Juve, chiuse le indagini sugli stipendi: nuova penalizzazione?

Dopo il filone sulle plusvalenze, il procuratore federale Giuseppe Chinè ha inviato nuovi avvisi di garanzia: tutti i dirigenti indagati e i rischi per il club

Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

Nonostante si stia parlando di giustizia sportiva (che differisce da quella civile e penale su molte cose, ma evidentemente non su tutte), il punto di svolta a cui siamo arrivati è esattamente lo stesso che si sarebbe presentato in un classico Tribunale ordinario. I possibili scenari a cui può giungere la vicenda delle “manovre stipendi” che vede coinvolta la Juventus sono 3: rinvio a giudizio, archiviazione o patteggiamento. Questione di giorni e la procura federale guidata da Giuseppe Chiné prenderà la sua decisione, anche se nel frattempo nuovi elementi potrebbero venire a galla sul tavolo della discussione.

Riallacciando i cavi del filone giudiziario (che si aggiunge a quello già molto più avanzato che ha visto i bianconeri condannati per il caso plusvalenze, con tanto di 15 punti di penalizzazione), succede che nella giornata di mercoledì 12 aprile il club torinese e 8 suoi ex dirigenti di spicco siano stati raggiunti dall’atto di chiusura delle indagini – l’equivalente del celebre avviso di garanzia – emesso proprio dai magistrati sportivi che si occupano dell’inchiesta sulle retribuzioni ai calciatori (e, come vedremo, anche agli agenti) nel primo periodo dell’emergenza pandemica da Covid-19.

“Manovre stipendi”, Juve sotto accusa: gli 8 dirigenti indagati

Gli 8 indagati sono Andrea Agnelli (ex presidente), Fabio Paratici (ex direttore dell’area sportiva), Pavel Nedved (ex vicepresidente), Federico Cherubini (ex vicedirettore sportivo) e gli altri 4 dirigenti Paolo Morganti, Giovanni Manna, Stefano Braghin e Cesare Gabasio. Le accuse riguardano la stagione 2019-2020 e alla Vecchia Signora viene contestato di aver concordato con i propri calciatori la restituzione di 3 delle 4 mensilità sospese per far fronte alle difficoltà dettate dalla crisi sanitaria: un patto che non è mai stato inserito nei documenti di bilancio, né mai annunciato in pubblico.

La cosa si infittisce nella stagione successiva, quella 2020-2021: qui non si tratta di decurtazioni di stipendi, ma di spostamenti di voci a bilancio da un anno all’altro, in modo da alleggerire le casse in quei mesi di difficoltà. Anche in questo caso però tutto rimane nero su bianco solo a livello privato, senza che la FIGC e la Lega Serie A vengano mai messe al corrente di queste manovre.

Cosa rischia la Juventus con il filone giudiziario delle “manovre stipendi”

Ora tutte le persone a cui è arrivata la comunicazione della Procura federale hanno 15 giorni di tempo per presentare memorie e testimonianze, in modo da fornire a Giuseppe Chiné tutti gli elementi per esprimersi. Poi arriverà il primo verdetto, con una delle 3 possibili decisioni descritte in precedenza. Molto facile che si vada a processo, con nuovi rischi (a livello sportivo) per la Juventus e il suo futuro: non è da escludere una nuova penalizzazione da scontare nella prossima stagione.

Nel frattempo i ragazzi di Massimiliano Allegri scenderanno in campo nel posticipo della 30esima giornata di campionato: dopo le fatiche di coppa (in cui i bianconeri hanno strappato una vittoria per 1 a 0 nell’andata dei quarti di finale di Europa League contro lo Sporting Lisbona), l’appuntamento è per domenica sera alle ore 18, quando ad attenderli al Mapei Stadium di Reggio Emilia ci sarà il Sassuolo (tutte le partite di Serie A sono visibili in chiaro in esclusiva solo sulla piattaforma DAZN).

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963