La storia della sepoltura di Joseph Stalin è decisamente fuori dal comune e prima di poterne parlare, occorre spiegare cos’è accaduto dopo il decesso di Lenin. Le azioni successive, infatti, affondano le radici nel comportamento tenuto dal leader georgiano, in pieno contrasto con le volontà della vedova di Lenin, Nadezhda Krupskaja, le cui proteste furono vane.
La morte di Lenin
Non tutti sanno, forse, che il Mausoleo di Lenin fu quasi interamente opera di Stalin. Era il 1924, precisamente il 21 gennaio, quando l’ex primo ministro (della Repubblica russa, della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa e dell’Unione Sovietica, ndr) morì. Accorsero migliaia di membri del Partito Comunista per rendergli omaggio. Giunsero da ogni parte del Paese, mettendo piede nella camera ardente allestita presso la Sala dei Soviet a Mosca.
Una situazione inaccettabile per Stalin, considerando come il corpo dell’ex leader stesse iniziando a decomporsi. Decise così di predisporre che venisse imbalsamato, per poi collocarlo all’interno del Mausoleo realizzato, inizialmente in legno, in tempi record, e poi in granito. A nulla servirono le proteste della vedova di Lenin.
La scelta di Stalin fu maggiormente comprensibile nel 1953, quando occorsero i suoi funerali. Una cerimonia pomposa che bloccò di fatto Mosca, generando una ressa clamorosa con tanto di incidenti mortali. Al termine dei funerali, poi, il corpo del leader venne a sua volta imbalsamato e posto proprio nello stesso Mausoleo fatto erigere circa 30 anni prima.
La scomparsa di Stalin
Il posizionamento del corpo imbalsamato di Stalin nel Mausoleo che per anni aveva ospitato unicamente Lenin creò non poco imbarazzo. In cima era infatti posto un monolite con incise le lettere in cirillico a formare il nome di Lenin, per l’appunto. La struttura era in fondo stata ufficialmente realizzata in sua memoria.
Le autorità coprirono quel nome con stucco e vernice nera, per poi aggiungere al di sotto le lettere in cirillico a formare il nome Stalin. Il forte gelo invernale, però, generava una sagoma che rivelava quella scritta originaria. In seguito si optò per la totale sostituzione, con obbligo di distruggere il monolite, che venne invece salvato da Konstantin Moshkov, comandante del Mausoleo, che per tale gesto rischio l’esecuzione.
Evidente come Stalin fosse pronto a questo tipo di sepoltura, solenne e lussuoso nella sua uniforme, decorata con bottoni dorati, spalline e ordini statali al petto. Lenin era invece nel suo abito civile nero, com’è ancora oggi, senza alcuna decorazione.
In seguito alla salita di Khrushchev, ci fu il celebre discorso di denuncia nei confronti delle atrocità commesse dal governo di Stalin. I sovietici volevano allontanarsi da quel periodo atroce e così ebbe inizio la demolizione dei monumenti di Stalin in tutta l’Urss. Un processo lento ma inesorabile, che rese poi evidente la necessità di rimuovere il suo cadavere dal Mausoleo di Lenin, avendo tradito le idee di quest’ultimo.
Il XXII Congresso del Partito Comunista fece in modo di far sembrare il tutto una richiesta dei lavoratori di Leningrado. La decisione finale venne annunciata dal funzionario Ivan Spiridonov nel 1961. La rapidità d’intervento era cruciale, temendo l’azione violenta di alcuni nostalgici. Il 31 ottobre, nel cuore della notte, il corpo di Stalin è stato portato via, posto in un laboratorio al di sotto del Mausoleo prima e poi fuori dall’edificio, per poi essere sepolto vicino le mura del Cremlino.