Pensioni anticipate, rinnovo di Quota 103 e Opzione Donna in Manovra? Le ipotesi

La Manovra finanziaria ha poco spazio per le pensioni, ma il Governo vuole comunque provare a rinnovare Quota 103 e Opzione Donna pur bloccando l'aumento dell'età pensionabile

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Il Governo sta cercando le risorse per intervenire sulle pensioni. La Manovra finanziaria per il 2026, con solo 16 miliardi di euro a disposizione, ha però pochissimo spazio per questo tipo di interventi. Le misure che l’Esecutivo vorrebbe inserire sono due, la conferma delle opzioni di flessibilità per la pensione anticipata (Quota 103, Opzione Donna, Ape Sociale), e la sterilizzazione dell’aumento dell’età pensionabile.

Le priorità rimangono però il taglio dell’Irpef per il ceto medio e la Rottamazione delle cartelle quinquies. Con pochi soldi a disposizione per rientrare da subito nei parametri europei di stabilità, il Governo potrebbe dover rinunciare a una o a entrambe queste misure.

Il Governo vuole inserire la pensione anticipata in Manovra

Nella prossima Manovra finanziaria, lo spazio per le pensioni sarà limitato. Il Governo dovrà gestire, come ogni anno, la questione del rinnovo delle cosiddette opzioni di flessibilità. Si tratta di norme che vengono ogni anno rifinanziate e che permettono di andare in pensione in anticipo rispetto all’età di 67 anni fissata dalla legge Fornero.

Si tratta in particolare di:

Il costo per mantenerle è elevato e, di conseguenza, l’Esecutivo potrebbe trovare una via di mezzo, restringendo ulteriormente i criteri di accesso e limitando le platee, come già fatto negli scorsi anni. Sono però le misure di questo tipo, transitorie e che non generano crescita, che hanno portato la Banca d’Italia a bocciare la Manovra nella sua ultima relazione.

Il piano per sterilizzare l’aumento dell’età pensionabile

Quello della pensione anticipata è un tema che si ripete ogni anno al momento dell’elaborazione della Manovra finanziaria. Nella la Legge di Bilancio del 2026 però, dovrà essere affrontato anche un altro tema relativo alle pensioni, l’aumento automatico dell’età pensionabile. La legge Fornero prevede infatti che, all’aumentare dell’aspettativa di vita, aumenti anche l’età a cui si può andare in pensione.

Nel 2027 si passerà a 67 anni e 3 mesi. Annullare completamente questo aumento non sembra possibile, a causa della mancanza di coperture. L’intervento infatti costerebbe 3 miliardi di euro sui 16 totali della Manovra, quasi un quinto del denaro a disposizione. Anche in questo caso, però, l’Esecutivo vorrebbe trovare una via di mezzo.

Non un blocco dell’età pensionabile quindi, ma un freno. Una parte dell’aumento sarà tolta nel 2027 e un’altra nel 2028. In questo modo, con ogni probabilità, invece di aumentare di 3 mesi dal 2027, l’età pensionabile aumenterà di soli due mesi.

Questa misura però non riguarderebbe tutti i lavoratori e, al contrario, toccherebbe solo le categorie più “meritevoli di tutela”.

L’ipotesi del silenzio assenso per il Tfr

Infine c’è la questione delle pensioni future e della loro entità. Il ricalcolo contributivo in atto dal 1995 infatti provocherà un netto abbassamento degli assegni. Diversi lavoratori non si sono ancora resi conto di questo problema e rischiano, in pochi anni, di trasformarsi in anziani impoveriti, senza risparmi e con entrate insufficienti per sostenersi.

La soluzione sarebbe la previdenza integrativa, che però è molto poco diffusa nella cultura del risparmio italiana. Il Governo potrebbe quindi introdurre un semestre di silenzio-assenso per il trasferimento di parte del Tfr (Trattamento di fine rapporto) dei lavoratori dipendenti alle casse di previdenza integrativa di categoria.

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