Pensione anticipata: FMI apre, ma con assegni più bassi

Secondo il report sul nostro paese, ogni forma di uscita anticipata va neutralizzata con una riduzione dell’assegno in proporzione ai mancati contributi

Pubblicato: 30 Gennaio 2020 09:34

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Redazione

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Il Fondo Monetario Internazionale apre per la prima volta alle pensioni anticipate in Italia, purché con assegni più leggeri legati ai contributi versati. Lo si legge nell’ultima analisi dedicata alle politiche del nostro paese.

Nel dettaglio, secondo l’FMI il nostro paese ha dimostrato una attuazione delle misure sui conti pubblici “migliore del previsto”, adottando una linea “prudente” nonostante i nuovi programmi di Quota 100 e del Reddito di cittadinanza.

In merito proprio a Quota 100, l’anticipo pensionistico senza penalità introdotto dal precedente governo e destinato a terminare alla fine della sperimentazione triennale, secondo il FMI l’istituto ha creato una “discontinuità” nel meccanismo di indicizzazione dell’età di pensionamento alla speranza di vita, facendo inevitabilmente aumentare la spesa. “Nei prossimi decenni le pressioni sulla spesa sono destinate a salire considerevolmente” anche per via di ‘Quota 100′, che “accresce la spesa e crea una discontinuità sull’età pensionabile”. Con lo strumento gratuito di QuiFinanza è facile calcolare la propria età pensionabile.

Anticipo legato ai contributi

Di qui il monito del Fondo, ossia “mantenere il collegamento fra età pensionabile e aspettativa di vita, adeguando i parametri previdenziali per garantire la sostenibilità” del sistema previdenziale. Per quanto riguarda il cantiere della riforma delle pensioni, aperto con il nuovo governo, il Fondo apre alla pensione anticipata ma che sia legata ai contributi versati.
In sostanza, dice il FMI, serve “correttezza” sui pensionamenti anticipati “legando strettamente gli assegni ai contributi versati nell’arco della vita lavorativa”.

Reddito di cittadinanza

Ma il report non si è limitato alle pensioni. A proposito del Reddito di cittadinanza, l’istituto individue due difetti principali delle attuali misure anti povertà: lo scarso aiuto alle famiglie numerose, e l’uscita di scena rapida in caso di accettazione di un’offerta di lavoro anche a bassi salari, con il risultato di disincentivare l’ingresso dei diretti interessati nel mercato del lavoro.

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