Arianna Meloni, l’indagine fantasma e il presunto complotto contro il governo

Nessuna indagine aperta alla Procura di Roma per la sorella della premier, Arianna Meloni, ma il direttore de Il Giornale Sallusti continua a confermare

Pubblicato: 21 Agosto 2024 12:51

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Politici in vacanza? Non proprio. In piena pausa estiva continua a tenere banco il caso Arianna Meloni e a intervenire, finalmente, dopo le polemiche scoppiate anche con l’Associazione nazionale magistrati, è la diretta interessata. E mentre alla Procura di Roma non risulta nessuna indagine in corso contro di lei, il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, da cui tutto è partito, continua a sostenere la sua tesi.

L'”affaire”Arianna Meloni

Arianna Meloni, leader della segreteria politica di Fratelli d’Italia, è finita in questi giorni nel tritacarne mediatico per una presunta indagine che sarebbe scattata da qui a poco ai suoi danni per “traffico di influenze” sulle ultime nomine del governo; questo come parte di un preciso disegno politico della sinistra contro la destra, secondo quando rivelato dal direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti nel suo editoriale. Un’inchiesta che minerebbe, evidentemente, la tenuta dell’Esecutivo, già in bilico su altri nodi, come quello delle pensioni e dello jus scholae.

Ora, Arianna Meloni si difende, e nega. Nega tutto: nega di aver avuto mai in mano una “regia”, nega che ci sia uno scontro in atto. Solo, dice, c’è stata una reazione a un “metodo” che “lascia increduli”. Arianna, sorella minore di Giorgia, ha sempre mantenuto un basso profilo, ma ha sempre avuto un ruolo significativo all’interno di Fratelli d’Italia.

Nessuna indagine alla Procura di Roma

Alla Procura di Roma, però, al momento non risulta alcun fascicolo aperto su di lei, come chiarito ieri dall’agenzia di stampa La Presse, che cita fonti qualificate della Procura romana. Al momento, riportano queste fonti “ben informate”, non ci sarebbe nemmeno traccia di esposti agli atti, che potrebbero portare aprire la strada a eventuali verifiche da parte degli inquirenti.

Il caso però si è allargato all’Anm, l’Associazione nazionale magistrati, dopo l’intervento a gamba tesa della premier Giorgia Meloni, che ha commentato preoccupata l’allarme lanciato da Sallusti e l’ipotesi di un tentativo di screditamento mosso, ha detto, da un fronte compatto costituito da giornali di sinistra, partiti vari anti-governo e pm militanti.

Eventualità che sarebbe, attacca la premier dalla sua masseria in Puglia, trasformato in corsa in luogo della politica, “molto verosimile”, definendo “gravissima se fosse vero” e paragonandola a “uno schema visto e rivisto, soprattutto contro Silvio Berlusconi“. “Un sistema di potere che usa ogni metodo e ogni sotterfugio pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica” attacca Giorgia Meloni. Quel “metodo Palamara” di cui tanto abbiamo sentito parlare in passato.

La replica dell’Anm: “Ennesimo attacco alla magistratura”

Immediata la replica dell’Anm. “Vogliono delegittimarci adombrando presunti complotti. Quello in corso è l’ennesimo attacco alla magistratura, volto a delegittimarla adombrando presunti complotti. Un esercizio pericoloso che indebolisce le istituzioni repubblicane e danneggia l’intero Paese”, sostiene il sindacato dei magistrati. Quelle di Meloni sono “dichiarazioni senza alcun riferimento a fatti concreti. Tesi fondate sul nulla”.

Intanto Sallusti conferma “quanto ho scritto”. “Qualcuno sta indagando sull’ipotesi che Arianna Meloni abbia commesso dei reati attinenti al traffico di influenze sulle nomine pubbliche recenti. Questo mi risulta con certezza. Quello che ho scritto corrisponde a verità. Ci sono indizi convergenti da fonte autorevole” assicura il direttore de Il Giornale a L‘Aria che tira estate su La7, replicando di fatto a un’intervista di Repubblica al magistrato dell’Anm Giuseppe Santalucia che definisce “assolutamente inverosimile” queste teorie.

Il ruolo di Renzi e Boschi

Sulla questione è tornato pure Matteo Renzi, visto che Il Giornale ha citato le interrogazioni chieste da Maria Elena Boschi e Raffaella Paita, parlamentari di Italia Viva, in merito all’eventuale coinvolgimento di Arianna Meloni in particolare sulle nomine in Rai e in Ferrovie dello Stato.

“La mia critica al governo è politica – attacca Renzi -. Abbiamo un Paese in mano alla parentocrazia tra premier, sorelle e cognati (Arianna, sorella di Giorgia, è anche moglie del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ndr). Questa concentrazione di parenti esiste solo in Italia e in Corea del Nord. Ma questo non c’entra nulla con l’eventuale avviso di garanzia a Arianna”.

A parlare è anche, sulle pagine del Corriere Roma, Maria Elena Boschi, che di fatto è stata la prima a sollevare il caso delle nomine di Rai e Fs. “Davanti alle nostre richieste di chiarimento è nato il solito piagnisteo delle sorelle Meloni. Sono due anni che, anziché preoccuparsi dei problemi degli italiani, Giorgia Meloni si occupa delle questioni di casa sua e gioca a fare la vittima insieme alla sorella. Gestiscono il potere e sarebbero loro le vittime? Si lagnino di meno mentre sono a godersi le vacanze e pensino alle famiglie che non arrivano a fine mese” attacca durissima la fidatissima di Renzi.

Riguardo all’ipotesi di “complotto e di metodo Palamara”, dietro cui ci sarebbe la regia di Matteo Renzi, la replica di Boschi è secca: “Basta leggere il libro di Palamara (e di Sallusti) per sapere che di quel sistema Renzi è stato la prima vittima, non certo l’artefice. Pensa che se avessimo davvero controllato la magistratura avremmo passato tutto quello che abbiamo dovuto passare noi e le nostre famiglie negli ultimi anni? È ridicolo”.

Arianna Meloni nega di aver mai deciso alcunché sulle nomine, ma – prosegue Boschi – “che lo dica lei lascia il tempo che trova. Deve essere Giorgia Meloni a dirlo e a dirlo in Parlamento. È lei la responsabile del governo e lei deve rispondere alle nostre interrogazioni. Per ora, tutto tace”. Sul fatto poi che neghi di conoscere le persone designate per le nomine, le cose non tornano. “Davvero non conosce Gianpaolo Rossi e gli altri? Questa sì che sarebbe una notizia”.

Ovvio che sulla vicenda va fatta immediata chiarezza, visto che si parla di nomine nelle partecipate, e cioè in aziende dello Stato, quindi di tutti noi. “Le opposizioni non farebbero il loro dovere se non chiedessero chiarimenti sulla trasparenza e correttezza delle nomine. Si tratta di aziende partecipate, quindi di tutti noi, e non della pro loco di Biella, con tutto il rispetto per le pro loco” conclude Boschi.

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