Giorgia Meloni boccia la bozza del Decreto bollette e il provvedimento viene rinviato. Atteso per il voto del Consiglio dei ministri nella giornata di martedì 25 febbraio, il testo del Dl destinato a fronteggiare il caro energia è stato posticipato a venerdì insieme al Cdm, perché ritenuto dalla premier “non soddisfacente”.
La presidente del Consiglio avrebbe chiesto ai ministeri di Economia e Ambiente di riformulare il decreto con misure “più efficaci” per famiglie e imprese, concentrando l’attenzione sui soggetti più vulnerabili.
Il rinvio
La presentazione del Decreto bollette sembrava in dirittura di arrivo, ma i segnali di un possibile slittamento sarebbero arrivati già dalla mattinata con la mancata convocazione del pre Consiglio, dopo che la bozza era arrivata sul tavolo di Giorgia Meloni.
Nonostante il lavoro fino all’ultimo sui dettagli, da parte dei tecnici dei ministri Giancarlo Giorgetti e Gilberto Pichetto Fratin, il provvedimento da 3 miliardi di euro è stato respinto e rimandato di tre giorni, al Cdm che affronterà anche il disegno di legge delega sul nucleare.
I nodi del bonus sociale
A non convincere del tutto la premier sarebbero sia le modalità di intervento a sostegno delle imprese sia l’estensione del bonus sociale, lo sconto rivolto alle famiglie con Isee non superiore a 9.530 euro, in caso di nucleo con tre figli, o fino a un limite massimo di 20mila euro in presenza di almeno quattro figli.
Il Mef e il Mase stanno studiando un modo per allargare la platea dei beneficiari, o alzando il limite Isee fino a 15mila euro oppure tramite un nuovo meccanismo sulla base delle fasce di reddito. Alla misura sarebbero interessate 6 milioni di famiglie, per un costo totale di 1,3 miliardi.
Le ipotesi per le imprese
Sul versante imprese, il ministero dell’Ambiente avrebbe intenzione di eliminare la differenza tra il costo del gas sul mercato all’ingrosso italiano (l’indice Psv) e quello sul mercato di riferimento europeo (il Ttf di Amsterdam): una misura che peserebbe sulle casse dello Stato circa 200 milioni di euro, ma che dovrebbe portare a vantaggi per consumatori e imprese del valore di circa 1,3 miliardi.
Un ulteriore intervento del ministro Pichetto Fratin potrebbe riguardare la proroga delle concessioni idroelettriche con termine 2029 o il rinnovo di quelle scadute.
Per le imprese energivore sarebbe al vaglio anche il potenziamento del cosiddetto energy release, la concessione di elettricità a prezzi calmierati in caso si ricorso a fonti rinnovabili, mentre sarebbe valutata anche una diminuzione degli oneri per la distribuzione del gas naturale.
Le proposta di Schlein
Di fronte alle incertezze del Governo sul Dl bollette, il Pd incalza la maggioranza con due proposte presentate in diretta social dalla segretaria Pd, Elly Schlein.
Insieme al responsabile Economia e per la Transizione Green del partito, rispettivamente Antonio Misiani e Annalisa Corrado, la leader dem ha attaccato sui ritardi l’esecutivo, che “per due anni non ha fatto nulla” e rinfacciato al ministro Giorgetti il rinvio dopo aver dichiarato di essere pronto con il provvedimento.
Schlein ha quindi esposto le soluzioni del Pd: “La prima è disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica da quella del gas, che è la fonte più costosa oggi. Questo ha fatto fare extraprofitti a tutte le imprese energetiche. E questo si può cambiare, altri Paesi lo hanno fatto” ha affermato.
La seconda proposta “che abbiamo già presentato in Parlamento, riguarda l’acquirente unico pubblico che può ottenere prezzi dell’energia più bassi. Prezzi che hanno un impatto devastante sulle famiglie e sulle imprese anche in termini di competitività”.