Cresce il lavoro nel settore agricolo in Italia: 122 mila occupati under 35 e 50mila imprese

L'occupazione giovanile under 35 in agricoltura cresce del 18% nel 2025. Le nuove figure professionali richieste e le regioni italiane più dinamiche

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

L’agricoltura italiana torna protagonista nel mercato del lavoro. Dopo anni in cui il settore primario sembrava perdere attrattività rispetto a industria e servizi, il 2025 segna una svolta. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, nel secondo trimestre del 2025 l’occupazione giovanile under 35 in agricoltura è cresciuta del 18% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre gli altri settori economici registrano un calo medio del 2%.

La fotografia scattata da Coldiretti in occasione degli Oscar Green regionali e del Villaggio Contadino di Bologna mostra un mondo agricolo sempre più ibrido, in cui alle attività tradizionali si affiancano nuove competenze digitali, tecnologiche e gestionali.

Quanti sono i giovani occupati in agricoltura e quali le figure più ricercate

Gli occupati under 35 in agricoltura sono 122 mila, un numero che riflette un ritorno strutturale dei giovani verso un comparto che, grazie alla trasformazione digitale e al nuovo modello di fare agricoltura.

Se figure come potatori, trattoristi, allevatori e viticoltori restano centrali, oggi l’agricoltura apre le porte a ruoli altamente specializzati. Il data analyst agricolo, ad esempio, analizza i dati provenienti da sensori e macchinari intelligenti per migliorare produttività e sostenibilità. Poi c’è lo specialista in agricoltura di precisione, che usa GPS, satelliti e dispositivi IoT per ottimizzare le risorse e ridurre sprechi d’acqua o fertilizzanti.

Si fa sempre più strada anche la figura del prompt manager agronomico, ovvero l’esperto in intelligenza artificiale applicata all’agronomia, che supporta le aziende nell’uso di algoritmi predittivi per anticipare eventi climatici e gestire in modo efficiente i raccolti. Accanto a lui si afferma la figura dell’esperto in blockchain agricola, che garantisce trasparenza e tracciabilità nelle filiere del Made in Italy. E ancora, il dronista agricolo che monitora dall’alto lo stato di salute delle colture, mentre i consulenti in energie rinnovabili e gli specialisti in biotecnologie agricole lavorano su varietà vegetali più resistenti ai cambiamenti climatici.

Giovani e agricoltura: cosa dicono i dati

Secondo il rapporto Coldiretti/Censis 2025, il 73% degli italiani considera oggi l’agricoltura una concreta opportunità di occupazione per i giovani. Un dato che riflette non solo la crescita dell’interesse verso la sostenibilità, ma anche la riscoperta del valore economico e culturale del settore agroalimentare nazionale.

Il modello agricolo italiano si fonda su tre pilastri: tipicità locale, filiere territoriali corte e rispetto ambientale. Questa combinazione, unica in Europa, ha favorito la nascita di imprese agricole giovani e dinamiche, capaci di innovare senza perdere il legame con la tradizione.

La produttività media delle aziende agricole under 35 in Italia, secondo la Rete Rurale Nazionale, raggiunge 4.500 euro per ettaro, il doppio della media europea e superiore a quella registrata in Germania, Francia e Spagna. Un risultato che testimonia la maggiore efficienza e competitività delle imprese giovanili italiane, spesso più aperte alla sperimentazione e all’uso di tecnologie digitali.

Le regioni più dinamiche: Sicilia, Puglia e Campania in testa

Nel 2025 l’Italia conta circa 50mila imprese agricole guidate da giovani. Le regioni meridionali, storicamente legate alla tradizione agricola, si confermano le più vivaci.

In cima troviamo la Sicilia, con 6.100 aziende under 35 e una forte presenza di imprese vitivinicole e agrituristiche. A seguire la Puglia con 5.000 imprese, protagoniste nella produzione di olio e cereali, ma anche nell’adozione di tecnologie per l’agricoltura di precisione. Poi c’è la Campania, con 4.800 aziende, sempre più orientate verso il biologico e le filiere corte.

Tuttavia, anche regioni del Centro-Nord come Toscana, Emilia-Romagna e Veneto registrano una crescita costante, soprattutto grazie agli incentivi per l’agricoltura sostenibile e alle reti cooperative che facilitano l’accesso ai mercati.

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