Soltanto una struttura su sette ha completato la richiesta del Cin, il Codice identificativo nazionale in vigore dall’1 settembre per contrastare l’evasione fiscale tra gli affitti brevi e rendere più trasparente il settore ricettivo. Lo rivela la piattaforma ‘Bed-and-Breakfast.it’ che ha calcolato il numero di B&B e altri immobili destinati al turismo ad oggi registrati nella Banca dati nazionale voluta dalla ministra Daniela Santanchè, per contrastare il fenomeno dei soggiorni illegali sui contratti di locazione inferiori ai 30 giorni, finora esenti dall’obbligo di registrazione.
La normativa
Con la conversione in legge del Dl 145/2023, il ministero del Turismo ha introdotto una serie di strumenti per regolamentare il settore degli affitti brevi, tra i quali il Cin, un codice che serve per identificare tutte le strutture ricettive e gli immobili con finalità turistiche che vogliano promuovere la propria attività di affitti brevi.
Nelle intenzioni della ministra Daniela Santanchè il Codice identificativo nazionale rappresenta “un’importante risorsa per il coordinamento e la gestione dei dati relativi alle strutture ricettive presenti sul territorio nazionale” in quanto “pensata per regolamentare e non criminalizzare gli affitti brevi, perché in molte aree italiane, dove scarseggiano gli alberghi, sono fondamentali per accogliere i turisti e favorire il decongestionamento dei flussi”
Le nuove regole di contrasto all’evasione fiscale sono entrate in vigore a inizio mese, ma in alcune regioni come Puglia, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Umbria, Campania, Basilicata e della provincia autonoma di Trento, era stata già attivato un periodo di prova ad agosto.
Secondo il report di ‘Bed-and-Breakfast.it’, tra i principali operatori italiani nell’ambito di piattaforme di viaggio, però soltanto il 13,73% delle strutture destinate agli affitti brevi presenti in Italia hanno completato ad oggi la richiesta del Cin: una percentuale bassissima rispetto ai circa 500mila immobili per soggiorni turistici soggetti alle nuove regole.
“È fondamentale che tutte le strutture ricettive siano informate dell’obbligo di richiedere il Cin e lo facciano quanto prima – avverte il founder della piattaforma Giambattista Scivoletto – I rischi di non conformità sono altissimi, e la mancanza del codice potrebbe comportare gravi perdite economiche e la sospensione dalle piattaforme di prenotazione online. Invitiamo tutti a non aspettare l’ultimo momento per adeguarsi a questa normativa fondamentale”.
A quanto ammontano e quando scattano le multe
Le attività ricettive che non si adeguano alle nuove regole, infatti, possono andare incontro a pesanti multe comprese tra gli 800 e gli 8mila euro, mentre le sanzioni nei confronti delle piattaforme che ospitano gli annunci delle strutture non in regole rischiano sanzioni da 500 fino a 5mila euro.
Per evitare il pagamento dell’ammenda e anche la sospensione dai portali online dedicati ai soggiorni, i titolari di immobili destinati agli affitti brevi dovranno esporre chiaramente il Cin all’esterno della propria struttura e sulle piattaforme OTA, entro 60 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Avviso attestante l’entrata in funzione della Banca Dati Strutture Ricettive (Bdsr) su scala nazionale, avvenuta il 3 settembre 2024.
Per chi ha già un codice provinciale o regionale, è sufficiente accedere alla Banca dati strutture ricettive del ministero del Turismo (Bdsr) e presentare domanda per sostituirlo con un Cin o rendere il codice da locale a nazionale.
Per coloro che devono ottenere il Cin per la prima volta, invece, è necessario accedere alla Bdsr con identità digitale, vale a dire Spid o Carta d’identità elettronica, e inserire tutti i dati catastali richiesti, sempre passando prima dall’accredito con la Regione di appartenenza.