Decreto materie prime critiche approvato in Cdm: cosa prevede tra royalties e nuove miniere

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al Dl per i minerali impiegati nella transizione energetica e digitale, oltre a una legge quadro sulla space economy

Pubblicato: 20 Giugno 2024 23:56

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Dal sottosuolo allo spazio. Via libera dal Consiglio dei ministri alle norme strategiche per l’estrazione di terre rare e la velocizzazione dei procedimenti per l’apertura di nuove miniere, ma anche per sostegno al settore aerospaziale. Il Governo ha varato un Decreto legge sulle materie prime critiche, che disciplinerà un settore chiave come quello dell’estrazione, lavorazione e riciclo di minerali impiegati nella transizione energetica e digitale. Nella stessa riunione è stata approvato anche un ddl che ha l’obiettivo di disciplinare la materia e favorire lo sviluppo della space economy.

Il decreto materie prime critiche

I due provvedimenti, realizzati in collaborazione tra il ministero delle Imprese e del Made in Italy e il ministero dell’Ambiente, sono stati presentati nella conferenza stampa al termine del Cdm dai rispettivi responsabili, Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin, entrambi fedelissimi di Giorgia Meloni.

Come spiegato dal responsabile del Mimit, il Dl sulle materie prime critiche adegua la normativa nazionale sul settore minerario agli obiettivi Ue, fissati dall’European Critical raw materials act, e rappresenta “un nuovo approccio di sistema all’approvvigionamento delle materie prime strategiche” e disciplina l’estrazione, come la lavorazione ed il recupero di queste risorse, individuate in in Italia nel numero di 15 su un elenco di 34 stilato dalle autorità europee.

“Un progetto, per essere definito strategico deve essere validato dalla Commissione europea. Sappiamo che alcuni progetti saranno presto presentati dalle imprese” ha spiegato il ministro Urso.

Per questo il decreto fornisce la copertura legislativa per semplificare gli iter e le autorizzazioni per l’apertura di nuove miniere, oltre a destinare “un miliardo di euro del fondo Made in Italy, come prima dotazione, per sviluppare la filiera strategica dell’estrazione e contribuire così a far nascere un grande attore nazionale che oggi manca”.

“In occidente le imprese minerarie significative le hanno gli australiani e i canadesi – ha rimarcato Urso – Oggi tutti i paesi europei si stanno orientando su questa strada, per non passar dalla subordinazione del carbon fossile russo a una più grave subordinazione alle materie prime critiche e alla tecnologia cinese che oggi detiene quasi il monopolio”.

In conferenza, il ministro Pichetto ha sottolineato come in Europa l’Italia si in prima linea per il recupero delle materie prime critiche, attraverso le RAEE (Rifuti da apparecchiatura elettriche ed elettroniche ed altre fonti, ma “attualmente carenti sull’estrazione”.

Il titolare del dicastero dell’Ambiente ha ricordato, inoltre, che attraverso il decreto legge si aggiornano le royalties per l’attività di estrazione, che passeranno dai 16 euro l’ettaro annui previsti da una normativa del 1927,  ad un’aliquota del prodotto del 5-7% da ripartire tra Stato e Regioni, sul modello del petrolio in Basilicata.

Il decreto sulla space economy

Contestualmente al Dl sulle materie prime critiche, il Cdm ha poi approvato un ddl Spazio, collegato alla manovra economica e appositamente finanziato.

La legge quadro, ha spiegato il ministro Urso, “colma una lacuna nel nostro ordinamento“, data l’importanza del settore che conta oltre 400 imprese e 7mila addetti, che oggi annovera attori governativi e privati, ha l’obiettivo di mettere l’Italia all’avanguardia a livello internazionale regolamentando l’attività nello spazio, per dare un impulso significativo allo sviluppo della space economy.

Il Ministro ha ricordato che il fondo per il settore spaziale ammonta ad oggi a 150 milioni, anche se le risorse da qui al 2026 sono pari a 7,3 miliardi (3,1 miliardi come contributo per l’Agenzia spaziale europea, 2,3 miliadi per l’ASI, oltre alle risorse stanziate nel PNRR per lo spazio).

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