Caos Pd: in 30 scappano da Calenda, Schlein isolata

Il Pd in Liguria è in pieno terremoto politico dopo che 31 esponenti hanno lasciato la casa dem per passare ad Azione di Carlo Calenda. E le scosse raggiungono la segreteria romana

Pubblicato: 9 Settembre 2023 10:55

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Terremoto politico nel Partito Democratico, con epicentro la Liguria: una trentina di esponenti dem hanno voltato le spalle a Elly Schlein per gettarsi nelle braccia di Carlo Calenda. Fra di loro anche alcuni nomi di peso. Nell’uscire dalla casa dem gli ormai ex piddini hanno lasciato una lettera d’addio indirizzata al gruppo dirigente ligure. L’era Schlein ha portato “una netta svolta a sinistra, in cui viene sostanzialmente negato il processo del riformismo messo in campo negli ultimi dieci anni”, scrivono i transfughi, che aggiungono “non ci sentiamo più a casa nostra”.

Dal Partito democratico ad Azione

“È il momento di agire con coraggio e aderire al progetto riformista di Azione con Carlo Calenda. Partito che fonda le proprie radici nella Costituzione, che non media per forza con il populismo dilagante”, scrive il gruppo. L’addio dei trentuno esponenti liguri si somma a quello dell’ex-capogruppo al Senato Andrea Marcucci (oggi con i Liberali Democratici Europei) e a quello di Enrico Borghi, passato con Matteo Renzi. Lorenzo Guerini, membro di spicco del Pd nazionale e presidente del Copasir, ha più volte invitato a “non ignorare il disagio”.

Chi sono gli esponenti Pd passati ad Azione

Di seguiti tutti i nomi degli ormai ex piddini passati ad Azione:

Incubo Europee per il Pd

La svolta a sinistra non è piaciuta a tanti, ma il nodo non è solo di questione ideologica: dall’ideologia si passa infatti alla pratica e da questa al peso elettorale. Solo pochi giorni prima dell’esodo ligure, Nicola Zingaretti si sarebbe lasciato sfuggire un commento amaro sulla Schlein lontano dai microfoni durante la Festa dell’Unità: “Con questa non arriviamo manco al 17%“. Zingaretti è uno dei nomi più in vista del Pd, nonché già presidente della Regione Lazio. Una sua critica alla gestione del partito in vista delle elezioni europee ha un enorme peso specifico.

Proprio in vista delle Europee, un anonimo esponente della minoranza dem ha rilasciato una dichiarazione a Il Riformista: “Nessun processo, ma se dovessimo andare sotto il 20% si aprirà una riflessione interna”. Quella del 20% è una soglia psicologica: se il Pd andasse sotto l’era Schlein sarebbe finita. Secondo l’ultima Supermedia Youtrend/Agi il Pd è già oggi, di un soffio, sotto la soglia psicologica: 19,9%. Qualcuno porta già le mani avanti. il sindaco di Milano Giuseppe Sala, dalla Festa dell’Unità, chiede che “Le Europee non siano un esame per giudicare Schlein”.

Quale futuro per Elly Schlein

Per quanto avvenuto in Liguria Guerini si dice dispiaciuto e aggiunge che “forse è il caso di interrogarci tutti, a partire da chi ha le più alte responsabilità nel partito, di fronte a queste e altre uscite. Al netto delle motivazioni personali c’è un disagio che sarebbe sbagliato ignorare. Ne va dell’identità e del progetto del Pd, comunità plurale e inclusiva cui tutti teniamo”.

Suona lo stesso spartito Alessandro Alfieri, esponente dell’area riformista: “Non si può far finta di niente. Si apra una riflessione per far sentire tutti a casa nel momento in cui stiamo rafforzando il nostro impegno per contrastare le scelte sbagliate della destra”.

Ci si interroga adesso su quale sarà il futuro della segretaria dem. Ad Elly Schlein si contesta l’essere troppo sbilanciata a sinistra, ma a suo tempo venne scelta proprio per questo suo orientamento.

Lasciare a meno di un anno dalle Europee azzopperebbe il partito, che sarebbe costretto a passare mesi a riorganizzarsi. Continuare con il corso odierno continuerebbe a provocare mal di pancia all’ala centrista del Pd. Aggiustare la rotta significherebbe per la segretaria tradire la propria storia. Il dilemma rimane aperto.

Bonaccini VS Schlein

I fatti liguri esasperano ancora di più il braccio di ferro interno al Pd fra area riformista e area massimalista.

Stefano Bonaccini, governatore della Regione Emilia-Romagna e rivale di Elly Schlein alle primarie, lancia il suo anatema dalle pagine di Domani: “È essenziale che il Pd recuperi rapidamente la propria vocazione maggioritaria”. Il motivo: “Abbiamo bisogno di un partito più grande ed espansivo che punti a tornare al governo, non di un partito più piccolo e radicale”.

Il commento di Carlo Calenda

Questo il comunicato con il quale il leader di Azione Carlo Calenda ha accolto i trentuno transfughi:

Diamo il benvenuto al consigliere regionale della Liguria Sergio Rossetti e alla Consigliera Comunale di Genova Cristina Lodi, che insieme a circa trenta amministratori e membri degli organi territoriali del Pd hanno aderito al nostro partito. La scelta, legittima e consapevole, del Pd di spostarsi su posizioni marcatamente massimaliste, chiude la stagione della vocazione maggioritaria. Azione è il partito che si candida a rappresentare i valori repubblicani riassunti nella prima parte della Costituzione. Le porte sono aperte per liberal-democratici, popolari e riformisti; le grandi culture politiche italiane ed europee che hanno costruito l’Italia e che sono state marginalizzate dal bipopulismo. Riformatori, non centristi”.

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963