Svolta nelle cure del tumore della prostata: svelata la terapia che blocca le metastasi

Una ricerca dello IEO, sostenuta da Fondazione AIRC per la Ricerca contro il cancro, svela come la combinazione di una breve terapia ormonale con la radioterapia stereotassica raddoppi la sopravvivenza senza progressione di malattia

Pubblicato: 4 Marzo 2025 15:46

Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Breve terapia ormonale associata a radioterapia estremamente precisa, ovvero stereotassica. Così facendo si raddoppia la sopravvivenza senza progressione di malattia nei pazienti con un tumore della prostata, quando, anni dopo il trattamento iniziale (chirurgia o radioterapia), la malattia si ripresenta con poche metastasi. Ovvero se si parla di oligometastasi.

A prospettare questa opportunità è uno studio dell’Istituto Europeo di Oncologia, appena pubblicato sulla rivista Lancet Oncology, che dimostra il valore della combinazione di una breve terapia ormonale con la radioterapia stereotassica. La ricerca, sostenuta da Fondazione AIRC per la Ricerca contro il cancro, è stata coordinata da Barbara Alicja Jereczek-Fossa, Principal Investigator, Direttrice della Divisione di Radioterapia dell’IEO e Professore Ordinario dell’Università degli Studi di Milano (Statale), insieme alla Dottoressa Giulia Marvaso, radioterapista oncologa IEO, ricercatrice della Statale e prima autrice dell’articolo.

Quanto incide il tumore della prostata e come si classifica

Negli ultimi dieci anni, il carcinoma prostatico è diventato il tumore più frequente negli uomini, rappresentando il 19,8 % di tutti i tumori maschili. La sua incidenza aumenta con il progredire dell’età e colpisce prevalentemente la popolazione maschile over 50 con un picco di incidenza intorno ai 70 anni. Nell’anno 2023, in Italia sono state effettuate circa 41.100 nuove diagnosi e gli uomini che vivono con una diagnosi di tumore della prostata sono 564.000. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è intorno al 90%. In ogni paziente gli specialisti effettuano una stadiazione, sulla base della classificazione TNM (Tumor, Node, Metastasis). Il sistema TNM è basato sull’esecuzione di esami diagnostici di secondo livello come Risonanza Magnetica o TC ee la valutazione di alcuni parametri, dall’estensione del tumore primario (categoria T – il valore di questo parametro varia da T0, tumore non presente, a T4, tumore che ha invaso le strutture adiacenti) la diffusione o meno del cancro ai linfonodi vicini (categoria N), l’assenza o presenza di metastasi distanti (categoria M).

Altro elemento fondamentale nella valutazione della malattia è la caratterizzazione istologica. Il Gleason è lo score istologico di riferimento nel carcinoma della prostata e rappresenta uno dei fattori prognostici indipendenti più importanti. Questo sistema tiene conto dell’aspetto delle cellule tumorali e della loro organizzazione architetturale e attribuisce un punteggio crescente al crescere dell’aggressività della neoplasia, con riferimento alle due forme più diffuse nel campione bioptico esaminato.

Cosa dimostra lo studio

Lo studio RADIOSA, è una sperimentazione clinica randomizzata di fase II, durata complessivamente cinque anni, in cui sono stati arruolati e trattati 102 pazienti con oligometastasi da carcinoma prostatico, di età media 70 anni, suddivisi in due bracci. Un braccio è stato trattato con la sola radioterapia stereotassica, mentre l’altro è stato curato con stereotassica associata a una breve terapia ormonale. I risultati hanno mostrato che i pazienti appartenenti al secondo gruppo hanno registrato un periodo di sopravvivenza senza progressione di malattia di 32 mesi, rispetto ai 15 mesi di quelli del primo gruppo.

“I risultati di RADIOSA rappresentano un significativo passo avanti nel trattamento più preciso e mirato del carcinoma prostatico oligometastatico, evidenziando l’importanza delle strategie combinate per migliorare i risultati clinici e la qualità della vita dei pazienti – commenta Jereczek. I dati raccolti, se confermati in studi più ampi, potrebbero contribuire a un cambio di paradigma nella gestione della neoplasia metastatica da carcinoma prostatico. Si confermerebbe così la possibilità di utilizzare terapie ormonali brevi e intermittenti, associate alla radioterapia stereotassica, anche nella malattia metastatica, dove finora lo standard era rappresentato da terapie farmacologiche continuative e a vita”.

Come funziona la radioterapia

La radioterapia stereotassica, nota anche come radiochirurgia o radioablazione (se eseguita in una singola seduta), sta rivoluzionando i percorsi terapeutici nella gestione della malattia metastatica.

“Questo trattamento non invasivo, ambulatoriale e compatibile con le normali attività quotidiane rappresenta infatti una svolta per molti pazienti – sottolinea l’esperta. Per alcuni pazienti selezionati, la radiochirurgia può sostituire la terapia farmacologica, offrendo una vacanza dai farmaci. In altri, con malattia metastatica già in trattamento farmacologico, permette di trattare le metastasi attive, mantenendo il controllo su quelle latenti grazie ai farmaci. Sempre più spesso, la combinazione di farmaci e radioterapia sta diventando la nuova strategia di cura, migliorando la qualità di vita dei pazienti e aprendo nuove opportunità per terapie sempre più efficaci”.

Come si affronta il tumore della prostata

In termini generali, il trattamento del tumore della prostata ha obiettivi diversi a seconda dell’estensione ed aggressività della malattia, dell’aspettativa di vita del paziente e della presenza di patologie concomitanti che possono rappresentare un rischio di morte superiore a quello della stessa malattia prostatica. Ci si basa sull’intervento chirurgico, sulla terapia medica e appunto sulla radioterapia. Poiché lo stimolo proliferativo a livello della cellula tumorale della prostata è guidato dall’attivazione del recettore degli androgeni ad opera del testosterone, la principale strategia terapeutica è rappresentata dalla riduzione dei livelli di testosterone circolante, tramite deprivazione androgenica.

Attenzione però: le cure vanno scelte caso per caso. Nei pazienti con malattia localizzata e con basso rischio di progressione esistono diverse strategie terapeutiche che possono essere adottate anche in base al monitoraggio dell’ avanzamento della malattia attraverso controlli periodici al fine di ridurre gli effetti collaterali dei trattamenti. Nei pazienti con malattia localizzata e con rischio intermedio-alto di progressione, invece, può essere raccomandato un trattamento radioterapico esterno e/o una terapia di deprivazione androgenica così come l’intervento di prostatectomia seguito da ormonoterapia adiuvante. Più avanti, caso per caso, il team di specialisti che segue il paziente nella “Prostate Unit” può decidere il trattamento più indicato.

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