“Follia” Brexit: gli assurdi casi dei due pensionati italiani di 95 e 101 anni

Iniziano a manifestarsi le distorsioni dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea. I casi di due pensionati italiani che rischiano di dover lasciare l'Inghilterra

Pubblicato: 18 Febbraio 2020 09:53

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Redazione

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La “follia” Brexit inizia a farsi sentire. A prescindere dalla posizione più politica che si può avere rispetto all’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, resta il fatto che gli effetti negativi, o contraddittori, sono già realtà.

A rischio Made in Italy, lavoro e commercio

La Coldiretti ha lanciato un allarme sul Made in Italy: senza accordo sulle regole con l’Unione Europea la Gran Bretagna rischia di diventare il porto franco del falso Made in Italy in Europa per la mancata tutela giuridica dei marchi dei prodotti italiani a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp), che rappresentano circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare tricolore.

Non solo. Cambiano diverse regole per le persone, il lavoro e il commercio. E abbiamo evidenza delle prime storture di un sistema complesso.

Il caso del signor Antonio Finelli, 95 anni

È il caso di un uomo italiano di 95 anni che vive nel Regno Unito da 68 anni. A lui, il Ministero dell’Interno ha chiesto di dimostrare di essere residente nel Paese per poter restare dopo la Brexit, nonostante abbia percepito la pensione statale negli ultimi 32 anni.

La sua storia è stata raccolta dal Guardian. Antonio Finelli arrivò in Inghilterra nel 1952 quando rispose a un appello per il lavoro degli immigrati come parte degli sforzi di ricostruzione dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Fu accolto con uno stipendio anticipato di una settimana e un panino al porto di Folkestone.

Oggi, quasi 70 anni dopo, è stato costretto a fornire 80 pagine di estratti conto bancari per dimostrare il suo diritto a rimanere nel Regno Unito. Gli è stato chiesto di provare la sua presenza nel Paese per cinque anni consecutivi quando ha presentato la domanda per il sistema di insediamento dell’Ue, ma l’app del Ministero degli Interni non trovava traccia di lui.

“È sbagliato”, commenta Antonio. “È stata una sorpresa perché ho avuto il certificato di stranieri”, ha detto riferendosi al documento consegnato agli immigrati che sono andati lì tra il 1918 e il 1957. “Ho ricevuto la pensione e ho lavorato per tutta la vita, quindi non capisco perché devo fornire questi estratti conto bancari”.

Preoccupazione per le persone anziane e vulnerabili

Il caso di Finelli – scrive il Guardian – mette in evidenza le preoccupazioni sullo stress e l’ansia causate a persone anziane e vulnerabili, molte delle quali non capiscono perché vengano chieste “scartoffie” in questa fase della loro vita.

Dimitri Scarlato, volontario presso l’Inca CGIL, ha raccontato di seguire una donna così stressata dalla necessità di reperire i documenti richiesti dalla Gran Bretagna che “pensava che avrebbe avuto un infarto”.

“Ciò che trovo inaccettabile è che il signor Finelli vive qui da 70 anni. È stato qui per tutta la vita. Ha lavorato per 40 anni e per 32 anni ha ricevuto la pensione. È una brava persona, un bravo cittadino ed è venuto prima dell’accordo sulla libertà di movimento, eppure ha ancora l’onere di fornire la prova della residenza” chiosa Scarlato. “È stato qui in tutti questi anni ma il sistema lo tratta come se non esistesse. Perché?”.

Il caso del signor Giovanni Palmiero, 101 anni

Finelli è il secondo caso in una settimana di anziani cittadini dell’Ue in difficoltà con la domanda di status consolidato che tutti i cittadini Ue devono completare per rimanere nel Regno Unito dopo giugno del prossimo anno.

La scorsa settimana l’altro caso assurdo: al signor Giovanni Palmiero, 101 anni, che per caso conosceva Finelli da bambino in Italia, è stato chiesto di chiedere ai suoi genitori di fare domanda per conto suo perché per il sistema inglese era un neonato di un anno senza permesso di soggiorno.

Scarlato teme che il problema potrebbe essere molto più grande e colpire decine di migliaia di pensionati perché non tutti i documenti legati alle pensioni sono digitalizzati.

Scarlato ha elaborato circa 500 domande e la metà è per anziani. La metà di queste persone non è stata trovata dal sistema, che chiede loro di provare la propria residenza anche se hanno ricevuto la pensione per anni e i soggetti risiedono lì dagli anni ’50-’60.

Il problema con le pensioni e i dati, la risposta del Ministero

Il Guardian ha chiesto al Ministero degli Interni se ci sia un problema di digitalizzazione con i registri delle pensioni, ma ha rifiutato di rispondere alla domanda specifica. Ha solo fatto sapere che i controlli automatizzati significano che la stragrande maggioranza dei candidati non è tenuta a fornire prove aggiuntive, ma quando è necessario esiste una vasta gamma di prove che le persone possono presentare, tra cui appunti, buste paga e lettere di beneficenza.

Il Ministero degli Interni ha comunque confermato a Scarlato di aver elaborato con successo la domanda di Finelli dopo aver caricato sul sistema ben 80 pagine di estratti conto bancari.

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