L’AgCom si scontra sul tema Piracy Shield, la verità sugli errori e conflitto d’interessi

Elena Giomi, uno dei quattro commissari AgCom, ha preso le distanze dalle dichiarazioni del suo Presidente rilasciate alla commissione Cultura della Camera dei Deputati

Pubblicato: 16 Novembre 2024 19:36

Andrea Celesti

Giornalista economico-sportivo

Giornalista esperto di economia e sport. Laureato in Media, comunicazione digitale e giornalismo, scrive per diverse testate online e cartacee

Spaccatura all’interno di AgCom. Elena Giomi, uno dei quattro commissari, ha attaccato il presidente Giacomo Lasorella per le dichiarazioni da lui rilasciate sul tema Piracy Shield, durante l’audizione in Commissione Cultura alla Camera.

AgCom: i motivi dello scontro

“Mi trovo di nuovo a dover mettere in trasparenza la mia posizione sulla piattaforma Piracy Shield, prendendo le distanze dalle dichiarazioni rilasciate dal Presidente di Agcom in audizione presso la commissione Cultura della Camera dei Deputati. Dichiarazioni peraltro mai discusse e tanto meno condivise con il resto del Consiglio Agcom, che il Presidente può rappresentare ma non certo sostituire”, si legge in un post su Linkedin di Giomi.

Ma quali sono i motivi del disaccordo? Secondo Giomi, contrariamente a quanto dichiarato dal Presidente di AgCom, la reingegnerizzazione della piattaforma non è stata motivata da esigenze di ottimizzazione o adattamento tecnologico. Il problema giace in un elevato numero di errori sistematici che contravvenivano alle normative vigenti.

Giomi ha sottolineato come gli errori non fossero attribuibili a difetti nelle segnalazioni: “Tali errori non sono imputabili a difetti nelle segnalazioni, come sostenuto dal Presidente, ma al funzionamento della piattaforma stessa. Hanno inoltre comportato tempi lunghi di risoluzione e oneri significativi per l’Autorità e per i soggetti coinvolti”.

Il commissario ha poi contestato l’affermazione relativa alla donazione della piattaforma di blocco da parte di Lega Calcio. Non sarebbe stata motivata dall’urgenza di rispettare i tempi previsti dalla legge.

“Sarebbe stato possibile rispettare tali tempi anche rivolgendosi a CONSIP, centrale di acquisto nazionale del Ministero dell’Economia. Ciò avrebbe inoltre consentito di individuare un fornitore specializzato non in conflitto di interessi con i blocchi dei siti. Sarebbe stata garantita così maggiore imparzialità dell’azione amministrativa dell’Autorità”.

Gli interessi dei fornitori dei servizi digitali

Oltre a questo, Giomi ha ricordato che l’interesse di Lega Calcio al contrasto alla pirateria si contrappone a quello dei fornitori di servizi digitali. Questi sono chiamati ad adeguare le proprie reti secondo gli standard di Piracy Shield, cercando di prevenire blocchi errati di siti e indirizzi IP estranei alla pirateria. “Non c’è beneficenza nella donazione della Lega Calcio ma, piuttosto, la volontà di perseguire interessi privati nel modo più efficace possibile”.

Nel post su Linkedin è arrivata poi la conferma che l’Autorità aveva affidato alla società che ha realizzato la piattaforma per la Lega Calcio il servizio di manutenzione evolutiva. Ciò per un periodo di 12 mesi. Un servizio commissionato a pagamento.

L’importanza di tutelare i diritti fondamentali

In conclusione, il commissario AgCom ha sottolineato l’importanza della piattaforma di blocco nel contrastare la pirateria online, ma ha avvertito che tale strumento non può ledere i diritti fondamentali dei titolari di siti web legittimi.

“La piattaforma di blocco dovrebbe funzionare, a regime, rispettando sia il diritto di difesa prima del blocco, sia il diritto all’immediato ripristino di quanto illegittimamente inibito dall’Autorità. Non è accettabile che un sito lecito sia chiuso in 30 minuti dalla piattaforma e la rimozione del blocco possa richiedere anche oltre 30 giorni”.

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