Conflitto di interessi sì o no? Malgrado le puntuali smentite, il ministro della Difesa Guido Crosetto è al centro delle polemiche per la sua attività professionale trascorsa nel settore della sicurezza e degli armamenti. Le voci sono state talmente insistenti da costringerlo ad agire legalmente per tutelare la sua immagine.
“Sono certo che le condanne in sede civile e penale siano l’unico metodo che direttori, editori e giornalisti possano intendere di fronte alla diffamazione”, ha scritto su Twitter il cofondatore di Fratelli d’Italia e braccio destro di Giorgia Meloni.
Guido Crosetto, dall’Aiad al Governo
Crosetto nel corso della sua carriera ha maturato importanti esperienze nella Difesa, quasi sempre dalla parte di aziende il cui principale cliente è lo Stato italiano. Nel 2001 è stato eletto per la prima volta alla Camera tra le fila di Forza Italia. Poi nel 2012, a seguito della spaccatura della destra di Silvio Berlusconi, è stato tra i fondatori di Fratelli d’Italia.
Nel 2014 ha lasciato la politica per assumere la presidenza della Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad). Si tratta di un’associazione di Confindustria che raccoglie circa 200 aziende, la cui maggior parte risulta strategica nella produzione di sistemi satellitari e di armi. Alle attività Aiad sono legati contratti da svariati miliardi di euro.
Nel 2018 Crosetto con Fratelli d’Italia è stato eletto deputato per la quarta volta nella sua storia politica. Successivamente, per condizione di incompatibilità, ha poi presentato le dimissioni per occuparsi nuovamente a tempo pieno della presidenza Aiad e per fare l’imprenditore.
Nel 2020 è stato nominato presidente di Orizzonte sistemi navali spa, una joint venture di Fincantieri e Leonardo. Dopo essere stato nominato ministro della Difesa del Governo Meloni, Crosetto ha deciso di lasciare qualsiasi carica e liquidare tutte le sue aziende.
Le dimissioni e la liquidazione delle società
“Per tutti quelli che (non per amore) me lo stanno chiedendo, rispondo. Mi sono già dimesso da amministratore di ogni società privata (non ne ricopro di pubbliche) che (legittimamente) occupavo. Liquiderò ogni mia società (tutte legittime). Rinuncio al 90% del mio attuale reddito”.
Il neo ministro della Difesa ha spiegato che “di fronte a una chiamata ad un ruolo importante in un momento molto difficile” ha deciso di mettere da parte tutti gli interessi suoi e della famiglia, “rinunciando a cose costruite in decenni”.
Ma il tentativo di troncare sul nascere le polemiche non è servito. In tanti, tra cui anche Greenpeace, lo accusano di essere tutt’ora in grave conflitto di interessi per il suo passato da “lobbista dell’industria bellica” e per le amicizie maturate nel tempo all’interno del settore. Eppure in realtà, ad attestare che Crosetto ricoprirà senza alcuna incompatibilità il suo ruolo di ministro è la legge.
La nota ufficiale del ministero della Difesa
Dopo lo scoppio delle polemiche è intervenuto con un comunicato lo stesso ministero della Difesa per chiarire la situazione e ribadire una volta per tutte cosa prevede la normativa. “In merito all’ipotizzato conflitto di interessi fra l’incarico del ministro Crosetto e le sue precedenti funzioni di presidente dell’Aiad – si legge nella nota – il ministero della Difesa sottolinea che, a mente degli articoli 2 e 3 della legge n. 215 del 2004 e delle funzioni di indirizzo politico-amministrativo attribuite al ministro dagli articoli 4 e 14 del decreto legislativo n. 165 del 2001 e dal 10 al 13 del codice dell’ordinamento militare, non si ravvisa sul piano tecnico-giuridico alcuna ipotesi di conflitto di interessi o di incompatibilità”.
Nello stesso comunicato è stato anche precisato che “per espressa previsione di legge, anche eventuali situazioni di conflitto antecedenti all’assunzione della carica non assumono alcun rilievo in quanto cessate all’atto dell’assunzione della carica stessa“. “Nessuno status di incompatibilità o di conflitto di interessi – viene quindi evidenziato da Palazzo Barachini – è giuridicamente ipotizzabile nel momento in cui il ministro non ha più cariche, proprietà aziendali o patrimoni personali che in qualsiasi modo possano entrare in rapporto con le attività di ministero della Difesa”.