Ups, inchiesta su frode fiscale e caporalato: pronta a versare 86 milioni di euro al Fisco

Ups è stata indagata per l'utilizzo dei cosiddetti "serbatoi di manodopera". La somma proposta per chiudere la controversia è pari a quanto sequestrato dalla procura di Milano a fine 2023

Pubblicato: 27 Maggio 2024 18:43

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Ups Italia è pronta a versare all’Agenzia delle Entrate una cifra che si aggira attorno agli 86 milioni di euro per chiudere l’indagine che a fine 2023 l’ha vista coinvolta in un presunto caso di frode fiscale e caporalato. Si tratta, praticamente, della stessa cifra che a suo tempo venne sequestrata dalla magistratura a scopo cautelare. Per la risoluzione della controversia fra il colosso mondiale della logistica e le autorità italiane si attende solo l’ok della procura di Milano, titolare dell’inchiesta.

Ups versa 86 milioni al Fisco italiano

Il caso che ha coinvolto Ups è una delle tante inchieste milanesi che puntano a fare chiarezza sui cosiddetti “serbatoi di manodopera” con relative frodi fiscali.

A dicembre il Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano aveva sequestrato, nell’ambito dell’indagine dei pm Paolo Storari e Giovanna Cavalleri, 86 milioni e 460 mila euro. I pm ritenevano che si trattasse di una presunta evasione sull’Iva messa in atto dal 2017 e il 2022.

La Procura ritiene che la frode fiscale sarebbe stata messa in atto attraverso false fatture emesse per operazioni mai avvenute e per falsi contratti di appalto per manodopera soggetti a Iva. I pm hanno puntato i loro fari su una serie di società cuscinetto che si sarebbero avvalse di cooperative e consorzi per fare da filtro.

Ups, qualora dovesse arrivare l’ok della procura di Milano, uscirà dal procedimento amministrativo-tributario versando 86 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate.

Lavoratori teleguidati

L’inchiesta vedeva indagati la società e tre manager. Dagli accertamenti sarebbe emerso che Ups avrebbe teleguidato alcuni lavoratori tramite appositi software “impostati al fine di massimizzare la produttività”.

Altri casi recenti

Ma il caso Ups è solo uno dei tanti: altre inchieste simili a Milano hanno coinvolto colossi dei trasporti e della grande distribuzione, come Gs del Gruppo Carrefour ed Esselunga. Alla prima vennero sequestrati, a scopo preventivo, 67,4 milioni di euro. A Gs si contestano infrazioni avvenute tra aprile 2019 e marzo 2023. Esselunga si vide sequestrare 47,7 milioni. L’indagine che vede coinvolta Esselunga riguarda gli anni fiscali 2016, 2017, 2018, 2019, 2020 e 2021 e “fatture inesistenti per un oltre 221 milioni di euro, più Iva superiore a 47 milioni di euro”.

Il leitmotiv è sempre il medesimo: presunti casi di “serbatoi di manodopera”. A tutte le indagini lavora il pm Paolo Storari.

Licenziamenti in Ups

Il pesante accordo transattivo con il quale Ups potrebbe uscire dall’inchiesta italiana è la seconda tegola del 2024 per la multinazionale dei trasporti. A fine gennaio Ups annunciò un massiccio piano di licenziamenti volto a tagliare l’organico di 12.000 posizioni entro l’anno. I vertici aziendali giustificarono la scelta parlando di una diminuzione dei ricavi derivante dalla riduzione delle spedizioni sia nazionali che internazionali. Ma sulla scelta pesa anche l’arrivo dell’intelligenza artificiale in azienda. La società al momento conta circa 495.000 dipendenti, la maggior parte dei quali negli Stati Uniti.

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