemiche. Con tre revisioni tra il 2023 e il 2024, come osserva Openpolis, la nuova versione del piano ha visto una significativa riduzione degli investimenti dedicati alle opere pubbliche, in favore di sgravi fiscali e incentivi per le imprese.

La redistribuzione non è stata senza feriti, ha colpito soprattutto i progetti territoriali e i comuni italiani, già in difficoltà con la manutenzione del territorio e con iniziative per la resilienza. La rimozione dei 6 miliardi destinati all’efficienza energetica per i comuni è uno degli esempi più critici.

Il governo ha giustificato i tagli dichiarando che molti progetti non rispettavano i vincoli del Pnrr o non sarebbero stati realizzati entro il 2026. Giustificazione debole di fronte all’urgenza di realizzare opere pubbliche green rilevanti per il Paese.

Non tutti i soldi sono stati spesi e si riusciranno a spendere

Un’altra questione critica è la capacità di spesa effettiva del Pnrr. Al 30 giugno 2024, i fondi erogati rappresentavano solo il 26% delle risorse complessive, ovvero circa 51,4 miliardi di euro.

Openpolis sottolinea che “nei prossimi due anni l’Italia dovrà spendere oltre 140 miliardi” per rispettare la scadenza fissata al 2026, un obiettivo che appare quasi irraggiungibile. Gli esperti sottolineano come l’attuale ritmo di spesa, se non accelerato, rischi di compromettere il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, minando la credibilità del Paese di fronte all’Unione Europea.

Raffaele Fitto, ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR,  ha più volte giustificato i ritardi attribuendoli alla complessità della rendicontazione da parte dei soggetti attuatori. Tali tentennamenti nella gestione, oltre alle risposte non convincenti, mettono in dubbio la nomina a commissario europeo.

Gestione poco trasparente

La gestione del Pnrr è segnata anche da una mancanza di trasparenza che ha spinto Openpolis a sospendere temporaneamente il monitoraggio del piano.

Sebbene nell’estate 2024 sia stata aggiornata la piattaforma OpenPNRR, la condivisione dei dati è tuttora parziale. “Mancano informazioni dettagliate sulla spesa sostenuta per ogni singolo progetto”, denuncia Openpolis, evidenziando come questa carenza renda difficile valutare lo stato dei progetti nei diversi territori italiani. La Fondazione ha presentato cinque richieste di accesso agli atti tramite Foia, ma il governo ha risposto con vaghe promesse di aggiornamenti, rimandando continuamente la pubblicazione dei dettagli.

Le risposte non convincenti di Fitto e i decreti attuativi

Un ulteriore segnale delle criticità nella gestione del Pnrr da parte del ministro Fitto è la scarsa attenzione alle interrogazioni parlamentari: solo il 23,2% delle domande presentate dai parlamentari ha ricevuto risposta, una delle percentuali più basse tra i ministeri dell’attuale governo.

I decreti attuativi di competenza del ministro sono anch’essi incompleti. Openpolis osserva che “oltre il 40% dei decreti attuativi di competenza delle strutture di Fitto non è ancora stato pubblicato”. La mancanza di questi atti, fondamentali per dare esecuzione alle politiche del Pnrr, rappresenta un rischio per il successo del piano. L’assenza di tempestività nella pubblicazione dei decreti attuativi mette quindi in discussione l’efficacia operativa del ministro e solleva ulteriori dubbi sulla sua idoneità al ruolo di commissario europeo.

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