Amazon, frode fiscale secondo la procura di Milano: maxi-sequestro da 121 milioni

False fatture ed evasione dell'Iva: sarebbero questi gli strumenti utilizzati da Amazon Italia Transport S.r.l per operare una colossale frode fiscale

Pubblicato: 23 Luglio 2024 14:22

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Frode fiscale: Amazon finisce nel mirino della procura di Milano e della guardia di finanza. L’inchiesta dei pm Paolo Storari e Valentina Mondovì ha portato a un sequestro preventivo d’urgenza di circa 121 milioni di euro.

Per la procura si tratta di un filone consolidato: gli stessi pubblici ministeri hanno già aperto altre indagini su diversi noti brand per i cosiddetti “serbatoi di manodopera”.

Serbatoi di manodopera, cosa significa

Sotto la locuzione di “serbatoi di manodopera” si indicano i presunti sistemi tramite i quali grandi aziende riescono a garantire “tariffe altamente competitive” sul mercato “appaltando” per i loro servizi di logistica la manodopera a cooperative, consorzi e società filtro” in modo irregolare, con annesso “sfruttamento del lavoro“.

Il sistema sarebbe noto e collaudato: indagini simili, negli anni, hanno colpito noti marchi come Dhl, Gls, Uber, Lidl, Brt e Geodis, Esselunga, Securitalia, Ups, Gs del gruppo Carrefour e Gxo. Le varie inchieste hanno messo in luce situazioni-fotocopia in cui i lavoratori, si presume, venivano “sfruttati” e costretti a passare come in una “transumanza” da una società all’altra, passando per società “filtro” o consorzi e poi lasciati spesso senza contributi previdenziali e assistenziali.

Gli strumenti che avrebbero reso possibile tale schema, nei vari filoni di indagine, sarebbero una serie di false fatture e l’evasione dell’Iva. Il sistema avrebbe interessato il settore della logistica, del facchinaggio e della vigilanza privata.

Nel mirino Amazon Italia Transport S.r.l

Nel motivare il sequestro d’urgenza di 121 milioni per il periodo 2017-2022, i pm hanno rilevato che “il meccanismo fraudolento è tutt’ora in atto, con rilevantissime perdite per l’erario e situazioni di sfruttamento lavorativo che perdurano, a tutto vantaggio di Amazon Italia Transport S.r.l”.

Secondo le ipotesi, l’azienda non risulterebbe ad oggi avere “adottato alcun presidio né alcuna diversa modalità di gestione finalizzata ad interrompere gli effetti illeciti del meccanismo fraudolento, che la vede direttamente coinvolta nel preminente ruolo di soggetto committente e diretto beneficiario sia delle prestazioni svolte in suo favore dai singoli lavoratori, sia degli indebiti ed ingenti vantaggi patrimoniali conseguiti in danno dell’Erario”.

Tre gli indagati

L’Agenzia delle Entrate “ha infatti rilevato che i rapporti con fornitori considerati ‘critici’ sono proseguiti nell’annualità 2023, con l’emissione di ulteriori fatture nei confronti di Amazon Transport S.r.l. per un imponibile pari a complessivi €. 135.166.486,87, che ha generato ulteriore Iva per complessivi € 29.727.261,42, per la quale valgono le considerazioni riferite agli anni precedenti”.

La Procura evidenzia poi che Amazon Transport S.r.l. non ha “ad oggi adottato alcun presidio né alcuna diversa modalità di gestione finalizzata ad interrompere gli effetti illeciti del meccanismo fraudolento” contestato, “che la vede direttamente coinvolta nel preminente ruolo di soggetto committente e diretto beneficiario sia delle prestazioni svolte in suo favore dai singoli lavoratori, sia degli indebiti ed ingenti indebiti vantaggi patrimoniali conseguiti in danno dell’erario, per un valore complessivo pari a €. 121.466.315,12, corrispondente al profitto confiscabile del reato di cui all’art. 2 Dlgs 74/2000 contestato al capo 1), in relazione alle annualità comprese tra il 2017 e il 2022”.

Sarebbero tre gli indagati fra i manager firmatari delle dichiarazioni dei redditi incriminate.

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