Dazi sul Made in Italy, un miliardo di perdite per vino, olio e pasta

I dazi di Trump su vino, olio e pasta significheranno perdite miliardarie per il Made in Italy e tutta la filiera agroalimentare

Pubblicato:

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Le nuove tariffe doganali introdotte dagli Stati Uniti – pari al 15% sui prodotti italiani – rischiano di far registrare perdite da oltre 1 miliardo di euro per le imprese di vino, olio e pasta. Secondo le stime di Coldiretti e Filiera Italia, elaborate dal Centro Studi Divulga, i dazi di Donald Trump avranno effetti particolarmente pesanti sui prodotti di punta dell’export.

I dazi Usa mettono a rischio l’agroalimentare italiano

Gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato extra Ue per il cibo italiano, con quasi 8 miliardi di euro di valore raggiunto nel 2024. Il legame economico e culturale con l’America è quindi cruciale, non solo per la dimensione del giro d’affari, ma anche perché quel mercato funge da vetrina mondiale per i nostri prodotti.

Dai dati resi noti da Coldiretti:

Solo i formaggi, già sottoposti a tariffe tra il 10% e il 15%, restano invece stabili, mentre per il comparto suinicolo si preannuncia un ulteriore indebolimento competitivo.

Gli effetti sull’export di cibo Made in Italy

I dati già mostrano i primi effetti della nuova politica tariffaria. A giugno 2025 l’export agroalimentare italiano negli Stati Uniti ha registrato un calo del 2,9%, segnando il primo segno negativo da settembre 2023.

Nello stesso mese, paradossalmente, l’export totale italiano verso gli Usa è cresciuto del 10,3%, a dimostrazione che il problema riguarda specificamente i prodotti agricoli e alimentari.

Se si analizza il trend degli ultimi tre mesi, poi, la situazione appare ancora più preoccupante.

Dopo un inizio d’anno brillante (+11% in media), l’agroalimentare ha subito un brusco rallentamento proprio a seguito dell’entrata in vigore dei dazi aggiuntivi. Ad aprile la crescita si è ridotta a +1,3%, a maggio a +0,4%, fino ad arrivare a -2,9% a giugno.

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Il rischio di dumping da altri Paesi

Il rischio concreto è che le imprese italiane perdano progressivamente quote di mercato a vantaggio di concorrenti di altri Paesi.

I produttori di vino della Spagna o del Cile e gli esportatori di olio della Grecia o del Marocco potrebbero approfittare della situazione per consolidare la loro presenza sul mercato americano, a scapito dell’Italia.

Le conseguenze su tutta la filiera

Ma le conseguenze non si fermano alle aziende esportatrici, poiché la filiera agroalimentare italiana è lunga e articolata. Comprende agricoltori, trasformatori, distributori, logistica.

Ogni euro perso in esportazioni significa minori entrate per centinaia di migliaia di lavoratori, soprattutto nelle aree rurali e nei distretti specializzati che vivono di export.

Servono misure di sostegno dal Governo

Di fronte a questa situazione, le organizzazioni di categoria chiedono con forza due tipi di intervento.

Da un lato, l’attuazione delle misure di sostegno e bonus anti dazi, ad esempio attraverso crediti d’imposta, agevolazioni per la promozione nei mercati terzi e strumenti finanziari dedicati alla liquidità.

Dall’altro una maggiore fermezza politica della Commissione europea nei negoziati con gli Stati Uniti, per riequilibrare rapporti che oggi appaiono sbilanciati.

Se l’Europa non sarà in grado di proteggere adeguatamente le proprie eccellenze, rischiamo di assistere a un progressivo indebolimento della competitività del cibo Made in Italy a livello internazionale.

E con essa, a una perdita di valore che non è soltanto economico, ma anche sociale e occupazionale.

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