Tempo di bilanci e previsioni. Per il 2023 non ci sono prospettive positive. Rispetto al 2022, anche a causa dell’inflazione e della crisi economica che stiamo vivendo, la crescita del Pil e i consumi delle famiglie tenderanno ad azzerarsi. Questi fattori incrementeranno notevolmente il numero dei disoccupati.
Che il prossimo anno, complessivamente, potrebbero superare i 2 milioni, arrivando a essere circa 2.128.000 in tutta Italia. Secondo le previsioni della Cgia, sulla base dei dati Istat e delle valutazioni di Prometeia, perderanno il lavoro almeno 63 mila nostri connazionali. Il fenomeno interesserà in particolare alcune aree della Penisola.
Quali lavoratori sono più a rischio disoccupazione nel 2023: i settori più colpiti
A ottobre l’occupazione ha toccato un record storico, con i numeri più alti dal 1977, anche grazie ai rientri nei posti di lavoro dei cassaintegrati e alla stabilizzazione dei contratti a termine. Tuttavia nel 2023 il tasso di disoccupazione potrebbe salire all’8,4%, allineandosi con il dato del 2011, precursore della crisi che ha investito l’Italia nel biennio successivo.
Sebbene sia difficile prevedere con precisione quali saranno i settori e le filiere più colpiti, possiamo già dire che i comparti legati alla domanda interna potrebbero subire più ripercussioni rispetto a quelli che operano nei mercato globali.
Potrebbero perdere il lavoro dunque molti operatori dell’industria manifatturiera, in particolare quelli che lavorano in aziende energivore. Ci saranno difficoltà anche per il settore dei trasporti, per l’automotive e il settore dell’edilizia. In particolare quest’ultimo subire il contraccolpo dovuto al cambiamento delle regole per il Superbonus 110%. Andrà meglio per gli occupati nella metalmeccanica, nella costruzione di macchinari, nell’industria alimentare e nell’alta moda.
Dove si trovano i 63 mila lavoratori italiani che perderanno il lavoro nel 2023
Il maggior numero di nuovi disoccupati (che potranno contare sulla NASpI) si avrà in particolare in tre regioni del Centro Sud, che insieme rappresenteranno quasi il 60% dei 63 mila previsti nell’arco del prossimo anno. In Sicilia se ne conteranno infatti 12.735, nel Lazio 12.665 e in Campania 11.054. Di seguito le dieci province – tra cui una del Nord Ovest – che saranno più influenzate dal fenomeno.
- Napoli con 5.327 nuovi disoccupati.
- Roma con 5.299 nuovi disoccupati.
- Caserta con 3.687 nuovi disoccupati.
- Latina con 3.160 nuovi disoccupati.
- Frosinone con 2.805 nuovi disoccupati.
- Bari con 2.544 nuovi disoccupati.
- Messina con 2.346 nuovi disoccupati.
- Catania con 2.266 nuovi disoccupati.
- Siracusa con 2.045 nuovi disoccupati.
- Torino con 1.993 nuovi disoccupati.
Secondo le previsioni dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, ci sarà un trend opposto per alcune realtà territoriali. In particolare per la provincia di Milano (-1.098 disoccupati), quella di Lucca (-864) e quella di Perugia (-741).
Gli effetti domino della crisi: aumenta il degrado e l’abbandono nelle città
La Cgia evidenzia che con la crisi dovuta alla pandemia di Covid tutte le città sono interessate dalla chiusura di tantissime piccole attività economiche. Ad abbassare la saracinesca sono in particolare i negozi di quartiere e quelli di abbigliamento, oltre ai locali notturni, ai bar e ai ristoranti. Con un effetto domino che causa abbandono e degrado tanto nelle periferie quanto nei centri storici delle principali città italiane e della provincia.
Un fenomeno meno visibile è anche quello delle chiusure di liberi professionisti, come gli avvocati, i commercialisti e i consulenti, che abbandonano i loro uffici e studi che si trovano all’interno dei condomini. Anche attività considerate in genere intoccabili, come i centri commerciali, stanno subendo gli effetti della crisi. La grande distribuzione organizzata è in difficoltà, e nelle aree commerciali si notano sempre più serrande abbassate.
Abbiamo di recente assistito nella Penisola al paradosso dell’aumento, in contemporanea, dei tassi di occupazione e di disoccupazione. Il nostro Paese è tra quelli con le situazioni più tragiche per il mondo del lavoro tra i 38 membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. L’Italia è infatti al quinto posto per tasso di disoccupazione, come spiegato in una interessante analisi. Peggio di noi solo la Turchia, la Colombia, la Grecia e la Spagna.