Si aprono le votazioni per il presidente della Repubblica che andrà a succedere Sergio Mattarella. Elezioni incerte come non mai, dominate dagli equilibri instabili tra le forze di maggioranza e dalle indecisioni dei partiti sui nomi da portare allo scrutinio.
Dinamiche rese ancora più delicate, se possibile, dalla candidatura al Quirinale del Presidente del Consiglio Mario Draghi, un inedito nella storia della Repubblica, che lega a doppio filo la scelta del nuovo Capo dello Stato con il destino del governo che dovrà guidare l’Italia nella gestione dei soldi del Pnrr.
Elezione del presidente della Repubblica, il quadro a poche ore dalla prima votazione
Di fronte a questo quadro non sono in pochi i parlamentari e politici di vecchio corso come il leader di Italia Viva Matteo Renzi, concordi nel prevedere che “almeno fino a martedì non succederà niente”.
Quasi sicuramente non avrà esito positivo il primo scrutinio sul Presidente della Repubblica in programma, alla luce delle ultime dichiarazioni rilasciate dalle coalizioni: se da una parte il Partito Democratico annuncia di ragionare sul nome di Andrea Riccardi, che come primo nome si ritiene tradizionalmente “bruciato”, dall’altra, fonti del centrosinistra, al termine del vertice tra Pd, M5S e LeU, affermano che tutto il fronte con “molta probabilità” presenterà scheda bianca alla prima votazione.
Eventualità, quella della nulla di fatto, sulla quale sarebbe orientato anche il centrodestra, che per bocca del leader di coalizione Matteo Salvini avrebbe bocciato il nome di Pier Ferdinando Casini, assicurando di dare “i nomi nelle prossime ore”. Così come anche il segretario del Partito democratico Enrico Letta, continuando ad augurarsi un “Mattarella-bis”, promette di avviare un percorso di dialogo con le altre forze politiche” per arrivare martedì o mercoledì a un nome condiviso da tutti”.
Elezione del presidente della Repubblica, le votazioni più lunghe
Così come avvenuto per la maggior parte dei predecessori, i pronostici porterebbero a pensare che sia difficile conoscere il nome del nuovo Presidente entro la quarta votazione, a partire dalla quale il quorum da ottenere per l’elezione del Capo dello Stato si abbassa da quota 673, i due terzi dei grandi elettori, fino alla maggioranza assoluta di 505 voti. D’altronde, su 12 Presidenti della Repubblica soltanto in tre sono stati eletti alla prima votazione: si tratta di Enrico De Nicola, Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi.
Il primo fu nominato di diritto al Colle l’1 gennaio del 1948, dopo aver guidato la Repubblica dalla sua nascita con mandato assegnato dall’Assemblea Costituente nel ’46 e rinnovato nel ’47. Francesco Cossiga fu invece eletto presidente nel 1985 con 752 voti su 1.011 (il 74,3%), mentre nel 1999 Ciampi ricevette 707 voti su 1.010 (il 70%).
Tra gli altri Capi dello Stato, quattro sono stati eletti alla quarta votazione (Luigi Einaudi, Giovanni Gronchi, Sergio Mattarella e Giorgio Napolitano, al primo mandato), uno al sesto scrutinio (Napolitano al secondo mandato), uno al nono (Antonio Segni) e due dopo 16 scrutini (Sandro Pertini e Oscar Luigi Scalfaro). Le votazioni più lunghe furono registrate in occasione dell’elezione di Giovanni Leone nel 1971, che dovette aspettare 23 scrutini prima di salire al Colle, e di Giuseppe Saragat nel 1964, dopo 21 scrutini.
Elezione del presidente della Repubblica, chi ha ricevuto più voti
A ricevere più voti nella storia dell’elezione del Presidente della Repubblica è stato Sandro Pertini nel 1978, con 832 voti conquistati su 1.011, per l’82,3% per cento. A seguire Giovanni Gronghi eletto nel 1955 con il 78,1% per cento circa dei voti (658 su 843), mentre sul podio di questa speciale classifica il già nominato Francesco Cossiga, subito davanti alla seconda elezione, con il 73,2% dei voti (738 su 1.007) di Giorgio Napolitano.
Ottavo il presidente uscente Sergio Mattarella, votato nel 2015 con il 65,9% delle preferenze degli aventi diritto, 665 voti su 1.109.