Migliaia di giovani medici si trovano a dover fare una scelta determinante: quale specializzazione seguire? Per orientare questi laureati, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha presentato la campagna #Noisalviamovite. L’obiettivo è attirare attenzione sul mondo della medicina d’emergenza-urgenza, un settore che richiede urgentemente nuovi specialisti.
Un quarto dei posti in emergenza non viene coperto
Nel Servizio sanitario nazionale operano oltre 101mila medici, ma solo 4.312 sono specializzati in emergenza-urgenza. Nel biennio 2022-2023 è stato assegnato un posto di specializzazione ogni quattro messi a bando, una situazione che riflette una preoccupante carenza di professionisti in questo settore vitale per la sanità pubblica.
Schillaci non ha usato mezzi termini: “Aumentare i posti nelle Specializzazioni non basta se poi quei posti non vengono assegnati. Lo scorso anno accademico delle 945 borse per l’Emergenza-Urgenza messe a bando in 37 Atenei è stato assegnato solo il 25%: una su quattro. Questo dimostra quanto sia urgente valorizzare quelle professioni da cui i nostri giovani oggi scappano ed è ciò in cui ci stiamo impegnando”. La dichiarazione non lascia spazio a dubbi: i numeri parlano di un disinteresse crescente verso questa specializzazione, con conseguenze dirette sulla capacità del sistema sanitario di reggere i ritmi.
Sicurezza e burnout: i problemi che allontanano i giovani medici
Le condizioni di lavoro nel pronto soccorso non sono facili: carichi pesanti, rischi elevati e il sempre presente fenomeno del burnout. A questo si aggiungono episodi di violenza nei confronti del personale sanitario.
“Le strutture di emergenza-urgenza sono particolarmente interessate dalla carenza di personale rispetto ai carichi di lavoro, dai fenomeni di burnout che viaggiano insieme agli elevati livelli di responsabilità e purtroppo ai grandi rischi da aggressione, aspetto questo che mi rattrista molto”, ha dichiarato Schillaci, che ha anche ricordato le misure introdotte per proteggere il personale, come l’inasprimento delle pene in caso di aggressione e l’aumento dei controlli nei presidi di pronto soccorso.
Probabilmente, l’unico modo per attrarre più giovani medici verso questa specializzazione sarebbe alzare gli stipendi o prendere misure alternative come quelle per far rientrare i “cervelli in fuga”.
Un appello ai giovani medici: scegliete con il cuore
Per colpire il cuore dei giovani laureati, la campagna #Noisalviamovite punta su chi vive quotidianamente la realtà del pronto soccorso. Le testimonianze di specializzandi e medici già formati sono raccolte in video teaser e reel per i social, offrendo uno spaccato autentico del lavoro in prima linea.
“Le loro testimonianze sono state raccolte in un video teaser e 10 video reel per i social: una prospettiva unica e autentica, attraverso esperienze e storie personali, approfondimenti sul lavoro quotidiano, sulle sfide e sui traguardi professionali”, sottolinea il ministero.
Alla presentazione della campagna ha partecipato anche Francesco Franceschi, presidente di Italian Emergency Medicine Schools (Items), che ha lanciato un appello ai giovani: “Spero che la facciano con il cuore”. Franceschi non nasconde che molti studenti, pur appassionati della medicina d’emergenza, scelgano altre specializzazioni, magari attratti da prospettive economiche o dall’idea di evitare una vita troppo impegnativa.
Ma, come lui stesso afferma, “se questo lavoro lo devi fare per tutta la vita è meglio che scegli con il cuore”. Il che è sacrosanto, ma come tutti i giovani, anche i nuovi medici hanno il diritto a una stabilità e di costruirsi un futuro.
Il pronto soccorso è una colonna portante del sistema sanitario, un settore indispensabile che non può permettersi di perdere attrattiva tra i giovani medici. “Non possiamo vivere senza il pronto soccorso e l’emergenza territoriale, è vitale. Ma in questi anni c’è stato un disamoramento verso questa disciplina che però ti dà tanto dal punto di vista professionale e umano”, ha concluso Franceschi.