Quota 100, andare in pensione anticipata fa male alla salute

Andare in pensione in anticipo fa male alla salute. A dirlo sono i medici della Società italiana di Gerontologia e Geriatria, che criticano duramente Quota 100

Pubblicato: 2 Dicembre 2019 10:52

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Redazione

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Tutti contro contro Quota 100. Anche i medici della Società italiana di Gerontologia e Geriatria, che criticano l’anticipo pensionistico per chi ha almeno 62 anni di età e 38 di contributi versati: “Lavorare stanca, ma protegge corpo e mente. La pensione anticipata non fa solo male alla salute, fa male alla società, è immorale”.

In pensione con quota 100

Chi sogna di andare in pensione, sfruttando la finestra di Quota 100 è dunque avvertito: entro i primi due anni dal momento in cui si va in pensione aumentano gli eventi cardiovascolari, la depressione e il ricorso a medici, specialisti e terapie. Gli studi dicono che l’incidenza aumenta tra il 2 e il 2,5%.
Il messaggio che arriva dai geriatri è chiaro: “Non desiderate pazzamente di andare in pensione, perché non sapete che cosa vi aspetta. Preparatevi per tempo ad affrontare quel senso di vuoto e inutilità che può nuocere gravemente alla salute”.

Andare in pensione prima del previsto

In occasione del 64esimo Congresso nazionale della Sigg, la Società italiana di Gerontologia e Geriatria, il presidente Raffaele Antonello Incalzi ha spiegato: “Andare in pensione prima del previsto, come prevede Quota 100, ad un’età di appena 60 anni, quando si è ancora in forze e si sta bene, non fa solo male alla salute, fa male alla società. Andare via prima di poter contare sul reddito che viene dal lavoro, è immorale, specie se pensiamo alla situazione drammatica dell’economia nel Paese”.

“Quello che avvertiamo noi medici, è che uscire dal mondo del lavoro sia peggiorativo anche per la salute percepita, cioè che essere fuori dal lavoro incida sul modo di sentirsi dalle persone stesse, sia fisicamente che psicologicamente: essere pensionati innesca un meccanismo che fa sentire nell’ultima fase della vita, non più coinvolti, fuori da tutto”, spiega Nicola Ferrara, Ordinario di Geriatria all’Università Federico II di Napoli.

Le conseguenze dell’uscita dalla vita lavorativa

L’uscita dalla vita lavorativa, la mancanza di un impegno nella società, il senso di marginalizzazione – dicono gli esperti Sigg – pesa sulla salute e i medici lo toccano con mano. Il periodo post-pensione crea una fase di fragilità con sintomatologie fisica e cognitiva.

“Dagli studi emerge una esperienza diversa tra ceti abbienti e non, tra persone istruite e pensionati con minori risorse culturali – chiariscono gli specialisti – chi ha meno strumenti e reddito più basso, ha anche maggiori problemi di salute”.
“Non è da sottovalutare inoltre – aggiunge Ferrara – un dato molto importante. Con la pensione la maggior parte delle persone vede diminuire il proprio potere di acquisto. Peggio ancora per chi decide di usufruire di leggi che consentono l’uscita anni prima rispetto al raggiungimento dell’età e che perdono una percentuale notevole di reddito. Con il risultato che un settantenne, pur avendo lavorato per 40 anni, rischia di diventare un nuovo povero e di non potersi permettere le cure di cui ha bisogno”.

Il messaggio che arriva dai geriatri è chiaro: “Non desiderate pazzamente di andare in pensione, perchè non sapete che cosa vi aspetta. Preparatevi per tempo ad affrontare quel senso di vuoto e inutilità che può nuocere gravemente alla salute”.

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