Aumenti sulle sigarette, fino a 3 euro in più in Italia per le accise Ue

La nuova direttiva europea sulle accise potrebbe far alzare il prezzo delle sigarette in Italia di 3 euro a pacchetto, i tabaccai insorgono

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web dal 2005, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

In Italia si attende l’ennesimo aumento delle accise sul tabacco previsto dalla Manovra, 60 centesimi in tre anni a partire dal 2026. Nel mentre a Bruxelles la Commissione europea prepara una riforma complessiva della tassazione su sigarette, trinciato, e-cig e altri prodotti a base di nicotina. La consultazione pubblica si è da poco conclusa e apre la strada alla nuova direttiva che punta a uniformare le imposte in tutti gli Stati membri.

L’obiettivo è duplice:

Per l’Italia, dove un pacchetto di sigarette costa oggi tra i 5 e i 6 euro, l’allineamento alle soglie più alte potrebbe tradursi in un rincaro fino a 3 euro a confezione. Comunque lontano dai livelli di Irlanda e Norvegia, dove l’aumento potrebbe raggiungere i 13 euro.

Perché l’Europa alza il prezzo delle sigarette

La riforma rientra nella revisione della Direttiva 2011/64/Ue, che da oltre un decennio regola la struttura e le aliquote minime delle accise sui prodotti del tabacco.

L’iniziativa è coordinata dalla Direzione generale per la fiscalità e l’unione doganale della Commissione, e si interseca con il più ampio Europe’s Beating Cancer Plan, che mira a ridurre drasticamente l’incidenza del fumo entro il 2040.

Già nel 2020 la Commissione aveva pubblicato un’analisi di valutazione della direttiva esistente, rilevando diversi limiti, tra cui:

A partire dal 2021, la Commissione ha raccolto pareri da governi, associazioni di categoria, organizzazioni sanitarie e cittadini. La consultazione, appena conclusa, servirà a definire le opzioni legislative più efficaci, tra cui l’innalzamento delle accise minime, l’armonizzazione della tassazione e nuovi sistemi di monitoraggio dei flussi di tabacco grezzo.

Il testo legislativo vero e proprio sarà presentato nei prossimi mesi e dovrà essere approvato dal Consiglio dell’Unione europea e dal Parlamento europeo. La Commissione prevede anche di dotarsi di una delega per aggiornare periodicamente le accise in base all’inflazione e al potere d’acquisto dei singoli Paesi.

La stretta europea al tabacco si fonda dunque su quattro assi principali:

Tabaccai italiani contro l’aumento delle accise

La Federazione Italiana Tabaccai, che rappresenta oltre l’80% delle tabaccherie del nostro Paese, guarda con preoccupazione alla bozza della nuova direttiva. Secondo la Fit, l’aggiornamento della direttiva

non rispetta pienamente i principi di sussidiarietà e proporzionalità.

A essere criticati sono soprattutto gli incrementi delle accise e la delega illimitata alla Commissione europea per aggiornare le aliquote ogni tre anni. Nel mirino della Federazione anche l’equiparazione fiscale tra prodotti tradizionali e quelli senza combustione, in contrasto con la normativa italiana.

Non piace ai tabaccai anche l’ipotesi del prelievo diretto del 15% dei gettiti nazionali derivanti dalle accise armonizzate sul tabacco, che potrebbe minare la stabilità dei bilanci pubblici.

La posizione della Fit è quella di un approccio equilibrato, con incrementi graduali e una fiscalità agevolata per i prodotti di nuova generazione (presumibilmente meno dannosi). Solo così, viene spiegato approfonditamente sul sito ufficiale, sarà possibile tutelare gli oltre 200mila lavoratori italiani impegnati nell’industria e nella distribuzione del tabacco.

In attesa di sapere quanto e come influirà la prossima direttiva Ue sulle accise del tabacco, intanto dal prossimo anno arrivano i nuovi aumenti per le sigarette previsti dalla Manovra.

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