Starbucks, licenziamenti in massa: 1.100 tagli su scala globale

La multinazionale Starbucks ha annunciato licenziamenti collettivi in tutto il mondo per rilanciare le vendite: esclusi dai tagli i dipendenti delle caffetterie

Pubblicato: 24 Febbraio 2025 19:47

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Il colosso mondiale delle caffetterie Starbucks è pronto a tagliare 1.100 posti di lavoro in tutto il mondo. Lo ha annunciato il Ceo Brian Niccol, chiamato alla guida della multinazionale da settembre dello scorso anno con l’obiettivo di risollevare la flessione delle vendite della catena. Tra gli interventi adottati per fare tornare i conti, l’ad ha pianificato l’esonero in massa del 7% del totale del proprio personale sparso per tutto il globo.

Interessati dal programma di tagli collettivi saranno però soltanto i lavoratori che non sono impiegati nelle caffetterie, ma il personale degli uffici. I baristi e i lavoratori di torrefazioni e magazzini sarebbero salvi. L’azienda avrebbe chiesto ai dipendenti con incarichi esterni ai punti vendita di lavorare in smart working per tutta la settimana: chi è destinato a perdere il posto lo scoprirà da casa entro domani a mezzogiorno.

La lettera dell’ad Brian Niccol

“Riteniamo che sia un cambio necessario per posizionare Starbucks per il futuro successo“, ha scritto Niccol in una lettera inviata a tutto il personale di Starbucks.

“Le nostre dimensioni e la nostra struttura possono rallentarci, con troppi livelli, manager di piccoli team e ruoli focalizzati principalmente sul coordinamento del lavoro”, ha spiegato l’amministratore delegato.

La svolta del nuovo Ceo

Nel mondo Starbucks dà lavoro a circa 150mila persone, a cui si sommano 211mila lavoratori soltanto negli Stati Uniti. Il programma di licenziamenti collettivi, il più esteso nella storia di Starbucks, è stato preannunciato da Niccol gennaio 2025 e fa parte del piano di ristrutturazione tracciato dal Ceo per rilanciare le vendite del colosso della caffetteria.

Continueremo ad assumere personale per posizioni prioritarie che si adattino alla nostra nuova struttura di supporto e che aggiungano le capacità e la competenza di cui abbiamo bisogno”, ha assicurato Niccol, aggiungendo che la decisioni non avrà ripercussioni sui team in negozio o sui cambiamenti in atto relativi agli orari di apertura dei punti vendita.

Prima ancora di essere operativo, Brian Niccol era finito al centro delle critiche delle associazioni ambientaliste per una clausola del suo contratto che gli permetteva di andare al lavoro in aereo.

La lettera d’incarico, datata agosto 2024, aveva anche rivelato il compenso monstre del manager. Grazie alla reputazione creata per essere riuscito a risollevare le sorti della catena di ristoranti messicani Chipotle, il Ceo riceverebbe uno stipendio di base di 1,6 milioni all’anno, più un bonus in contanti di circa 3,6 milioni di dollari, che potrebbero arrivare fino a 7,2 milioni a seconda dei risultati dell’azienda, superiore del 75% rispetto al predecessore.

Dal suo arrivo, quando le azioni Starbucks avevano perso il 40% rispetto al massimo del 2021, l’amministratore delegato è riuscito a fare riacquistare ai titoli della società il 22% del valore.

Gli scioperi del personale

In questi mesi dall’inizio del suo mandato, Niccol ha dovuto gestire anche la sindacalizzazione dei lavoratori del colosso negli Usa, che sono riusciti a riunire 10.500 dipendenti di oltre 500 punti vendita sotto la sigla Starbucks Workers United.

Il sindacato è stato costituito allo scopo di ottenere il primo contratto aziendale dalla fine del 2021, ma nel 2024 i negoziati con l’azienda si sono arenati, provocando scioperi durante le festività natalizie.

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