Il libro ‘Il mondo al contrario’ del generale (rimosso) Roberto Vannacci ha fatto discutere in prima battuta per i contenuti di carattere ideologico: minoranze, femminismo, omosessualità e via discorrendo, che hanno creato il solito prevedibile pro o contro. In realtà il pamphlet del militare ha un significato politico molto più profondo, che sta spaccando la destra italiana al governo. Perché trasuda antiamericanismo strizzando l’occhio ai filorussi (tanto che c’è chi ipotizza la longa manu di Putin dietro il libro stesso), proprio mentre la Meloni e il governo hanno scelto una linea ultra-atlantista. La presidente del Consiglio è stretta tra due fuochi: non ne parla per non perdere voti a destra, ma non può fare a meno di osservare come Alemanno, e persino Salvini, stiano lisciando il pelo a Vannacci in vista delle Europee, con l’obiettivo di piazzare elementi contrari all’ortodossia atlantica al prossimo europarlamento. Qualcosa si muove a destra di Fratelli d’Italia, ed è un bel problema per Giorgia Meloni.
Nasce movimento pro Vannacci
Intanto spunta un movimento culturale ispirato al libro “Il Mondo al Contrario” del generale Roberto Vannacci. La nascita sarà nelle prossime ore a Lamezia Terme, annuncia in un post sui social l’ufficiale dell’esercito in pensione, Fabio Filomeni. “Scopo del nascente movimento – si legge in una nota – è quello di costituire un centro di aggregazione del pensiero di tutti coloro che credono nella libertà di espressione, diritto sancito dalla nostra Costituzione”. “La nostra bussola – si legge sul sito web che porta il nome del nascente movimento – La libertà: il principio che muove la storia e che rispetta l’individuo”. Tuttavia il generale Vannacci, interpellato dall’Adnkronos spiega di non sapere nulla dell’iniziativa: “Conosco Filomeni, ma non ci ho parlato… Non so niente di questa iniziativa, non ne sono a conoscenza”, afferma.
Lega e Destra sociale se lo contendono
Nel frattempo è partita la corsa per accaparrarsi Vannacci nelle proprie liste in vista delle Europee. Obiettivo comune di Lega e Destra sociale è quello di indebolire Fratelli d’Italia e la Meloni, troppo forte elettoralmente per i leghisti e troppo schiacciata sull’altlantismo filo americano per la galassia di destra che gravita intorno a Gianni Alemanno. Il “benvenuto” se deciderà di candidarsi è arrivato dal vicesegretario della Lega Andrea Crippa e dall’ex sindaco di Roma. Entrambi hanno fatto dichiarazioni esplicite a margine della serata conclusiva de “La piazza” di Affaritaliani a Ceglie Messapica.
“Se Vannacci dovesse decidere di candidarsi, le porte della Lega sono spalancate” ha detto Crippa. Rispetto alle opinioni espresse nel libro del militare, il leghista ha chiarito: “Ha espresso il suo pensiero e va ascoltato. Da quello che è uscito sui media, l’80% di ciò che ha scritto lo condivido”. E ha aggiunto: “Dal punto di vista istituzionale non era opportuno l’intervento di Crosetto ma penso l’abbia fatto più da ministro della Difesa che da politico”.
Linea simile da Alemanno: “Credo che Crosetto abbia fatto un’accelerazione personale o per una scivolata o perché indotto da pressioni di carattere istituzionale e dei vertici dell’esercito. Non si è mai visto un ministro che attacca così frontalmente un proprio sottoposto. O sta zitto o lo difende”. Vannacci in lista? “Vedremo se ci sono possibilità di convergenze politiche con lui. Sicuramente da parte nostra c’è disponibilità a parlarne”.
La ‘mano di Putin’
Non è finita qui, perché c’è chi vede nel libro qualcosa di molto più complesso che non un semplice sasso lanciato nello stagno. E non si tratta di qualcuno all’opposizione, bensì di un personaggio che ha fatto parte per anni della classe dirigente di Silvio Berlusconi. E’ Fabrizio Cicchitto, già deputato Pdl e capo della Commissione Esteri, che ne ha parlato in una intervista a Matteo Pucciarelli su “Repubblica”: “Bisogna ricordare il contesto passato. La Russia era piazzata benissimo in Italia: Putin aveva rapporti personali e di affari con Silvio Berlusconi, una collaborazione del suo partito con la Lega, poi c’era il Movimento 5 Stelle un po’ filorusso e un po’ filocinese e infine Giorgia Meloni, che è stata filo-putinista”.
A questo punto, l’ex deputato socialista tira le somme di tanto filo putinismo italico, uscito allo scoperto con l’invasione della Russia in Ucraina: “Questo schema salta con Mario Draghi…e non credo che non ci sia stata un’influenza nella caduta di Draghi voluta da 5 Stelle, Lega e Fi, forze che per altro non l’hanno voluto presidente della Repubblica. Una volta fatto fuori da Palazzo Chigi e dalla corsa al Quirinale l’amerikano Draghi, l’anti-americanismo italico si è ritrovato di colpo in mano il libro autoprodotto dal generale della Folgore. Afferma Cicchitto: “Vannacci faceva delle operazione speciali, non è uno sprovveduto. Per questo dico che ci vedo una mano, un disegno. L’obiettivo è piazzare elementi contrari all’ortodossia atlantica al prossimo europarlamento. Non si dimentichi che Putin è stato il primo leader mondiale a capire la capacità di condizionamento e di destabilizzazione delle liberaldemocrazie grazie a un utilizzo spregiudicato di Internet”.
Vannacci filo-russo
Del resto passaggi filorussi e antiamericani, nel libro, se ne trovano parecchi. “In Russia c’è lavoro, e ce n’è anche tanto. Rispetto a molti posti del mondo, vi si vive anche abbastanza bene. In Russia, nonostante l’incredibile estensione del territorio e l’impossibilità di gestirne e controllarne le frontiere, l’immigrazione clandestina non esiste o è un fenomeno relegato alle popolazioni nomadi delle steppe asiatiche. Il clandestino in Russia non lo vai a fare perché sai che non avrai vita facile”.