Decreto energia in arrivo, 4 centrali carbone a regime

Impianti di Civitavecchia, Brindisi, Monfalcone e Fusina attivi da subito in attesa dei rigassificatori. Il Cdm slitta a lunedì.

Pubblicato: 28 Aprile 2022 15:15

QuiFinanza

Redazione

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Sono passati solo sei mesi, eppure sembrano trascorsi secoli. Il G20 a Roma nel segno della spallata al carbone: stop a nuove centrali dal 2022, una riduzione progressiva dell’uso di combustibili fossili. Poi è arrivata la guerra in Ucraina, l’impennata dei prezzi delle materie prime, il terrore nei mercati, le bollette che mettono in crisi famiglie e imprese. Con inevitabili cambi di passi, anche dolorosi.

Centrali a carbone operative

Nel decreto che il governo si appresta a varare – atteso domani ma slittato a lunedì della prossima settimana – dovrebbe trovare spazio anche una norma che punta ad aumentare la produzione a carbone, portando subito a ‘regime’ 4 impianti: Brindisi, Civitavecchia, Fusina e Monfalcone. Questa misura consentirebbe di ‘risparmiare’ circa 3 miliardi di metri cubi di gas, che non verrebbero ‘bruciati’ per produrre elettricità. Altri tre miliardi, dunque, altro tassello nel puzzle che il governo sta mettendo in piedi per emanciparsi da Mosca, dopo quelli incasellati con gli accordi stretti in Congo, Angola, Mozambico, Algeria, Qatar.

Per tagliare il traguardo dell’indipendenza energetica dalla Russia, dunque, il governo è pronto anche a portare ai massimi giri di motore le 4 centrali a carbone. Del resto lo stesso premier Mario Draghi, nell’informativa alle Camera del 25 febbraio scorso, aveva ventilato la possibilità di tornare sulla produzione a carbone per affrancarsi dal gas russo. E il momento sembra essere arrivato, certo in uno spazio temporale circoscritto. “Si tratterebbe di uno sforzo di due anni, non più”, assicurano autorevoli fonti di governo all’Adnkronos.

Resta il paradigma ‘Green’

Da un lato il carbone, dunque, dall’altro lo sforzo green, pilastro del governo Draghi. Sempre nello stesso decreto, infatti, ci saranno norme per snellire gli iter burocratici per l’autorizzazione a produrre energia da fonti eoliche e fotovoltaiche, le cosiddette rinnovabili. Tra le misure più attese nel decreto, la proroga per un altro mese -al 30 giugno dunque- del taglio delle accise sui carburanti che, insieme alla minor Iva, riduce di 30,5 centesimi il prezzo alla pompa di benzina e diesel in scadenza proprio lunedì prossimo, 2 maggio.

Aiuti alle imprese

Oltre alla proroga, il decreto dovrebbe contenere il rifinanziamento del fondo di garanzia sui prestiti alle Pmi; risorse per l’accoglienza dei profughi ucraini; proroga degli interventi contro il caro bollette; meccanismi di adeguamento dei prezzi degli appalti, bonus per le imprese energivore. Con il decreto -che dovrebbe essere unico, sembra infatti sfumare l’idea di due provvedimenti distinti, uno su aiuti l’altro sul pacchetto energia- si stanno studiando anche i meccanismi da adottare per calmierare il prezzo delle materie prime.

L’obiettivo è aiutare le imprese italiane a far fronte ai rincari, anche perché il problema rischia di incidere negativamente sulle gare del Pnrr. Sono allo studio, inoltre, interventi ad hoc per aiutare le imprese più colpite dai contraccolpi delle sanzioni adottate contro la Russia, come ad esempio per il comparto della ceramica. C’è chi assicura che il decreto – su cui continuano a susseguirsi riunioni al Mef e a Palazzo Chigi – slitterà alla settimana prossima proprio perché “molto più corposo di quanto ci si attenda”.

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