Long Covid ed effetti sul cervello, la scoperta sul QI perso col virus

QI ridotto e problemi dell'attenzione, ecco gli effetti indesiderati del Long Covid: la ricerca evidenzia tutti i danni causati dall'infezione prolungata

Pubblicato: 5 Marzo 2024 17:51

Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Il Long Covid ha effetti spiacevoli sul cervello umano, portando addirittura a una netta riduzione del QI. A scoprirlo sono stati gli esperti britannici che, pubblicando uno studio sul New England Journal of Medicine hanno svelato tutti quelli che sono gli effetti indesiderati subiti dai pazienti studiati con l’infezione prolungata. I test, condotti su oltre 113.ooo persone, hanno infatti evidenziato dei danni conseguenti alla “nebbia cognitiva”, con i pazienti con sintomi post-Covid persistenti che hanno addirittura subito danni al cervello tali da farne calare il quoziente intellettivo, o quoziente di intelligenza (QI) dai 6 ai 9 punti.

Gli effetti del Long Covid sul cervello

Dallo studio inglese pubblicato sul New England Journal of Medicine, infatti, emerge come una percentuale sempre più elevata di pazienti presenti nei test presi in considerazione dai ricercatori abbia subito dei danni al cervello. I ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno coinvolto 112.964 adulti che hanno completato una valutazione cognitiva online durante gli ultimi cinque mesi del 2022.

Circa 46.000 di loro, ovvero il 41%, hanno affermato di non aver mai avuto l’infezione Covid, altrettanti di essere stati colpiti dal coronavirus e hanno riferito che la loro malattia è durata meno di quattro settimane e circa 3.200 pazienti hanno manifestato sintomi post-Covid che si sono protratti da quattro a 12 settimane dopo l’infezione. Nello studio sono emersi 3.900 casi di persone i cui sintomi sono durati oltre le 12 settimane, e in alcuni casi anche un anno o più.

I test cognitivi hanno portato a galla la scoperta che ha sconvolto i ricercatori, con i pazienti con sintomi post-Covid persistenti che avevano un QI equivalente a 6 punti inferiore rispetto a chi non era stato infettato. Le persone contagiate, ma che non presentavano più sintomi al momento del test, hanno ottenuto punteggi leggermente inferiori rispetto a chi non era stato infettato, con QI inferiore di 3 punti.

Le differenze nei punteggi cognitivi sono comunque risultate relativamente piccole, con gli esperti neurologici che hanno avvertito che l’esito della ricerca non implica che l’infezione dal coronavirus o lo sviluppo di un Covid prolungato possano causare profondi deficit nel pensiero e nelle funzioni.

Studi e avvertimenti sul Long Covid

Recenti studi, prima di quello inglese, avevano confermato che l’infezione conseguente al Long Covid potesse portare danni al cervello. Una ricerca italiana, per esempio, sottolineava che la stanchezza mentale persistente era uno di questi.

Lo studio di Neuro-Covid Italy, promosso dalla Società Italiana di Neurologia (Sin) e pubblicato alla fine dello scorso anno sulla rivista Neurology, ha mostrato che il 30% delle persone colpite da Long Covid riferisce di avere disturbi di memoria e il 20% problemi d’attenzione. Uno studio condotto dall’Università di Barcellona e pubblicato sulla rivista Disease Models & Mechanism, invece, ha provato che nell’infezione acuta da Sars-CoV2 la maggior parte delle strutture del sistema nervoso centrale, cervello, tronco encefalico e cervelletto, sono interessate da fenomeni di neuro infiammazione, degenerazione assonale e gliosi delle cellule nervose, cioè la formazione di aree cicatriziali.

Ricerche che non fanno dormire sonni tranquilli ai virologi, ma che non devono comunque creare allarmismi. Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario del Galeazzi di Milano, vuole però vederci chiaro: “Questo studio rappresenta una quantificazione triste degli effetti di una patologia, Covid appunto, che non è solo febbre e problemi respiratori, ma attacca anche l’area cerebrale. Tuttavia, il risultato raggiunto in termini di conoscenza rappresenta solo il dato oggettivo, manca l’approfondimento su cosa avvenga e cosa lo determini, materia che sarà oggetto di studi successivi, come pure i termini terapeutici”.

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