Iceberg, l’evoluzione deluxe dello sportwear

Il ritorno sulle passerelle meneghine del brand più pop del Made in Italy: intervista a Paolo Gerani

Pubblicato: 5 Aprile 2024 15:27

Paolo Gelmi

Esperto di moda e lifestyle maschile

Esperto di moda e lifestyle, è stato direttore di svariate riviste cartacee nel settore luxury.

Giuliana Marchini Gerani e Silvano Gerani fondano nel 1959 in Emilia Romagna la Gilmar un’azienda di abbigliamento specializzata in maglieria che oggi è diventata un gruppo di produzione e distribuzione di marchi moda che vede al suo interno i brand di proprietà Iceberg e Ice Play e in licenza N.21 By Alessandro Dell’Acqua  e Paolo Pecora Milano, questa coppia d’imprenditori nel 1974 crea il marchio Iceberg un brand d’abbigliamento sportivo elegante che sin dai suoi esordi propone una visione rivoluzionaria, introducendo un nuovo concetto di sportwear deluxe. Il brand mette in perfetto equilibrio il confort e l’eleganza proponendo abbigliamento sportivo con capi all’avanguardia nell’innovazione tecnologica, sia nella lavorazione che nell’uso dei materiali ricercati, famose furono le sue grafiche con i fumetti dei personaggi della Warner Bros, che fecero catapultare immediatamente il brand in un universo coloratissimo e pop, rendendolo famoso e riconoscibile in tutto il mondo, avendo a sua volta un’identità spiccata e ricercata. Sarà il 1995 a vedere il debutto sulle passerelle milanesi di Iceberg decretandone un successo davvero straordinario, buyer e consumatori finali e l’intero universo giovanile rimarranno piacevolmente colpiti della visione che questo brand romagnolo porta alla moda e alla sua capacità di guardare al passato per proiettarsi verso il futuro, una notorietà conquistata meritatamente per la famiglia Gerani che con il suo elegante prèt-a’-Porter in poco tempo porterà il brand alla conquista del mondo intero grazie all’apertura di negozi monomarca come quello di Milano, Roma, Parigi, Amsterdam e Capri.

Iceberg nelle sue collezioni propone un total look giovane sia per uomo che per donna, oltre all’abbigliamento ci sono linee complete d’accessori su licenza, come profumi, occhiali, pelletteria, scarpe, cravatte, orologi e porcellane per la casa. Avendo iniziato la sua attività dalla maglieria, Iceberg s’impone con il tempo come una delle prime aziende in grado di proporre un abbigliamento casual elegante e alla moda, nel tempo proporrà anche collezioni dedicate ai bambini dai 4 ai 12 anni con Ice Baby, nel 2002 il brand riaprirà il suo negozio storico a Riccione dando vita ad un nuovo concetto di H-Art Store Iceberg, dove la H significa house e art è uno specifico riferimento all’arte contemporanea, la moda e l’arte si mescolano per dar vita ad una galleria/boutique creando atmosfere calde e accoglienti tipiche di abitazioni chic di NY con degli immancabili dettagli pop. Tanti sono stati nel tempo gli stilisti importanti che si sono succeduti in maniera anonima alla guida del brand, perché la maison ha sempre preferito non renderli pubblici, tra questi ci piace citare un giovanissimo Marc Jacobs, Federico Curradi e Alexis Martial e molti altri. A febbraio 2023, dopo tre anni di assenza dalla scena internazionale – complice anche la pandemia da COVID-19 -, Iceberg è tornato a sfilare alla Milano Fashion Week.

Per l’occasione QF Lifestyle ha incontrato durante l’ultima Fashion Week di Milano Paolo Gerani, attuale CEO della Gilmar e seconda generazione della proprietà, per farci raccontare qualche dettaglio insolito del più pop dei brand italiani.

La storia di Iceberg inizia nel 1974, che cosa del vostro brand è rimasto immutato nel tempo?
Lo sportswear e la maglieria, nel 1974 l’intuizione visionaria della signora Giuliana Marchini Gerani mia mamma, fu quella di chiamare in azienda l’artista francese Jean Charles de Castelbajac, sotto la loro supervisione Iceberg lanciò un’idea dirompente per l’epoca, introducendo con grande anticipo per i tempi il nuovo concetto di sportwear deluxe, una collezione completamente basata sulla maglieria, un’idea davvero fuori dagli schemi, la maglieria come tessuto, non come la immaginiamo oggi. La maglieria è stata una scelta intelligente perché questa non perde mai la sua forma, immaginiamo il 1974, dove tutti vestivano in modo formale, il brand Iceberg si presenta sul mercato con una collezione e una visione unica, lo sportswear. Questi elementi rimarranno immutati nel tempo perché sono parte della nostra storia.

Iceberg vuol dire moda mixata a tecnologia e selezione dei tessuti, ci vuole raccontare qualcosa in più?
Torno a ripetere nascendo dalla maglieria, abbiamo portato questa materia ad essere trattata e tagliata come un tessuto, abbiamo mixato più elementi con essa per creare capi nuovi e unici, una cosa che non si era mai vista sul mercato, l’innovazione è parte del nostro DNA e lavoriamo molto in questo senso, cerchiamo di essere contemporanei e di rispettare anche il mondo animale, se possiamo cerchiamo di non utilizzare sempre la pelle, offrendo alternative interessanti.

L’universo rock/pop è parte del vostro DNA, cosa vi lega a questi segmenti?
Iceberg ha infiammato il mondo della moda con la prima collezione ispirata alla Pop Art, questa idea esplode con la campagna affidata a Oliviero Toscani, era il 1983 con “I Contemporanei”, in quel momento storico tutti iniziarono a lavorare con modelli, mentre Iceberg iniziò  a coinvolgere per la prima volta persone reali e famose, tra questi Andy Warhol che per noi è considerato il fondatore morale del nostro Brand, poi le iconiche stampe con i personaggi dei fumetti ci hanno letteralmente consacrati nell’universo pop che sentiamo a tutti gli effetti la nostra casa.

Quale è un capo iconico del vostro brand?
Senza alcun dubbio il nostro capo iconico è il giubbotto con maniche in maglia.

Dalla Romagna al mondo intero, quali sono i vostri mercati di riferimento?
Negli anni Iceberg e tutta la Gilmar si sono consolidati in tutti i mercati, ognuno con il proprio prodotto e segmento, dall’Europa, al Giappone e Corea per arrivare sino agli Stati Uniti D’America, ogni mercato ha le sue regole ed i suoi desiderata a seconda dei consumatori e dei buyer di riferimento e noi cerchiamo di soddisfarli tutti in modo esclusivo.

Chi è l’uomo Iceberg?
L’uomo Iceberg è un uomo sportivo, attento ai dettagli, amante del tempo libero, che ama sentirsi elegante ma allo stesso tempo comodo, un uomo deciso e sicuro di se.

In tema di sostenibilità come vi state comportando?
Non voglio andare contro corrente, ma credo che in questo momento storico vi sia una moda distorta di raccontare la sostenibilità, molti imprenditori per accaparrarsi il consenso della clientela raccontano cose non corrette su questo argomento, purtroppo la moda inquina, vedi ad esempio nella produzione del denim, nel loro trattamento, nei lavaggi, ma anche banalmente nel e-commerce che porta alcuni prodotti da una parte all’altra del pianeta per poi magari essere resi, immaginate l’inquinamento dovuto allo spostamento delle merci, posso solo dire che la Gilmar fa tutto il possibile per inquinare il meno possibile usando tutti i mezzi realmente possibili, ma non inquinare oggi è ancora impossibile. Molto spesso troviamo prodotti sostenibili con dei prezzi altissimi, questo in un regime di economia aziendale non è realistico e non va bene.

Siete tornati a sfilare a Milano dopo alcuni anni di assenza, nel 2024 hanno ancora senso le Fashion Week e le sfilate?
Per un certo periodo ho pensato che fossero ormai sorpassate, ma oggi credo il contrario, le sfilate stanno alle maison come un concerto dal vivo sta alla rock star, senza di esso l’artista non potrebbe esprimersi e raccontarsi al meglio, cosi è per gli stilisti, quindi sono convinto che oggi più che mai le sfilate siano un valore aggiunto.

Iceberg fa parte del Gruppo Gilmar del 1959, avete intenzione di ampliare la vostra offerta con nuove acquisizioni o licenze?
Vogliamo consolidare i marchi di proprietà e le licenze che abbiamo, questo è per adesso il nostro futuro, stiamo collaborando anche con grandi brand del lusso grazie al nostro know-how che nasce dalla maglieria e si sviluppa in tutti i segmenti.

In questa primavera/estate avete debuttato nel mondo del golf, cosa vi ha portato in questa direzione e perché?
Il golf è una piacevole scoperta anche per noi, tra l’altro è uno sport che non pratichiamo, casualmente un giorno un grosso player coreano di altissima gamma ci ha chiesto di creare una licenza per questo settore, dovete sapere che in Corea del Sud il golf è uno degli sport più importanti e praticati ed è per questo motivo che abbiamo chiuso questo accordo e ne siamo molto soddisfatti e orgogliosi, una scoperta inaspettata.

Lei è la seconda generazione, ci sarà una terza?
La terza generazione è già presente e grandicella, ma non voglio spingerla in questa direzione, deve essere una loro scelta, spontanea e voluta.

 

 

 

 

 

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