Faccia a faccia di oltre un’ora a Palazzo Chigi fra Giorgia Meloni e Bill Gates. Giovedì 18 gennaio la premier e il fondatore di Microsoft hanno discusso dei rischi e delle opportunità dell’intelligenza artificiale, uno dei temi dell’agenda del G7 italiano. Al colloquio ha preso parte anche Paolo Benanti, presidente della commissione AI per il Dipartimento informazione ed editoria e membro italiano del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite.
L’incontro fra Giorgia Meloni e Bill Gates
Nel corso dell’incontro, Meloni ha ribadito la sua contrarietà alla libertà assoluta di ricerca in materia senza vincoli etici.
Per Giorgia Meloni quello delle intelligenze artificiali è un tema caldissimo: la premier ne ha già discusso con importanti personalità, fra le quali il primo ministro britannico Rishi Sunak, incontrato sia al vertice sulle AI di Bletchley Park che nel corso della sua recente visita a Roma; e Meloni ha già scambiato idee e opinioni anche con Elon Musk (anche lui recentemente a Roma) e con Reid Hoffman, il fondatore di LinkedIn.
L’obiettivo è quello di governare il fenomeno della proliferazione dell’intelligenza artificiale, per evitare che l’umanità ne diventi succube. L’allarme, in questo senso è già stato lanciato a suo tempo da uno dei padri dell’intelligenza artificiale, Sam Altman, cofondatore di OpenAI e creatore di ChatGPT.
In un recente articolo sull’intelligenza artificiale Bill Gates si è detto ottimista e fiducioso sugli sviluppi e sulle sue applicazioni future.
Bill Gates incontra Sergio Mattarella
Una nota di Palazzo Chigi spiega che il colloquio Meloni-Gates ha permesso anche di ribadire la centralità dell’Africa per la presidenza italiana del G7, alla vigilia del Vertice Italia-Africa previsto il 28 e il 29 gennaio.
Nella giornata di venerdì 19 gennaio è previsto l’incontro fra Bill Gates e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Le tre sfide delle AI nell’editoria secondo Paolo Benanti
“Come commissione vogliamo guardare che tipo di impatto può avere questa nuova forma di automazione in un settore specifico come quello dell’informazione e dell’editoria”, ha spiegato padre Paolo Benanti in audizione in commissione di vigilanza Rai.
“Abbiamo voluto prima di tutto ascoltare i giornalisti, gli editori e i player tecnologici. Sono emersi tre grandi temi: il primo è la figura del giornalista, figura fondamentale per nutrire quella parte dell’opinione pubblica e tutto ciò che sostiene il funzionamento democratico. Ecco, oggi il giornalista potrebbe essere un elemento secondario nella produzione della notizia: potrebbero esistere redazioni senza giornalisti, e questa è la prima grande sfida”.
“La seconda grande questione – ha proseguito padre Benanti – emerge su come sia possibile avere giornalisti in un contesto democratico, e questo avviene solo se il settore dell’editoria è capace a mantenere tutto questo”.
“Infine c’è il ruolo giocato dai grandi colossi della tecnologia, che al momento non rispondono alle logiche degli editori. Qui c’è un altro settore che si apre, e le difficoltà sono grandi, perché sono soggetti molto grandi, internazionali, e tutto va valutato anche in base a quello che l’Europa sta decidendo con l’AI Act”, ha concluso padre Paolo Benanti.
L’allarme di Sam Altman sull’intelligenza artificiale
L’Intelligenza artificiale “è una tecnologia molto potente ma non sappiamo bene cosa possa succedere. Questo è vero per ogni rivoluzione tecnologica. È facile immaginare che abbia un impatto massiccio sul mondo, che potenzialmente può andare molto male. L’idea è di immettere questa tecnologia nel mondo e vedere come va, dare il tempo di sviluppare regole, adattarsi, capirne i rischi”. Così ha detto Sam Altman parlando a Davos.
Lo scorso maggio Altman ha sorpreso il mondo presentandosi in audizione al Senato degli Stati Uniti per chiedere la creazione di un’agenzia governativa incaricata di assegnare le licenze per lo sviluppo delle piattaforme di intelligenza artificiale. Il compito di tale agenzia dovrebbe essere la vigilanza sugli standard di sicurezza e il ritiro delle licenze in caso di violazioni. Altman ha chiesto alla politica di elaborare standard di sicurezza per impedire alle intelligenze artificiali di riprodursi o ribellarsi contro gli umani.
Mentre le intelligenze artificiali si evolvono e il mercato si prepara ad accogliere la nuova generazione di smartphone integrati con l’intelligenza artificiale, una regolamentazione europea appare sempre più urgente.