Esplosione all’Eni di Calenzano, il deposito era già nell’elenco di quelli “a rischio”

Nel deposito Eni di Calenzano si è verificata una grave esplosione che ha causato morti e feriti. Cosa sappiamo

Pubblicato: 9 Dicembre 2024 11:45Aggiornato: 10 dicembre 2024 13:27

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Redazione

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Nella mattinata di ieri 9 dicembre si è verificata una grave esplosione nel deposito Eni a Calenzano, vicino a Firenze. Il bilancio delle vittime è di 5 morti e 26 feriti. Mercoledì 11 dicembre è stata proclamata giornata di lutto regionale in Toscana. Dalla struttura in fiamme si è alzata una colonna di fumo nero che è rimasta visibile in buona parte dell’hinterland fiorentino. A bruciare è stato principalmente il carburante stoccato nel deposito: benzina, gasolio e kerosene.

L’incidente all’Eni di Calenzano

Alle 10:20 di lunedì 9 dicembre si è verificata una forte esplosione nel deposito di carburante Eni di Calenzano, comune a nord di Firenze, tra Prato e Sesto Fiorentino. Ancora da chiarire la dinamica: secondo quanto appreso, l’esplosione sarebbe partita dalla zona di rifornimento delle autobotti e avrebbe coinvolto non solo la struttura dell’impianto ma anche le pensiline e alcuni mezzi. Tutto sarebbe stato innescato dall’esplosione di un’autocisterna durante una manovra di carico.

Sono stati ritrovati intanto tutti e 3 i dispersi, che fanno così salire le vittime a 5. I feriti sono 26.

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Il governatore della Regione Toscana Eugenio Giani, ai microfoni di Radio24, ha raccontato che gli autisti che stavano per approssimarsi alla pensilina per il carico gli hanno raccontato che quanto avvenuto è successo “per il difetto di modalità di carico di una delle autocisterne. Cosa ha determinato questo è da vedersi. Noi abbiamo avuto questo disastro terribile ma nessuna delle torri di deposito del carburante è stata toccata, perché sennò non so cosa sarebbe potuto succedere” ha commentato il governatore.

L’ospedale di Careggi, a una decina di chilometri a nord dal luogo dell’esplosione, ieri ha sospeso le regolari attività. Oltre 300 telefonate sono arrivate ieri alla Protezione civile.

Ripercussioni immediate ci sono state anche sul traffico autostradale. La A1 è stata chiusa in entrambe le direzioni all’altezza del casello di Calenzano. Ci sono ancora ripercussioni sulla linea ad alta velocità Frecciarossa e Italo Firenze-Bologna e su quella regionale di Trenitalia Firenze-Prato-Livorno.

I pericoli del deposito

Inizialmente, subito dopo l’esplosione del deposito Eni di Calenzano, era circolata la notizia che l’incidente si fosse verificato in una raffineria, quindi un impianto che trasforma il petrolio in carburante o in altri prodotti derivati. Le raffinerie italiane di Eni sono però tre e si trovano a Sannazzaro, Livorno e Taranto, oltre a quella di Milazzo, partecipata al 50%. Quello di Calenzano è un deposito di carburante, al quale si riforniscono le autobotti che poi trasportano il prodotto ai distributori. Si tratta di un polo logistico quindi, dove non vengono svolte attività chimiche.

Tuttavia, in un rapporto del comune di Calenzano risalente al 2022, si sottolineava la pericolosità del posizionamento dell’impianto, vicino a due delle arterie di comunicazione più importanti d’Italia – l’alta velocità ferroviaria e l’autostrada A1 – e posto in un’area densamente popolata. Nello stesso rapporto si elencavano i prodotti stoccati nell’impianto: gasolio, benzina e petrolio (sotto forma di kerosene).

L’impianto di Calenzano è nell’elenco degli impianti a rischio industriale rilevante. Come ha spiegato il dirigente di Ispra Fabio Ferranti in una intervista a Repubblica, in Italia ce ne sono 975 e sono sottoposti a controlli stringenti. Sono previsti dalla direttiva europea Seveso, emanata dopo il tristemente famoso incidente in Lombardia del 1976.

“A Calenzano, secondo il gestore, c’erano oltre 152mila tonnellate di olii minerali, 132 delle quali di gasolio. L’ultima verifica esterna registrata nel sistema Ispra risale al 2017. Potrebbero essercene state altre da parte dei Vigili del fuoco: le ispezioni dovrebbero svolgersi ogni 3 anni. Il fumo nero indica la presenza di sostanze non bruciate del tutto. È più nocivo rispetto al fumo bianco, in cui tutto il materiale viene consumato. Contiene residui di idrocarburi e monossido di carbonio. Ma l’emergenza è durata poco: le fiamme sono state spente in breve tempo, in zona c’era molto vento e a bruciare sono stati idrocarburi raffinati”.

Ci sono rischi per la salute?

Dopo l’incendio si è diffusa anche una grande nube in tutta l’area, ma non ci sarebbero pericoli per la salute. L’allarme inquinamento è cessato.

Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale, ha detto a Corriere Fiorentino che “una volta che l’incendio è stato spento, i pericoli sono legati alla ricaduta dei fumi a terra ed è fondamentale monitorare l’eventuale presenza di sostanze inquinanti come furani e diossine, che persistono a lungo nell’ambiente. Pensiamo alla Terra dei Fuochi dove, a distanza di decenni, le diossine sono ancora presenti nel latte materno. Naturalmente la situazione di Calenzano è completamente diversa”.

Necessario quindi “evitare di mangiare frutti o ortaggi raccolti nell’area dell’esplosione” finché non sono terminati i controlli di sicurezza. L’esperto consiglia anche di lavare i pavimenti di balconi e terrazzi e, laddove siano stati esposti ai fumi, anche i vestiti.

11 dicembre giornata di lutto regionale e sciopero

Mercoledì 11 dicembre intanto è stata proclamata giornata di lutto regionale per le vittime dell’esplosione. Le bandiere degli edifici della Regione Toscana a Firenze saranno esposte a mezz’asta per l’intera giornata e verranno listate a lutto.

Fronte laovo, Cgil Firenze, Cisl Firenze Prato e Uil di Firenze hanno proclamato uno sciopero generale provinciale di 4 ore a fine turno, con manifestazione dalle 14:30 alle 16:30, a Calenzano. Così i sindacati che esprimono “dolore per la tragedia, cordoglio perle vittime, vicinanza ai feriti e ai familiari, gratitudine verso i soccorritori, oltre a tanta rabbia” per “l’ennesima tragedia sul lavoro con dimensioni e risvolti ancora da capire su vari fronti”. Quanto successo “è inaccettabile, attendiamo il lavoro degli inquirenti per fare luce”. Senza sicurezza non c’è lavoro, non c’è dignità, non c’è vita”.

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