L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha avviato un’istruttoria nei confronti di Philip Morris Italia per una possibile pratica commerciale scorretta legata alla promozione dei cosiddetti prodotti innovativi “senza fumo”. L’indagine, annunciata dall’Antitrust guidata da Roberto Rustichelli, riguarda il linguaggio utilizzato nelle campagne pubblicitarie dell’azienda e, in particolare, l’uso di espressioni come “senza fumo”, “un futuro senza fumo” o “prodotti senza fumo”. Secondo l’Autorità, tali messaggi potrebbero indurre in errore i consumatori, facendo credere che i dispositivi a tabacco riscaldato siano privi di rischi o significativamente meno dannosi rispetto alle sigarette tradizionali. La comunicazione, pur evidenziando l’assenza di combustione, rischia di trasmettere un’informazione incompleta, poiché anche questi prodotti possono avere effetti negativi sulla salute e generare dipendenza.
Le verifiche della Guardia di Finanza
Per approfondire le verifiche, i funzionari dell’Antitrust, insieme al Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, hanno effettuato ispezioni presso le sedi di Philip Morris Italia S.p.A. e Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna S.p.A.. Le attività di controllo, svolte il 14 ottobre, hanno avuto l’obiettivo di acquisire documentazione utile a chiarire la correttezza dei messaggi pubblicitari e la loro coerenza con la normativa vigente. L’intervento dell’Autorità arriva in un momento in cui il mercato del tabacco sta vivendo una trasformazione significativa. Le aziende del settore, e in particolare Philip Morris, stanno puntando su prodotti alternativi alle sigarette tradizionali, promuovendoli come strumenti per ridurre i danni derivanti dal fumo. La comunicazione di questi dispositivi è sotto esame per verificare se rispetta i principi di trasparenza e veridicità richiesti per la tutela dei consumatori.
Il mercato e la strategia di Philip Morris
Negli ultimi anni Philip Morris ha costruito gran parte della propria strategia industriale e comunicativa intorno al concetto di “futuro senza fumo”. L’azienda ha investito ingenti risorse nello sviluppo di dispositivi a tabacco riscaldato e di prodotti a base di nicotina, presentandoli come una possibile evoluzione del consumo tradizionale. L’Antitrust vuole accertare se tale impostazione comunicativa, che rappresenta un pilastro del marchio a livello globale, rispetti le regole di correttezza e trasparenza della comunicazione commerciale. Il tema è particolarmente delicato, poiché riguarda un ambito che incide direttamente sulla salute pubblica e sulla percezione del rischio da parte dei consumatori.
La replica dell’azienda
In una nota diffusa dopo l’avvio dell’indagine, Philip Morris Italia ha dichiarato di ritenere di aver sempre agito nel pieno rispetto della normativa italiana ed europea. L’azienda ha precisato che la propria comunicazione si basa su dati “fattuali, veritieri e coerenti con la disciplina vigente”, sottolineando che l’espressione “senza fumo” fa riferimento all’assenza di combustione. Philip Morris richiama infatti il decreto legislativo 6/2016, che recepisce in Italia la direttiva europea 2014/40/UE e definisce il “prodotto del tabacco non da fumo” come un prodotto che non comporta un processo di combustione. Secondo l’azienda, questa distinzione è coerente con l’obiettivo di promuovere una transizione verso un “futuro senza fumo”, che rappresenta da oltre dieci anni la missione principale del gruppo a livello internazionale. La società ha inoltre ricordato che in Italia collabora con una filiera integrata del Made in Italy che coinvolge circa 44.000 persone, tra agricoltori, fornitori e addetti alla produzione ed è pronta a con l’Antitrust per chiarire ogni aspetto del procedimento.