Donald Trump, come aveva promesso, torna all’attacco con un piano commerciale che punta dritto ai partner di confine. Il presidente eletto ha annunciato dazi del 25% su tutte le merci importate da Messico e Canada, una mossa che mira a bloccare immigrazione irregolare e traffico di droga. La notizia, divulgata tramite una serie di post su Truth (il suo social), è accompagnata dalla promessa di azioni immediate: “Il 20 gennaio firmerò tutti i documenti necessari per imporre dazi del 25% su tutti i prodotti in ingresso negli Stati Uniti”. Trump non si è risparmiato e ha poi definito come “ridicoli” i confini con i due Paesi vicini, lasciando intendere che le attuali regole di cooperazione non siano più gradite.
Le conseguenze di un aumento dei dazi di Trump
L’impatto di queste tariffe, qualora venissero applicate, sarebbe pesantissimo. Con oltre l’83% delle esportazioni messicane e il 75% di quelle canadesi dirette agli Stati Uniti, il colpo potrebbe scuotere profondamente le economie dei due Paesi confinanti.
Gli effetti si sono già visti sui mercati valutari, con il peso messicano in caduta libera, raggiungendo i livelli più bassi dell’anno. Ma non finisce qui: per gli Stati Uniti, il rischio di un aumento dell’inflazione incombe, aggiungendo ulteriore pressione sui prezzi al consumo.
Minacce di questa portata lasciano poco spazio all’immaginazione: si prospettano tensioni economiche e politiche tra i tre Paesi. Non è solo una questione di tariffe, ma un vero terremoto nei rapporti commerciali che potrebbe riscrivere le regole del gioco.
L’accordo Usmca appeso a un filo
Le nuove misure mettono in discussione la validità dell’accordo commerciale Usmca, firmato da Trump nel 2020. Questo trattato garantisce relazioni commerciali quasi prive di dazi tra Stati Uniti, Messico e Canada. Il Messico, principale partner commerciale degli Stati Uniti, ha risposto ribadendo l’importanza dell’Usmca come quadro di riferimento per gli investitori nazionali e internazionali.
L’annuncio ha generato apprensione anche in Canada, dove il premier Justin Trudeau ha discusso la questione con Trump, secondo quanto riportato da Reuters. Per il Messico, invece, la questione si intreccia con la difesa della propria economia, fortemente dipendente dal commercio con gli Stati Uniti.
10% di dazi alla Cina: fentanyl e rapporti economici sotto accusa
Trump ha riservato un trattamento diverso alla Cina, proponendo un dazio del 10% su tutte le importazioni fino a quando Pechino non metterà fine al flusso di precursori (sostanze chimiche utilizzate come materia prima per sintetizzare la droga) di fentanyl verso gli Stati Uniti. Accusando il governo cinese di non rispettare gli impegni presi per fermare il traffico della pericolosa sostanza, Trump ha attaccato Pechino per la presunta mancata applicazione della pena di morte contro i trafficanti di droga.
La Cina risponde: “Nessuno vince le guerre commerciali”
Pechino non è rimasta in silenzio. L’ambasciata cinese a Washington ha reagito immediatamente, ribadendo una posizione che sembra più una lezione diplomatica che un commento: “La Cina crede che la cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti sia per sua natura mutualmente utile. Nessuno uscirà vincitore da una guerra commerciale o tariffaria”. Le parole del portavoce riflettono una visione diametralmente opposta a quella di Trump, già protagonista in passato di scontri a suon di tariffe con il gigante asiatico.