La possibilità di conseguire due lauree in contemporanea non apre soltanto nuovi orizzonti formativi agli studenti, ma rappresenta un’occasione per le imprese di trovare profili con competenze sempre più multidisciplinari. Per questo la novità sui percorsi di studio doppi, già approvata e attesa a partire dal prossimo anno accademico, è accolta con favore dalle aziende che si preparano a rivedere i requisiti di ricerca del personale.
La doppia laurea piace alle aziende: la novità
Con l’approvazione la settimana scorsa del testo di legge che supera il divieto imposto da un regio decreto del 1933, a partire dal prossimo anno sarà possibile iscriversi contemporaneamente a due diversi corsi di laurea, di laurea magistrale o di master, anche in diverse università, scuole o istituti superiori a ordinamento speciale.
L’opportunità riguarda anche il diploma accademico, di primo o di secondo livello, per le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica.
Non sarà però consentita l’iscrizione in contemporanea a due corsi di laurea della stessa classe e a due corsi di specializzazione medica, allo stesso modo di come non è consentita per un dottorato o un master e un corso di specializzazione medica.
I criteri e le modalità per permettere agli studenti la doppia iscrizione dovranno essere individuati entro settanta giorni dall’entrata in vigore del decreto, da un provvedimento del Miur in collaborazione con il Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane), il Cun (Consiglio universitario nazionale) e il Cnsu (Consiglio nazionale degli studenti universitari).
Il documento dovrà regolamentare in particolare i corsi che richiedono la frequenza obbligatoria e favorire il conseguimento di titoli finali doppi o congiunti sulla base delle convenzioni tra gli istituti. E in un altro nostro articolo abbiamo spiegato come funzionerà la doppia laurea.
La doppia laurea piace alle aziende: le reazioni
Una piccola rivoluzione nel sistema formativo italiano promossa dalla ministra dell’Università Maria Cristina Messa, salutata da quasi la totalità del mondo imprenditoriale.
A partire da chi si occupa della selezione delle risorse umane: “È finalmente decaduto un divieto del 1933 che che possiamo ormai considerare anacronistico” commenta a Repubblica Matilde Marandola, presidente dell’associazione di direttori del personale.
“In un mondo sempre più inclusivo, fluido e globalizzato dove il confronto e la diversità sono diventati concetti chiave, seguire due percorsi è una possibilità interessante” commenta la responsabile Aidp.
Giudizio in linea con il presidente Manageritalia, Mario Mantovani, secondo il quale la legge “elimina un vincolo obsoleto che all’estero non esiste, tant’è che tante nostre università e giovani lo superavano frequentando contemporaneamente a quelle italiane università estere“. In precedenza avevamo parlato dei lavori più richiesti senza laurea.
“I giovani possono acquisire così competenze più flessibili in un mondo del lavoro che le richiede, frequentando contemporaneamente un corso stem e uno umanistico, e risparmiando un anno” è il parere dell’associazione dei manager e delle alte professionalità del terziario.
Punto di vista discordante con quello di alcune associazioni di studenti che non mancano di sollevare le criticità della legge: “Ben venga l’interdisciplinarietà, ma il fatto che una laurea ormai non basti più per spenderla nel mondo del lavoro ci dovrebbe far porre la domanda sul valore del titolo di studio, e su come sono strutturati i nostri corsi di laurea” sottolinea Lorenzo Morandi, coordinatore dell’associazione studentesca Link Coordinamento Universitario, per il quale la doppia laurea rappresenterebbe un’opportunità soltanto per chi ha le risorse economiche per potersi iscrivere a due corsi. Infine, per ulteriori approfondimenti, è interessante saperne di più sul riscatto gratuito della laurea.