L’Antitrust apre un’istruttoria su Shein per pubblicità ingannevole sulla sostenibilità

L’Antitrust indaga su Shein per pubblicità ingannevole e avvia un’istruttoria per i messaggi ritenuti fuorvianti in tema di sostenibilità

Pubblicato: 25 Settembre 2024 19:51

Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Continuano i problemi per Shein che, dopo le difficoltà riscontrate nel trovare terreno fertile per la propria Ipo, è finita nel mirino dell’Antitrust italiano che ha aperto un’istruttoria sulla presunta pubblicità ingannevole esercitata dal colosso cinese di vendite di abbigliamento online a basso prezzo. Più nello specifico, le strategie di comunicazione dell’azienda e i messaggi promozionali relativi alla sostenibilità ambientale dei capi presenti sul sito italiano di Shein “potrebbero essere ingannevoli/omissivi”. Le associazioni dei consumatori chiedono, già da ora, un risarcimento per i clienti.

La presunta pubblicità ingannevole di Shein

Così come si legge nel comunicato diffuso dall’Antitrust, l’istruttoria nei confronti di Shein (in realtà il soggetto bersaglio è Infinite Styles Services, ovvero la società dublinese che si occupa della gestione del sito italiano del colosso cinese) nasce “per la possibile ingannevolezza di alcune affermazioni ambientali contenute nelle sezioni #SHEINTHEKNOW, evoluSHEIN e Responsabilità sociale del sito shein.com“. I messaggi pubblicitari, più nel dettaglio, potrebbero non corrispondere al vero impegno dell’azienda su tali temi che, dunque, cercherebbe solo di incentivare le vendite ingannando i propri clienti.

Per l’Antitrust i messaggi sono fuorvianti

L’intera istruttoria aperta dall’Antitrust nei confronti di Shein ruota intorno a messaggi pubblicati volti a sottolineare la sostenibilità dell’azienda che, in realtà, potrebbero non essere supportati dai fatti. Secondo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, questi messaggi sarebbero molto vaghi e, nel più dei casi, fuorvianti per i clienti, con la società che, mentendo sui propri valori, starebbe solo sfruttando la sempre maggiore attenzione dei consumatori al tema ambientale per incrementare le proprie vendite.

La confusione sarebbe evidente per l’Antitrust, soprattutto in alcune sezioni del sito di Shein Italia. Su evoluSHEIN, la porzione del portale del colosso cinese dedicata alla collezione definita dall’azienda stessa come “sostenibile”, i consumatori potrebbero non essere giustamente informati in merito alla reale quantità di fibre green utilizzata nei capi d’abbigliamento, con la presenza di un’omissione in merito al fatto che gli stessi vestiti non potranno essere riciclati in futuro.

A quanto detto si aggiunge che, sempre secondo l’Antitrust, la società che gestisce il sito italiano di Shein enfatizzerebbe in maniera molto generica l’impegno che il colosso avrebbe nel processo di decarbonizzazione delle proprie attività. Sul sito, infatti, gli obiettivi indicati sarebbero contraddetti dall’aumento di emissioni di gas serra indicati nei rapporti sulla sostenibilità di Shein del 2022 e del 2023.

I consumatori chiedono un risarcimento

L’apertura dell’istruttoria nei confronti di Shein ha portato a immediate e inevitabili reazioni da parte delle associazioni dei consumatori. Per Assoutenti, “se saranno confermati illeciti e irregolarità, Shein dovrà risarcire tutti i consumatori italiani che sono stati spinti a fare acquisti sulla base dei messaggi ingannevoli diffusi dalla società”.

A questo si aggiunge che l’associazione ha reso noto di essere pronta a presentare formale istanza per partecipare al procedimento istruttorio dell’Antitrust e anche sottolineato che “in tema di pubblicità ingannevole le sanzioni alle aziende non bastano più, servono indennizzi diretti ai cittadini coinvolti e danneggiati dalle pratiche scorrette”.

“Il consumatore che è stato indotto all’acquisto da messaggi ambientali falsi e fuorvianti – ha detto il presidente di Assoutenti Gabriele Melluso – ha diritto a ottenere il rimborso di quanto pagato, considerato che la sua scelta economica è stata influenzata da informazioni commerciali non veritiere”.

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