Consumo di alcol in Italia, in 6 mesi spesi 2,3 miliardi di euro nei locali

Nei primi 6 mesi del 2025, il fatturato per il consumo di alcol fuori casa ha raggiunto 2,3 miliardi di euro: come cambiano le abitudini

Pubblicato:

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Dopo anni di incertezza e di oscillazioni legate alla pandemia, bar, ristoranti, locali e cocktail bar sono tornati a essere luoghi centrali della socialità italiana. Il dato più evidente arriva dal Panel Horeca di Circana: nei primi sei mesi del 2025 il comparto bevande venduto dai grossisti ha generato un fatturato di 2,3 miliardi di euro, con una crescita complessiva del 39% fra il 2019 e il 2024.

Numeri e dati sull’aumento del consumo di alcolici fuori casa

Il volume di di acquisto complessivo di bevande alcoliche e analcoliche è ritornato ai livelli pre pandemia, ovvero 2,2 miliardi, esattamente come sei anni fa. Tuttavia, cambia la tipologia dei prodotti acquistati e le preferenze dei consumatori.

A guidare l’espansione sono soft drink e cocktail, con trend di crescita a doppia cifra, +24% nel primo caso e +32% nel secondo. In aumento anche liquori e superalcolici, del 30% dal 2019 al 2025 (da 58 a 76 milioni) e del 23% nell’ultimo anno.

Il boom della mixology sta trasformando il mercato. Cesce la domanda di cocktail premium e signature, di spirits artigianali, e si rafforza l’interesse per la cultura del bere consapevole e per gli abbinamenti food&beverage. In particolare, le generazioni più giovani considerano i cocktail un’esperienza da condividere sui social e da vivere come identità culturale.

Non solo cocktail: la community della birra resta centrale

Accanto alla miscelazione, la fiera continua a valorizzare uno dei motori storici del settore: la birra, elemento storicamente centrale per bar e locali, che gode ancora di una forte base di consumatori.

Secondo l’Annual Report 2024 di Assobirra, il comparto oggi vale 10,2 miliardi di euro, confermandosi tra le filiere più solide del settore food, a livello nazionale. Nel 2024, l’industria ha prodotto 17,2 milioni di ettolitri, con un leggero calo rispetto al 2023 ma ancora ben posizionata rispetto al pre-Covid.  I consumi interni di birra, pur registrando una flessione moderata (-1,54% su base annua secondo il report), rimangono robusti e mostrano un potenziale di resilienza. Con le degustazioni che sono diventate un nuovo business.

Bere meno ma meglio: la qualità al centro

Non è solo il volume a cambiare, ma anche la qualità percepita. Secondo un’indagine condotta da NielsenIQ citata da WineNews, nel canale Horeca stiamo assistendo a un cambiamento di abitudini tra chi consuma bevande alcoliche. Le persone cioè bevono meno ma meglio. Molti consumatori dichiarano che, nonostante i rincari, preferiscono ridurre la frequenza delle uscite ma scegliere bevande di maggiore valore, più premium.

Questo trend si sposa perfettamente con il crescente interesse verso cocktail più sofisticati, distillati di nicchia, miscelazione creativa, abbinamenti food. Il fuori casa si conferma non solo come punto di consumo, ma come luogo di sperimentazione e identità.

L’aumento dei costi rischia di frenare il comparto

In un periodo tendenzialmente florido per il settore, l’aumento dei costi per i ristoratori e i bar (dalle materie prime all’energia) potrebbe però tradursi in rincari per il cliente finale, compressione dei margini o diminuizione della frequenza delle uscite. In un momento in cui quella del bere meno ma meglio è già una dinamica emergente, spingere troppo sui prezzi rischia di limitare la crescita.

I dati confermano che il mercato ha solide fondamenta, ma sottolineano anche che ci sono sfide strutturali legate a tassazione, costi e consumi che non si possono tralasciare.

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