Riforma del calcio italiano: pressing su scommesse, gestione degli stadi e calcio femminile

Vivai giovanili, squadre femminili, stadi più moderni, lotta al pezzotto e scommesse sportive: è ampio il piano del governo Meloni per la riforma del calcio italiano

Pubblicato: 8 Marzo 2025 18:28

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Il governo accelera sulla riforma del calcio che riguarda investimenti, scommesse e nuove regole per gli stadi. Con il superamento del Decreto Dignità, la Commissione Cultura al Senato ha dato il via libera a una nuova stagione di riforme per lo sport più amato dagli italiani.

Si tratta di un piano imponente, considerato che il settore calcio genera ogni anno un volume economico che supera abbondantemente gli 11 miliardi di euro. Il governo punta a rilanciarne la competitività.

Le scommesse nel calcio

Il punto più discusso riguarda la reintroduzione delle sponsorizzazioni legate al betting. Il senatore di Fratelli d’Italia Paolo Marcheschi ha evidenziato come il divieto imposto dal Decreto Dignità non abbia contrastato la ludopatia, ma abbia invece favorito il mercato illegale, che è cresciuto in maniera esponenziale, sottraendo risorse allo Stato e ai club calcistici, riempiendo le tasche alla criminalità.

Secondo i dati raccolti dalla Commissione d’inchiesta del Senato, nel 2022 il settore delle scommesse nel calcio ha registrato un’impennata nel gioco online illegale, con un aumento preoccupante fra gli utenti minorenni.

Il blocco delle sponsorizzazioni ha inoltre causato una perdita annua stimata in circa 100 milioni di euro per le società calcistiche italiane, creando un divario con i campionati esteri, dove questo genere di introiti continuano ad essere una voce fondamentale nei bilanci.

Il governo Meloni punta a riscrivere la normativa, garantendo maggiore controllo sulle piattaforme di gioco per contrastare le scommesse illegali e tutelare i consumatori.

Gli stadi italiani

Un nodo nevralgico della riforma riguarda gli stadi italiani: molte strutture sono considerate obsolete rispetto ai più recenti standard europei. Oggi, il 93% degli impianti sportivi è di proprietà pubblica, il che rende complessi gli interventi di modernizzazione. Per affrontare la questione, il governo prevede la creazione di una cabina di regia nazionale con il compito di facilitare gli investimenti dei privati, semplificare le procedure burocratiche e introdurre sgravi fiscali, come il tax credit, per chi finanzia le nuove strutture. Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha annunciato la nomina di un commissario straordinario, con il supporto dei sindaci come subcommissari, e la creazione di un fondo equity destinato a sostenere i progetti di riqualificazione.

L’idea è quella di riconoscere gli impianti calcistici come infrastrutture strategiche nazionali, facilitando così l’accesso a finanziamenti e agevolazioni. Si tratta di un obiettivo cruciale in vista di Euro 2032. Ma nel progetto saranno interessate anche le strutture sportive dilettantistiche. Al di là del business, viene ricordato che tali strutture ricoprono un importante ruolo a livello sociale.

Incentivi al calcio femminile

Nel mirino del governo ci sono anche il calcio femminile e vivai giovanili, le cui potenzialità vengono considerate largamente inespresse. Il governo ha in mente di promuovere tali settori tramite incentivi fiscali per i club. Lo scopo è triplice: il primo riguarda la maggiore inclusione di donne e giovanissimi nel mondo dello sport, il secondo è quello di garantire maggiore competitività per l’Italia a livello internazionale e il terzo è quello di creare un più ampio bacino di talenti per la Nazionale italiana.

Si discute poi della necessità di garantire una maggiore autonomia degli arbitri e degli organi disciplinari, riducendo le interferenze esterne.

Riforma della giustizia sportiva

Il governo vuole poi rivedere la Legge Melandri, che disciplina i diritti televisivi del calcio italiano, mantenendo il principio di mutualità ma introducendo meccanismi che premino i club virtuosi, sia in termini di gestione economica sia di valorizzazione dei giovani talenti.

Il governo prevede anche un inasprimento delle sanzioni contro la pirateria digitale, fenomeno che sottrae ingenti risorse al sistema calcistico e penalizza la crescita del settore. La guerra contro il pezzotto, già iniziata da tempo, sarà totale.

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