È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del 17 novembre 2021 del Ministero dell’Economia e delle Finanze che riguarda la perequazione delle pensioni. Si tratta cioè dell’adeguamento al costo della vita dei trattamenti previdenziali e assistenziali, che viene effettuato ogni anno tenendo conto dell’incremento del costo del paniere della spesa e delle bollette di luce e gas, al fine di non far perdere la capacità di acquisto a chi non è più nel mondo del lavoro.
C’è una buona notizia per i pensionati. Il 31 dicembre 2021 scade l’ultimo rinnovo della disciplina transitoria introdotta con la riforma Fornero che ha ridimensionato la rivalutazione con cinque fasce di rivalutazione, salite a sei nell’ultimo biennio.
Rivalutazione delle pensioni: quali sono le nuove fasce di perequazione
Dal 2022, dunque, l’adeguamento all’inflazione seguirà le vecchie regole, con il ritorno delle classiche tre fasce di perequazione. Ricordiamo che con quest’ultimo termine, si indica il processo attraverso il quale gli importi delle pensioni, sia quelle di vecchiaia sia quelle assistenziali, vengono aggiornati ogni anno per tener conto dell’aumento dei prezzi, misurato dall’ISTAT. Questo meccanismo è fondamentale perché assicura che il potere d’acquisto delle pensioni non diminuisca nel tempo, proteggendo così il diritto dei pensionati, come stabilito dalla Costituzione. La perequazione si applica a tutti i trattamenti pensionistici erogati dall’ente previdenziale pubblico, comprese le pensioni dirette, quelle ai superstiti e le prestazioni assistenziali come pensioni e assegni sociali, così come ai benefici per mutilati, invalidi civili, ciechi e sordomuti. Il parametro utilizzato per l’aggiornamento, come detto, è l’indice dei prezzi al consumo dell’ISTAT, che tiene conto delle variazioni dei costi della vita per le famiglie di operai e impiegati. Ogni novembre, infatti, il Ministero dell’Economia emana un decreto che stabilisce sia l’indice definitivo per l’anno in corso sia quello provvisorio per l’anno successivo. Questi dati vengono utilizzati per calcolare l’adeguamento delle pensioni, garantendo che siano adeguate all’aumento dei costi. Ecco dunque quali sono le tre fasce:
- Adeguamento del 100% per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo.
- Adeguamento del 90% per le pensioni tra le quattro e le cinque volte il trattamento minimo.
- Adeguamento del 75% per le pensioni di oltre cinque volte il trattamento minimo.
La pensione minima è fissata a 515,58 euro. Le fasce sono dunque le seguenti.
- Adeguamento del 100% fino a 2.062,32.
- Adeguamento del 90% da 2.062,33 a 2.577,9.
- Adeguamento del 75% oltre i 2.578.
Rivalutazione delle pensioni: a quanto ammonta e come si calcola
L’ultimo adeguamento è partito a gennaio 2020 e riguardava il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2019. La percentuale di variazione per l’anno 2020 è stata determinata come pari a 0 dal 1° gennaio 2021 a causa dell’inflazione nulla.
Per l’anno 2021, la perequazione delle pensioni è determinata in misura pari a 1,7% dal 1° gennaio 2022, salvo conguaglio da effettuarsi per l’anno successivo. Sono stati superati tutti i nodi che avrebbero potuto portare ad assegni più bassi.
Per sapere quanti soldi in più spettano a un pensionato, dunque, basta calcolare il 100%, il 90% o il 75% dell’1,7% dell’importo totale. A titolo di esempio, su una pensione da 1.500 si avrà diritto a un aumento di 25,5 euro.
Le buone notizie per i pensionati non finiscono qui. Infatti è in arrivo a dicembre il bonus Natale, con il maxi assegno, e il pagamento anticipato con i primi assegni che dovrebbero essere già partiti in base al tipo di conto su cui vengono addebitati.