Il provvedimento emesso dalla procura di Torino per il sequestro di 75 milioni di euro non è stato proprio il classico “fulmine a ciel sereno” per i fratelli Elkann. Tutt’altro. Il caso giudiziario che vede protagonisti John, Lapo e Ginevra schierati contro la madre Margherita Agnelli va avanti ormai da diversi anni. Volendo essere precisi, tutto è iniziato 17 anni fa: era il 2007 quando la figlia di Marella Caracciolo e Gianni Agnelli decise per la prima volta di contestare le volontà che i genitori avevano inserito nel lascito testamentario a favore dei nipoti. Da allora, la diatriba tutta interna alla nobile famiglia piemontese procede a suon di carte bollate, esposti e diffide, nonostante il sostanziale silenzio delle parti in causa (soprattutto di Margherita, mai intervenuta pubblicamente sulla vicenda).
È indubbio però che la serata di venerdì scorso (20 settembre 2024) abbia il sapore di un vero e proprio spartiacque per la vicenda. Se non altro perché – cosa mai successa prima d’ora – la decisione dei giudici di Torino di intervenire direttamente sul patrimonio familiare dei fratelli Elkann (sequestrando una somma di denaro molto alta, seppur in modalità preventiva) espone a rischi mai visti prima anche la società Dicembre, autentica cassaforte di John, Lapo e Ginevra. Uno scrigno ricchissimo dove trovano posto – tra le altre – anche le multinazionali Exor, Stellantis e Juventus.
Come si è arrivati al sequestro di 75 milioni
“Il re è nudo”, direbbero coloro che parteggiano per Margherita Agnelli, impegnata a dimostrare ai magistrati italiani ed elvetici il presunto disegno criminoso messo in atto dai figli. A suo parere, i tre fratelli avuti appena più che ventenne dal suo primo marito Alain Elkann avrebbero tentato di ingannare il Fisco italiano, dichiarando in Svizzera la residenza della nonna Marella nel periodo compreso tra l’inizio del 2016 e il 23 febbraio 2019 (data del suo decesso). Anni in cui, invece, secondo i legali di Margherita (capitanati dall’avvocato Dario Trevisan, vero king maker della strategia accusatoria), la vedova dell’Avvocato avrebbe risieduto stabilmente a Torino per ricevere le cure necessarie a combattere i problemi fisici e cognitivi legati all’avanzare dell’età. Nella sua villa in Svizzera, invece, avrebbe fatto ritorno solo poche settimane l’anno, in estate, per difendersi dal clima torrido del capoluogo piemontese.
Non è un caso, dunque, che la procura di Torino contesti a John, Lapo e Ginevra i reati di dichiarazione fraudolenta e truffa ai danni dello Stato. Nel mirino del procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dei pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti ci sarebbero i pagamenti dell’Irpef relativi agli anni compresi tra il 2015 e il 2019 (pari a circa 43 milioni di euro), una rendita vitalizia di Marella Caracciolo da 29 milioni di euro e un quantitativo molto elevato di redditi di capitale derivanti da attività finanziarie detenute da un trust con sede alle Bahamas (si parla di oltre 116 milioni di euro). Il tutto, scrivono i giudici, con l’intento di “sottrarre l’ingente patrimonio alle leggi fiscali italiane”.
Il tutto sarebbe avvenuto con la complicità degli altri due personaggi coinvolti nel provvedimento di sequestro a carico degli Elkann. Parliamo di Gianluca Ferrero – commercialista fidato di famiglia, nonché attuale presidente in carica della Juventus – e di Urs Robert Von Gruenigen, notaio che da sempre lavora con i tre fratelli per le questioni burocratiche e amministrative. In particolare, secondo gli inquirenti ci sarebbe un’azione specifica compiuta dai co-indagati, ossia aver inserito informazioni false nelle diverse copie del testamento di Marella circolate in questi anni, al fine di dimostrarne la sua residenza in Svizzera. Circostanza confermata da un memorandum di Ferrero ritrovato durante le indagini in cui il commercialista indicava agli Elkann tutti gli accorgimenti necessari per rafforzare questa tesi.
Il rancore dei fratelli Elkann e il sequestro sulla società Dicembre
Visto che comunque parliamo di componenti della stessa famiglia – addirittura una madre e i suoi stessi figli – e di un potere economico e imprenditoriale con pochi eguali in Italia e in Europa, verrebbe da pensare che le parti coinvolte nella diatriba siano al lavoro per incanalare la questione sui binari del buonsenso, andando alla ricerca di un accordo. E invece tutto lascia pensare che non sia così, come confermato in una recente intervista rilasciata al quotidiano Avvenire dallo stesso John Elkann (che della società Dicembre detiene il 60%, oltre ad esserne il gestore principale, mentre Lapo è Ginevra controllano il 20% ciascuno). Il rancore accumulato dai tre fratelli nei confronti della madre risale ai tempi dell’infanzia, quando lei decise di risposarsi con il conte russo Serge de Pahlen, a cui poi diede altri cinque figli.
Parliamo del periodo vissuto dagli Elkann in Brasile, a Rio De Janeiro, quando Margherita decise di separarsi dal marito (era l’anno 1981) nonostante la tenerissima età dei loro figli: John aveva appena 4 anni, Lapo tre e Ginevra appena uno. E poi il repentino passaggio alla relazione con de Pahlen, la nascita dei successivi cinque figli, la conversione religiosa di Margherita al cristianesimo ortodosso e la decisione di imporre la frequentazione dei luoghi di culto anche ai fratelli Elkann, con conseguente preoccupazione di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo per l’infelicità dei primi tre nipoti.
Secondo diverse ricostruzioni, sarebbero loro stessi a incoraggiare Margherita Agnelli a non aprire alcun spiraglio di dialogo con i fratelli Elkann. Questo perché, a loro parere, proprio nella società Dicembre si celerebbe una parte nascosta dell’eredità di Marella Caracciolo. Di questo passo – ipotizzano i figli del conte russo, quattro dei quali starebbero consigliando la mamma in prima persona, supportandola nel confronto con gli avvocati – l’intero controllo di John, Lapo e Ginevra sull’impero andrebbe via via sgretolandosi sotto i colpi della magistratura. Che infatti deve ancora esprimersi sulla stragrande maggioranza dei procedimenti, sia quello penale che quello civile. In sostanza, siamo di fronte al primo punto di svolta di un racconto che, per i fratelli Elkann, rischia di proseguire in modo davvero molto doloroso.