Prima è volata a Varsavia, dove ha rilasciato delle dichiarazioni insieme al premier polacco Mateusz Morawiecki e poi ha incontrato il Presidente della Polonia Andrzej Duda, definendo il Paese il “confine morale dell’Occidente“, in grado di assicurare un sostegno all’Ucraina “straordinario”. Poi il colloquio telefonico con il Presidente Usa Joe Biden, che ha chiamato Meloni appena rientrato in Polonia dopo la visita a sorpresa a Kiev. I due leader hanno discusso del loro stretto coordinamento in corso sul sostegno all’Ucraina, compresa l’assistenza in materia di sicurezza, economica e umanitaria. Infine, l’arrivo in Ucraina, a fianco del Presidente Volodymy Zelensky, con il quale ha tenuto una conferenza stampa al termine della cerimonia di firma della Dichiarazione congiunta Italia-Ucraina.
Cosa ha detto Giorgia Meloni nella conferenza stampa con Zelensky
Meloni si dice “particolarmente contenta di essere qui, ho fortemente voluto essere qui in una delle mie prime missioni bilaterali entro pochi mesi dall’avvio del nuovo governo”. Ha voluto farlo per ribadire il “pieno sostegno” dell’Italia all’Ucraina di fronte all’aggressione russa, per ribadire che l’Italia “non intende tentennare in questa vicenda e non lo farà”.
Meloni visita Bucha, poi Irpin, vede la devastazione e la sofferenza delle vittime della guerra. Quasi un anno ormai è passato dal quel 24 febbraio, giorno dell’invasione russa in Ucraina, che – dice la premier – “nella mente di chi la muoveva doveva durare lo spazio di qualche giorno, ma le cose non sono andate come ci si aspettava. E non sono andate come ci si aspettava perché evidentemente è stata sottovalutata l’eroica reazione di un popolo disposto a fare tutto ciò che va fatto per difendere la propria libertà, la propria sovranità, la propria identità”.
Temi cari alla destra italiana e europea, tanto che nel suo discorso Meloni ricorda la nascita dello Stato italiano, “perché c’era un tempo nel quale si diceva che l’Italia come nazione non esistesse e che l’Italia fosse semplicemente un’espressione geografica. Poi arrivò il Risorgimento italiano e l’Italia dimostrò di essere una nazione. È un po’ simile a quello che accade a voi oggi: che qualcuno riteneva che sarebbe stato facile piegare l’Ucraina, perché l’Ucraina non era una nazione, ma con la capacità che avete avuto di battervi, di resistere, voi avete dimostrato di essere una straordinaria nazione”.
Le nazioni – prosegue Meloni – si fondano soprattutto sulla dimensione dei sacrifici che si è disposti a compiere insieme, sulla dimensione dei sacrifici che si sono compiuti insieme. “Questo è un grande insegnamento che l’Ucraina dà oggi, è qualcosa che la storia di questo Paese ha già conosciuto, per esempio con il genocidio per carestia indotta provocato dal regime sovietico di Stalin, l’Holodomor, e io sono fiera di venire qui con una risoluzione approvata dalla Commissione affari esteri della Camera dei Deputati sul riconoscimento dell’Holodomor come genocidio, perché solo sulla verità e sulla giustizia si costruisce la pace tra i popoli”.
L’Ucraina guidata da Zelensky ha già vinto la sua battaglia per rivendicare la propria identità, puntualizza la premier. Ma il prezzo che il Paese sta pagando è altissimo. Uno scempio di fronte al quale “è impossibile girarsi dall’altra parte e sarebbe anche molto stupido farlo, non solo perché qui c’è un popolo aggredito, ma perché gli interessi ucraini coincidono con gli interessi dell’Europa”. Le sorti dell’Unione europea e delle democrazie occidentali passano anche per la vittoria dell’Ucraina di fronte a chi vuole calpestare il diritto internazionale con la forza.
L’Italia è in prima linea in questa battaglia. “Tutti vogliamo la pace, però bisogna intendersi su cosa pace sia, perché nessuna pace ingiusta per l’Ucraina può essere vera pace; nessuna pace che preveda una resa degli ucraini può essere vera pace, sarebbe banalmente un’invasione e un’invasione non è pace, è un’altra cosa; così come una vittoria della Russia non sarebbe pace ma sarebbe appunto un’invasione, e una sconfitta dell’Ucraina altro non rappresenterebbe che il preludio di una possibile invasione di altri Stati europei. Questo è quello che alcuni in Europa fingono di non capire. Io credo che le cose vadano chiamate con il loro nome” attacca Meloni.
Il paradosso di questo conflitto, oggi, è che a presentare un piano di pace in dieci punti alla comunità internazionale è il Paese aggredito. Meloni assicura che l’Italia sarà pronta a fornire ogni possibile assistenza quando ci dovessero essere le condizioni per avviare un qualsiasi negoziato, ma fino ad allora il nostro Paese offrirà all’Ucraina ogni genere di supporto: supporto militare – siamo arrivati al nostro sesto pacchetto di invio anche di strumenti militari – basato soprattutto su sistemi di difesa anti-aerea per difendere la popolazione civile (quanto costano i satelliti che l’Italia invierà all’Ucraina), per difendere le infrastrutture strategiche, supporto umanitario, finanziario, civile, nella ricostruzione.
Cosa sta facendo e cosa farà l’Italia per l’Ucraina
L’Italia lavora per la organizzazione di una conferenza sulla ricostruzione da tenersi in aprile, anticipa la premier. “C’è un know-how che le imprese italiane, che le eccellenze italiane possono offrire: lo metteremo tutto a disposizione perché l’Italia intende giocare un ruolo da protagonista nella ricostruzione, da oggi, di questo Paese”.
Ma oltre a quello pratico, c’è il sostegno politico. L’Italia riconosce le legittime aspirazioni europee dell’Ucraina che si batte per difendere valori europei di democrazia, di libertà, che è un avamposto della sicurezza nel continente europeo. Motivo per cui il nostro Paese ha avuto un ruolo decisivo nel sostenere l’attribuzione per l’Ucraina dello status di Paese candidato all’Unione europea.
Così come su un piano considerato secondario, eppure così fondamentale, cioè la cooperazione culturale, della tutela del patrimonio culturale, del patrimonio artistico. “Su questo l’Italia, che obiettivamente ha un’esperienza senza uguali essendo la nazione con il più ricco patrimonio artistico del pianeta, sappiamo che può fare la differenza. Stiamo già collaborando nella difesa dell’identità culturale dell’Ucraina”. Meloni chiude il suo intervento augurando a Kiev di vivere lo stesso miracolo che fu dell’Italia del Dopoguerra: un “miracolo ucraino” all’insegna della libertà.
Meloni vera leader europea, pesa solo il retaggio fascista
Meloni esce dall’incontro con Zelensky e dai suoi impegni istituzionali in giro per l’Europa come una vera leader. Secondo il New York Times, “la leader italiana di estrema destra irrita l’Europa giocando bene, soprattutto”. Secondo il Sunday Times, Meloni è oggi la leader più popolare dell’UE e l’Economist ha ammesso che “pochi governi si avvicinano alla fine dei loro primi 100 giorni in così buona forma come la coalizione di destra di Meloni”.
Tanto che è stata premiata pure alle elezioni regionali di qualche settimana fa con numeri sorprendenti, dove Fratelli d’Italia ha rafforzato la sua egemonia nella coalizione di maggioranza, stracciando Berlusconi e pure il “povero” Salvini.
L’eredità fascista, xenofoba e omofoba, la presenza nel partito di loschi figuri dal passato discutibile e dalle convinzioni altrettanto dubbie (le spese pazze della dimissionaria Augusta Montaruli sono solo una delle tante “défaillance”), pesano sempre con un macigno, ma Meloni dimostra pragmatismo, moderazione: una realpolitik che, sul fronte politico, le restituisce un’immagine di vero capo in carica, e, su quello economico, le ha fatto scegliere la strada della ragionevolezza (il “modello Draghi”, si potrebbe dire).
C’è solo il logorato Silvio Berlusconi a intralciare i suoi piani da donna leader stimata in tutto il mondo, dopo il nuovo attacco a Zelensky e l’ormai celebre lettera “dolcissima” ricevuta dall’amico Putin assieme a un bel po’ di casse di vodka. “Lo fa per indebolirmi” avrebbe detto Meloni del capo di Forza Italia, anche considerati i precedenti (ecco cosa aveva detto Berlusconi a Zelensky). Persino il ministro degli Esteri Antonio Tajani, forzista e fedelissimo dell’ex Cav, è stato costretto ad affermare che il loro partito ha sempre sostenuto l’indipendenza dell’Ucraina, insieme all’Europa, alla Nato e all’Occidente.
Il futuro della guerra: chi sta vincendo e cosa accadrà
La partita ucraina è, di fatto, una partita mondiale. Il viaggio del presidente Usa Biden per celebrare l’anniversario della guerra rivela sottotraccia una sfida ancora più potente: una nuova era di scontri tra Stati Uniti e i rivali nucleari Russia e Cina. Putin, provato anche da una probabile malattia che lo debilita e gli toglie lucidità, continua a inquadrare la sua guerra come una più ampia battaglia esistenziale contro l’Occidente. Dopo che Biden ha promesso che gli Stati Uniti saranno con l’Ucraina per tutto il tempo necessario, Putin nel suo ultimo discorso ha detto che il conflitto potrebbe durare ancora anni.
Gli Usa e la sua capacità militare potrebbero risentire del progressivo esaurimento delle scorte di armi, via via che vengono inviate in Ucraina, e di una contrazione della spesa per la difesa voluta da Biden. E questo non è per nulla un buon segno per l’Occidente.
A muoversi con estremo interesse per gli analisi, oggi, è la Cina, che, dopo lo scontro sui palloni spia, ha inviato a Mosca il suo più esperto diplomatico, Wang Yi, per colloqui ad alto livello. Mosca, ex avversaria della Guerra Fredda guidata da Putin, e Pechino, nuova superpotenza rivale manovrata da Xi Jinping, stanno apertamente sfidando il diritto internazionale e rifiutando le norme che hanno sostenuto il sistema internazionale per decenni.
A che punto è, un anno dopo, la guerra? Secondo alcuni, Putin avrebbe lanciato una nuova significativa offensiva nel nuovo anno, con tanto di attacco corazzato su larga scala, ma ad oggi le probabilità di una simile azione appaiono scarse. Anche le recenti affermazioni, fornite ai funzionari della Nato, secondo cui Mosca stava accumulando aerei, sono state ampiamente smentite. Alcune stime suggeriscono che più di 300mila truppe russe siano presenti in questo momento in Ucraina, ma non ci sono prove di centinaia di carri armati.
Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha indicato l’aumento degli sforzi russi nell’est come prova dell’inizio di una “nuova offensiva” (qui il piano Nato per l’Ucraina), ma altri lo vedono come una continuazione degli sforzi che vanno avanti da mesi. I bombardamenti russi sono meno intensi che in estate intorno a Sievierodonetsk, quando Mosca sparava 60mila proiettili al giorno. Gli ucraini oggi sono più forti e hanno acquisito sistemi migliori, mentre i russi si sono indeboliti: hanno più soldati ma il loro equipaggiamento è peggiore, i loro soldati sono meno addestrati di prima e le loro scorte di munizioni stanno diminuendo.
Putin lancia nuova minaccia: Russia pronta a sganciare la bomba atomica?
Ciò che preoccupa sempre di più è la continua minaccia del nucleare, che piomba sulle nostre teste come una mannaia. Il 21 febbraio Putin ha lanciato un nuovo avvertimento all’Occidente, sospendendo uno storico trattato sul controllo degli armamenti nucleari, annunciando che i nuovi sistemi strategici sono stati messi in servizio di combattimento e minacciando di riprendere i test nucleari.
Mosca ha sospeso la partecipazione al nuovo trattato START, l’ultimo importante trattato sul controllo degli armamenti con Washington. Firmato dall’allora Presidente Barack Obama e dal suo omologo russo Dmitry Medvedev nel 2010, il trattato limitava il numero di testate nucleari strategiche che i Paesi possono schierare. In scadenza nel 2026, consentiva a ciascun Paese di controllare fisicamente l’arsenale nucleare dell’altro, sebbene le tensioni sull’Ucraina avessero già interrotto le ispezioni.
Putin pensa a una nuova economia per la Russia: il piano
Putin dichiara pomposamente che la Russia ha raggiunto i suoi obiettivi, accusando l’Occidente di tentare di distruggerla. “Le élite dell’Occidente non nascondono il loro scopo. Ma non possono non rendersi conto che è impossibile sconfiggere la Russia sul campo di battaglia”, ha detto. Aggiunge che gli Usa stanno trasformando la guerra in un conflitto globale e che alcuni a Washington stanno pensando di rompere la moratoria sui test nucleari, quando invece è lui a muoversi in questa direzione.
“Se gli Stati Uniti condurranno test, allora useremo l’atomica” attacca. “Nessuno dovrebbe avere pericolose illusioni che la parità strategica globale possa essere distrutta”, ha detto Putin. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha definito la mossa di Putin “profondamente sfortunata e irresponsabile”. Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha affermato che ha reso il mondo un posto più pericoloso e ha esortato Putin a riconsiderare la situazione.
il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev ha detto che la Russia “sarà fatta a pezzi se interromperà l’operazione speciale senza vincere. Se gli Stati Uniti smettono di fornire armi al regime di Kiev, la guerra finirà. Se gli Stati Uniti vogliono la sconfitta della Russia, allora abbiamo il diritto di difenderci con qualsiasi arma, compreso il nucleare: è ovvio a tutte le forze ragionevoli che se gli Stati Uniti vogliono la sconfitta della Russia, allora siamo sull’orlo di un conflitto globale“.