La lunga saga tra Boeing e i suoi dipendenti sembra finalmente giungere al capolinea. Dopo oltre un mese di sciopero che ha messo in ginocchio la produzione del colosso aerospaziale, i lavoratori rappresentati dall’International Association of Machinists and Aerospace Workers (Iam) hanno ricevuto un’offerta che potrebbe spegnere la protesta.
Il sindacato, che tutela 33.000 dipendenti, ha comunicato ai suoi iscritti che sul tavolo c’è una proposta che definiscono “degna della vostra attenzione”. E con questo, mercoledì 23 ottobre si decide: un voto che potrebbe chiudere il sipario su una delle lotte sindacali più rilevanti degli ultimi tempi. L’annuncio è stato fatto sabato in un post su X, la piattaforma social precedentemente nota come Twitter.
Pressioni politiche e appelli alla risoluzione
La svolta nelle trattative arriva dopo che alcuni esponenti politici democratici dello stato di Washington, dove Boeing ha la sua sede centrale, hanno sollecitato l’azienda e il sindacato a trovare una soluzione rapida. In una lettera inviata martedì, i senatori Maria Cantwell e Patty Murray, insieme ai rappresentanti Adam Smith e Rick Larsen, hanno chiesto a entrambe le parti di “lavorare velocemente a un accordo equo e duraturo” che riconosca il valore della forza lavoro dei meccanici per il futuro di Boeing.
La fine del braccio di ferro si gioca su una scheda elettorale. Mercoledì prossimo, infatti, i lavoratori saranno chiamati a votare se ratificare il contratto e mettere fine allo sciopero che, finora, ha paralizzato la produzione di Boeing. Non si tratta di una decisione da poco, ma di una scelta che determinerà il futuro di 33.000 lavoratori e della stessa azienda.
Salari in crescita e bonus: l’accordo strappato al gigante
Il sindacato non ha mollato e, sotto la guida del comitato di negoziazione, ha ottenuto un pacchetto di condizioni niente male: un aumento salariale del 35% distribuito su quattro anni e un bonus una tantum di 7.000 dollari. Come se non bastasse, Boeing ha accettato di incrementare i contributi ai conti pensionistici dei dipendenti. Ma attenzione: non è stata una battaglia facile, e il tutto ha richiesto anche l’intervento della segretaria del lavoro statunitense, Julie Su, per sbloccare la situazione.
Sciopero da 50 milioni al giorno: Boeing in difficoltà
La posta in gioco per Boeing è enorme. Mentre le trattative si trascinavano, l’amministratore delegato Kelly Ortberg ha sganciato una bomba: 17.000 posti di lavoro tagliati e ritardi nella consegna del 777X, il tanto atteso jet che avrebbe dovuto salvare la situazione. Queste mosse disperate mostrano quanto lo sciopero abbia pesato sulle casse dell’azienda.
I lavoratori Boeing hanno espresso a più riprese la loro frustrazione per i salari stagnanti e per i cambiamenti alle politiche pensionistiche dell’azienda. Il malcontento si è manifestato anche pubblicamente, con la promessa di continuare lo sciopero finché non fosse stato raggiunto un accordo equo.
Secondo gli analisti della Bank of America, lo sciopero non sta semplicemente rallentando Boeing: sta prosciugando i suoi conti. Si parla di una perdita di 50 milioni di dollari al giorno, con la produzione dei suoi modelli di punta, il 767 e il 777, bloccata. E i problemi finanziari di Boeing non si fermano qui: l’azienda sta combattendo una battaglia su più fronti, cercando disperatamente di contenere le perdite e salvare il futuro.