Aumentano prezzi di alloggi e skipass in montagna, 4 milioni di italiani rinunciano alle vacanze

L'aumento dei prezzi degli alloggi in montagna e degli skipass per sciare fanno crollare il numero dei turisti che scelgono la settimana bianca per le loro vacanze invernali

Pubblicato: 5 Marzo 2025 13:01

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Le vacanze sulla neve sono sempre state un lusso ma, numeri alla mano, il numero di italiani che possono permettersele è costantemente rivisto al ribasso. Secondo i dati diffusi da Assoutenti, rispetto al 2024, quasi 1 milione di italiani ha rinunciato nel 2025 alla settimana bianca.

Il confronto con il 2023 evidenzia poi una riduzione ancora più marcato. Quasi 4 milioni di presenze in meno in due anni. La causa principale è l’impennata dei prezzi che ha colpito l’intero comparto del turismo invernale.

Skipass e alloggi in montagna sempre più cari

Dai dati del report pubblicato il 28 febbraio 2025 da Assoutenti, negli ultimi tre anni i prezzi degli skipass hanno registrato aumenti che sfiorano il +30%. Ciò rende sempre più costoso l’accesso alle piste da sci. Anche le strutture ricettive hanno subito rincari significativi, con tariffe degli alloggi aumentate del +20% rispetto al 2021.

Il risultato è un cambiamento radicale nelle abitudini degli italiani, che di fronte a costi sempre più proibitivi tagliano il numero di notti fuori casa o, come è accaduto spesso, rinunciano del tutto alla vacanza sulla neve. Infatti, se nel 2023 erano 12 milioni gli italiani che si concedevano una vacanza in montagna, nel 2025 il numero è crollato a 8,2 milioni (ben 3,8 milioni di presenze in meno in soli due anni).

Settore in crisi, crolla il giro d’affari

Meno presenze in montagna vuol dire meno soldi per imprese e aziende che operano nel settore, ma anche un duro contraccolpo per l’economia. Non a caso, il giro d’affari delle vacanze sulla neve è passato dai 9,6 miliardi di euro del 2023 ai 5,8 miliardi del 2025, segnando un calo drastico del -39%.

A tal proposito, secondo il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, proprio gli aumenti dei prezzi si sono rivelati alla fine un’arma a doppio taglio. Infatti, se da un lato le località sciistiche hanno cercato di compensare l’inflazione con rincari, dall’altro il risultato è stato un crollo delle presenze.

Impatto sul settore turistico e alberghiero

L’aumento dei prezzi di skipass e alloggi e il conseguente calo delle presenze in montagna hanno ripercussioni significative su diversi livelli, colpendo in particolare il settore turistico e alberghiero (e tutte le imprese della filiera che da questi comparti dipendono molto).

Con 4 milioni di italiani in meno sulla neve rispetto al 2023, molte strutture ricettive hanno visto ridotti i loro guadagni, specialmente gli hotel, i B&B e gli appartamenti in affitto breve. Inoltre, con meno turisti diminuisce anche la domanda di personale negli alberghi, nei ristoranti, nei noleggi sci e nelle scuole di sci. E ad essere particolarmente esposti a questo taglio dei costi sono i lavoratori stagionali, già precari, che potrebbero trovarsi senza impiego o con contratti più brevi.

Infine, se si tiene conto che la gestione degli impianti di risalita è di per sé costosa, senza un numero sufficiente di sciatori, alcune località potrebbero ridurre gli orari di apertura o addirittura chiudere gli impianti meno redditizi, con ripercussioni sull’economia dei paesi di montagna che sul flusso turistico basano gran parte dei loro introiti.

Di fatto, se i prezzi continueranno a salire senza un riequilibrio tra domanda e offerta, il settore della montagna potrebbe dover affrontare una crisi più profonda, con effetti a lungo termine su tutto l’ecosistema economico delle località sciistiche.

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