Una nuova emergenza sanitaria mondiale. L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato, nuovamente, il “vaiolo delle scimmie” Mpox un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale (il cosiddetto acronimo Pheic). Qual è la situazione in Italia? Il Ministero della Salute ha emanato una nota in proposito. Un’unica azienda al momento detiene il vaccino e il suo titolo è subito schizzato in Borsa.
Vaiolo delle scimmie nuova emergenza sanitaria
Il 14 agosto l’Oms ha dichiarato per la seconda volta in due anni il “vaiolo delle scimmie” Mpox un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale, dopo che l’11 maggio 2023 aveva dichiarato la fine dell’emergenza precedente iniziata il 23 luglio 2022.
Come spiega l’Istituto superiore di sanità italiano, il virus è presente negli animali, in particolare primati e piccoli roditori, in diversi Paesi dell’Africa centrale e occidentale. Il virus è stato rilevato per la prima volta nell’uomo nel 1970, nella Repubblica Democratica del Congo. Da allora, si sono registrati alcuni casi nell’uomo trasmessi prevalentemente attraverso il contatto con animali infetti, sempre in Congo e Africa.
Poi nel 2022, una rapida diffusione del virus a livello globale, in Paesi in precedenza non toccati, con trasmissione tra persone, prevalentemente per via sessuale, è dichiarata anche in quel caso un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale, poi terminata nel maggio 2023.
La situazione in Africa e Europa
La decisione dell’Oms di dichiarare la nuova emergenza per il vaiolo delle scimmie è arrivata al termine di una lunga riunione del comitato di emergenza chiamato ad analizzare i rischi connessi all’epidemia partita nei mesi scorsi dalla Repubblica Democratica del Congo. La causa è infatti l’impennata dei casi registrati nel Paese africano quest’anno – oltre 15.600 casi e 537 morti – e nell’allargamento dell’epidemia a numero crescente di Paesi del Continente nero.
Il virus è arrivato anche in Europa: il 15 agosto, giorno di Ferragosto, la Svezia ha annunciato il primo contagio importato al di fuori dell’Africa della variante più pericolosa, la Clade I.
Oggi, il contagio è quasi esclusivamente per via sessuale tra persone, ma può avvenire anche tramite il contatto con materiale infetto proveniente dalle lesioni della pelle o con oggetti contaminati come lenzuola e vestiti, oppure con il contatto prolungato faccia a faccia, attraverso le goccioline del nostro respiro (i droplets che abbiamo imparato a conoscere col Covid, tornato prepotentemente a diffondersi proprio in queste settimane estive).
Dopo un periodo di incubazione che può variare da 5 a 21 giorni, la malattia è generalmente caratterizzata da febbre, forte mal di testa, linfonodi ingrossati, mal di schiena, forte debolezza. Di solito un’eruzione cutanea si presenta entro 1-3 giorni dalla comparsa della febbre, prima sul viso, e poi diffondendosi ad altre parti del corpo, soprattutto alle estremità, come palmi delle mani e piante dei piedi.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha fatto sapere di ritenere molto probabile che si verifichino più casi importati di Mpox e ha raccomandato ai Paesi europei di rafforzare la preparazione contro l’epidemia causata dal virus.
La situazione in Italia
Per quanto riguarda il nostro Paese, al momento la situazione sembra non preoccupare le autorità sanitarie, anche se l’attenzione è massima. A gennaio scorso si era registrati 10 casi.
“La situazione epidemiologica in Italia al momento è sotto controllo, poiché non sono stati accertati casi del nuovo ceppo Clade I di Mpox” ha dichiarato Mara Campitiello, capo del Dipartimento della Prevenzione del Ministero della Salute. “I nostri uffici sono in costante contatto con gli organismi internazionali, per elaborare misure condivise”.
Il Ministero della Salute – spiega – ha attivato i canali operativi con l’Aifa-Agenzia internazionale del farmaco e Iss-Istituto superiore di sanità per la pianificazione di strategie di contenimento del rischio, nel caso in cui cambiasse lo scenario. Il Ministero sta anche procedendo con il rafforzamento della rete di sorveglianza diagnostica su tutto il territorio nazionale.
Inoltre – conclude Campitiello – sta valutando un tavolo interministeriale di concerto con il Ministero degli Esteri, dell’Economia e delle finanze, degli Interni e dei Trasporti per concordare piani operativi di contrasto alla diffusione del virus “con un approccio strategico organizzato”.
Cosa sappiamo del vaccino anti vaiolo delle scimmie
Per quanto riguarda i vaccini, esiste un unico vaccino al momento contro il vaiolo delle scimmie, prodotto dall’azienda farmaceutica danese Bavarian Nordic, che ha dimostrato di essere altamente efficace dopo 1 o 2 vaccinazioni e di ridurre la gravità della malattia.
Attraverso partnership con molti governi e organizzazioni, come Hera-Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, e Paho-Pan American Health Organization, Bavarian Nordic ha fornito più di 15 milioni di dosi di vaccino a più di 76 Paesi in tutto il mondo solo nel 2022/23.
Proprio ieri l’azienda ha fornito un aggiornamento sui piani per garantire la fornitura di vaccini per affrontare l’attuale epidemia di vaiolo in Africa. L’azienda sta lavorando a stretto contatto con tutte le parti interessate “per garantire un accesso equo al vaccino” spiega il colosso farmaceutico, che chiarisce di aver costruito “una forte partnership” con gli Africa Cdc, sia per quanto riguarda l’offerta sia per espandere la rete di produzione direttamente in Africa.
Sta anche lavorando con l’Oms su un percorso normativo per garantire l’accesso a tutti i Paesi, cercando al contempo l’approvazione per l’uso negli adolescenti e conducendo studi clinici in Africa per espandere ulteriormente l’uso ai bambini.
In Europa, l’Ecdc raccomanda ai viaggiatori che si devono recare in Paesi come il Congo e altre aree in cui il vaiolo delle scimmie è presente di consultare il proprio medico o i centri di vaccinazioni internazionali per sapere come comportarsi.
L’Iss precisa che, in questa fase, “non è raccomandata la vaccinazione per la popolazione generale“. Al momento la vaccinazione è offerta ad alcune categorie di persone più a rischio. Inoltre, è possibile che le persone che sono state vaccinate contro il vaiolo – vaccinazione però abolita in Italia nel 1981 – siano a minor rischio di infezione con il virus del vaiolo delle scimmie per la similitudine di quest’ultimo con il virus del vaiolo umano.
La scorta italiana di vaccini al momento è sufficiente a garantire il fabbisogno e il Ministero è al lavoro per elaborare una nuova circolare informativa alle Regioni con indicazioni alla popolazione e agli operatori impegnati nei siti di frontiera.