Covid, come si manifesta l’infezione nei vaccinati: i sintomi da non sottovalutare

Anche i vaccinati possono ammalarsi di Covid, ma quando il rischio è maggiore?

Pubblicato: 22 Luglio 2021 09:26Aggiornato: 17 ottobre 2022 18:52

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Si può dire come lentamente il mondo si stia avviando verso una sorta di normalità. Siamo ancora distanti da una fase pre 2020, questo è certo, ma tante cose stanno cambiando rapidamente. Ciò però comporta anche ulteriori rischi. Infatti, mentre la campagna vaccinale prosegue a tutto ritmo, aumentano i contagi e i casi di variante Delta in Italia e nel mondo.

Considerando lo stato attuale delle cose, il che vuol dire tener conto dell’allentamento delle restrizioni e, al tempo stesso, la ripresa tanto dei viaggi su scala nazionale che internazionale, le probabilità di ritrovarsi a stretto contatto con un soggetto positivo sono oggi ben più alte rispetto a quello che poteva essere qualche mese fa.

Il rischio è che i soggetti vaccinati possano sentirsi fin troppo sicuri e incappare in rischi evitabili. Ecco, dunque, una domanda che in tanti si pongono. Ma una persona vaccinata, può ammalarsi anche dopo aver ricevuto sia la prima che la seconda dose? Quali sono i fattori di rischio in questi casi?

Covid, come si manifesta l’infezione nei vaccinati

Esperti e scienziati sembrano tutti d’accordo nell’affermare che i vaccini, a oggi, continuano a essere la migliore arma contro le infezioni da Covid. Non riducono infatti solo il rischio di ammalarsi e/o contrarre la malattia ma, in caso di positività, sono in grado di evitare – nella maggior parte dei casi – il peggioramento delle condizioni, e di conseguenza il ricovero in ospedale.

In generale, anche in caso di contatti con un positivo, la persona vaccinata ha una maggiore protezione rispetto a chi non lo è.

Non a caso, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americani, hanno raccomandato alle persone vaccinate di sottoporsi a test ed eventualmente alla quarantena solo nel caso in cui- dopo il contatto – hanno sviluppato malesseri e sintomi tipici del Coronavirus.

Paul Offit, direttore del Vaccine Education Center presso il Children’s Hospital di Philadelphia, ha dichiarato a Business Insider che, tendenzialmente, una persona può considerarsi fuori pericolo dopo l’esposizione se per più di una settimana non manifesta sintomi ricollegabili al Coronavirus.

Quando i vaccinati possono essere contagiosi

Per una maggiore prudenza, le autorità sanitarie raccomandano ancora oggi di sottoporsi a un test antigenico o rapido in caso di tosse, raffreddore, malessere simile all’influenza, mal di gola, febbre (anche se si è vaccinati e soprattutto in caso di contatto con un positivo).

Un soggetto che sviluppa il Covid in forma sintomatica, nonostante il vaccino, è infatti un soggetto che potenzialmente contagioso. Se il virus si riproduce abbastanza bene in una persona, tanto da essere causa di sintomi e malessere, allora ha una carica virale tale da essere anche contagioso, ha spiegato Offit a Insider. In conclusione, si può affermare che le persone vaccinate ma positive al Coronavirus possono essere meno contagiose delle persone infette non vaccinate se la loro carica virale è indicativamente ridotta.

Tuttavia, è bene prendersi un po’ di tempo per capire se effettivamente si è fuori pericolo dopo aver avuto un contatto con un positivo al Covid. I sintomi, e quindi la maggiore carica virale, potrebbero manifestarsi dopo qualche giorno, quindi un breve periodo di quarantena è sempre meglio rispettarlo.

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