C’è un problema con la pesca di tonno rosso, sistema insostenibile e al collasso

Il tonno rosso è diventato un prodotto di lusso su scala globale, ma dietro il suo commercio si nasconde un sistema economico insostenibile. L'allarme degli esperti

Pubblicato: 12 Marzo 2025 14:12

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Il tonno rosso, un tempo abbondante simbolo delle economie marittime mediterranee, è oggi al centro di un sistema economico insostenibile.

La crescente domanda da parte dei mercati di lusso ha trasformato la sua pesca in un business multimiliardario, dominato però da poche e grandi aziende. Il tutto con ripercussioni ambientali ed economiche devastanti.

La crisi della pesca del tonno rosso

Secondo un’inchiesta condotta da Le Temps e ripresa da Internazionale, l’industria dell’allevamento del tonno rosso si basa su una logica predatoria. Un modello economico o produttivo che sfrutta una risorsa in modo eccessivo e insostenibile, senza preoccuparsi delle conseguenze a lungo termine sull’ambiente, sulla società o sull’economia stessa.

Il dato più allarmante riguarda il rapporto tra il tonno ingrassato e il pesce utilizzato per nutrirlo: per produrre una tonnellata di tonno rosso vengono sacrificati fino a 15 tonnellate di pesce azzurro come sardine, acciughe e sgombri. Nel solo 2024, tra le 45.000 e le 50.000 tonnellate di tonno rosso esportato dal Mediterraneo hanno richiesto il consumo di un terzo dello stock totale di piccoli pesci pescati nella regione.

Questo squilibrio ha un impatto economico inevitabile: la sottrazione massiva di pesce azzurro incide sui guadagni dei piccoli pescatori tradizionali, che si vedono sottrarre una risorsa fondamentale per la loro sussistenza. Inoltre, la scarsità crescente di pesce di base destabilizza l’intero mercato ittico, aumentando i prezzi e rendendo più difficile l’accesso al pesce per le economie locali.

Il cuore dell’industria miliardaria

Uno dei principali epicentri dell’allevamento intensivo di tonno è Malta, dove, con sole 26 gabbie di ingrasso, si gestisce un business da centinaia di milioni di euro. Ogni giorno, dal porto di Marsaxlokk partono circa 500 tonnellate di pesce congelato per alimentare gli allevamenti marini, trasformando il Mediterraneo in un’enorme fabbrica galleggiante.

L’economia dell’isola ha beneficiato enormemente di questa attività, attirando investitori e creando una catena di valore che va dalla pesca all’esportazione verso i mercati asiatici. Tuttavia, anche laddove economicamente il paese ne giova, il modello industriale adottato solleva importanti interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine.

Prima di tutto perché la concentrazione di tonni in gabbie aumenta il rischio di malattie e impone un utilizzo massiccio di antibiotici e trattamenti chimici, con potenziali danni agli ecosistemi locali e a, ancora una volta, ai pescatori più piccoli.

Un prodotto di lusso con alto impatto sociale

Il tonno rosso allevato nel Mediterraneo segue un percorso che lo porta a essere venduto principalmente nei mercati di lusso di Giappone, Corea e Stati Uniti, dove può raggiungere quotazioni astronomiche. All’asta di Tokyo, i prezzi possono arrivare fino a 9.000 euro al chilo, rendendo il tonno rosso un simbolo di status per pochi. Tuttavia, il suo costo ecologico e sociale viene pagato da molti.

La distribuzione della ricchezza generata da questo business è fortemente squilibrata. Basti pensare infatti che solo sei aziende al mondo controllano la maggior parte del mercato e accumulano profitti miliardari, mentre le comunità costiere che dipendono da altri tipi di pesca vengono progressivamente marginalizzate. I pescatori tradizionali, quindi, si ritrovano a subire il doppio impatto della competizione con le grandi flotte industriali e della riduzione delle risorse ittiche disponibili, che scatenano e alimentano una conseguente crisi occupazionale e sociale.

Il paradosso della sostenibilità mancata

Come se non bastasse, non si possono sottovalutare le conseguenze ambientali.  Secondo gli esperti di ecologia marina, l’allevamento di tonni rossi non segue una logica sostenibile. Infatti, catturati giovani prima di raggiungere la maturità riproduttiva, vengono nutriti fino a raggiungere il peso ottimale per la vendita, ma senza contribuire al ciclo naturale della specie.

Se questo sistema non verrà regolamentato con limiti più stringenti sulle catture e sulle pratiche di allevamento, il rischio è il collasso degli stock di tonno rosso e di numerose altre specie marine.

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