Settimana corta lavorativa in Italia, a che punto siamo nelle aziende e nella Pa

Sempre più aziende e settori pubblici stanno sperimentando la settimana corta in Italia. Ecco come funzionano i nuovi modelli di lavoro e chi ha già adottato questa formula

Pubblicato: 2 Febbraio 2025 16:25

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

La settimana corta lavorativa continua a essere discussa in Italia, sia nel settore privato che in quello pubblico. Se da un lato il governo Meloni non ha ancora adottato una posizione chiara, dall’altro sempre più aziende stanno sperimentando modelli di lavoro con quattro giorni settimanali o riduzioni di orario a parità di stipendio. Intesa Sanpaolo, Lavazza, Lamborghini e molte altre realtà hanno già avviato o rinnovato test interni, mentre nella Pubblica Amministrazione (Pa) si studiano nuove formule per bilanciare produttività e benessere dei dipendenti.

Negli ultimi anni, la discussione sulla riduzione dell’orario di lavoro ha preso piede anche in Italia, seguendo l’esempio di alcuni Paesi europei. Diverse sperimentazioni stanno coinvolgendo settori strategici, con risultati che potrebbero ridefinire il futuro del mercato del lavoro. Facciamo un punto in merito alle aziende che hanno già adottato la settimana corta. La Pa è pronta al cambiamento?

Settimana corta in Italia: anche per scuola e Inps

Le sperimentazioni sulla settimana lavorativa ridotta stanno prendendo piede in diversi ambiti, con formule diverse a seconda delle esigenze aziendali. Secondo le ultime rilevazioni, l’Italia sta seguendo un trend che vede un numero crescente di imprese testare modelli di lavoro più flessibili.

Tra le realtà più importanti che hanno avviato programmi di settimana lavorativa a quattro giorni spiccano:

Anche alcune aziende più piccole hanno adottato questa filosofia, cercando di aumentare la produttività senza intaccare i salari. Nel frattempo, in alcuni settori della Pubblica amministrazione si stanno studiando formule che potrebbero ridurre l’orario senza compromettere i servizi, per esempio nella scuola e in uffici come Inps e Inail.

Luxottica: produttività in crescita

Da aprile 2024, Luxottica ha avviato una sperimentazione sulla settimana corta lavorativa per 600 operai dei suoi stabilimenti. Il modello prevede 20 settimane all’anno con quattro giorni lavorativi, dal lunedì al giovedì, con il venerdì libero e stipendio invariato. L’iniziativa, nata per favorire la conciliazione tra vita privata e lavoro, ha riscosso grande successo tra i dipendenti. Un questionario distribuito dall’azienda ha confermato la soddisfazione generale, spingendo Luxottica a valutare un ampliamento nel 2025, con una possibile estensione a 1.600 lavoratori.

Lamborghini: molta più flessibilità

Lamborghini ha introdotto da tempo un modello di settimana corta flessibile, frutto di un accordo con i sindacati. L’orario settimanale è stato ridotto a 33 ore e mezzo, ma la distribuzione dei turni varia in base alle esigenze dei lavoratori: alcuni avranno settimane da quattro giorni, altri da cinque, a seconda del loro turno di lavoro.

L’iniziativa punta non solo alla riduzione dell’orario, ma anche al miglioramento delle condizioni lavorative. L’accordo prevede programmi per il benessere psico-fisico, corsi di fitness e un’attenzione particolare all’alimentazione. Inoltre, molti dipendenti potranno usufruire dello smart working fino a 12 giorni al mese.

La possibilità per ogni lavoratore di definire il proprio calendario rende questa sperimentazione una delle più personalizzabili in Italia, con focus su produttività ed equilibrio tra vita privata e professionale.

Settimana corta in Intesa Sanpaolo: più filiali coinvolte

Intesa Sanpaolo ha deciso di estendere la sperimentazione sulla settimana corta e sullo smart working, coinvolgendo un numero crescente di filiali. L’accordo, firmato con i sindacati del credito, amplia il diritto a un giorno di smart working per il personale di 329 nuove filiali, di cui 70 hanno già iniziato la transizione a partire da luglio.

Parallelamente, il modello 4×9, che prevede quattro giorni lavorativi da nove ore ciascuno, sarà applicato a circa 230 filiali con oltre 20 dipendenti. A partire dall’autunno 2025, la sperimentazione sarà estesa anche alle filiali più piccole (con 8-19 lavoratori), mantenendo comunque l’apertura al pubblico.

Lavazza: il venerdì breve arriva anche in fabbrica

Dopo la sperimentazione avviata nell’headquarter di Torino, Lavazza ha deciso di estendere la settimana corta anche ai lavoratori della produzione. Il nuovo accordo (il 97% dei lavoratori lo ha approvato), siglato con i sindacati Fai, Flai e Uila, coinvolge i quasi 400 dipendenti dello stabilimento di Gattinara (Vercelli) e prevede la possibilità di accorciare l’orario del venerdì attraverso una rimodulazione dei turni e permessi aggiuntivi.

Oltre alla riduzione dell’orario, l’intesa prevede anche nuove misure di welfare aziendale, come permessi retribuiti per caregiver e genitori, un bonus annuale in Ticket Compliment e l’estensione della paternità obbligatoria di 5 giorni retribuiti. Inoltre, Lavazza ha introdotto il volontariato aziendale, dando ai dipendenti un giorno di permesso speciale per attività sociali.

Siae: smart week

Anche Siae ha introdotto la settimana corta lavorativa. Il modello prevede una suddivisione dell’anno in due periodi:

L’iniziativa si affianca a due giorni di smart working settimanali e include misure di welfare aziendale, come il rimborso del buono pasto per il giorno off. Il nuovo assetto comporta un riproporzionamento delle ferie, ridotte di due giorni annui per tutti i lavoratori.

Cambiamenti nella Pa e nella scuola per il 2025

A partire dal 2025, la settimana lavorativa di quattro giorni sarà introdotta in via sperimentale e volontaria in alcuni settori della Pubblica amministrazione (PA). Il nuovo Ccnl Funzioni Centrali prevede la possibilità di distribuire le 36 ore settimanali su quattro giorni anziché cinque, con un orario giornaliero prolungato a circa 9 ore più la pausa pranzo.

L’adesione sarà possibile per i dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici come Inps e Inal, dove le attività amministrative possono essere riorganizzate senza compromettere il servizio. Al contrario, gli sportelli al pubblico e le strutture sanitarie sono escluse per garantire continuità nell’erogazione dei servizi.

Per il comparto scolastico, la situazione è più complessa. Gli insegnanti non possono lavorare in smart working, e in molte scuole l’orario è già strutturato su cinque giorni. La riduzione della settimana lavorativa a quattro giorni può essere deliberata dagli organi scolastici, a seconda delle esigenze didattiche e organizzative. Esistono già sperimentazioni simili in alcuni istituti, che viaggiano da soli in assenza di una coordinazione dall’alto.

Secondo Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, sarebbe opportuno aggiornare il Ccnl Istruzione e Ricerca, allineandolo a quello della Pubblica amministrazione per garantire maggiore flessibilità anche agli operatori scolastici. Inoltre, il tema dei buoni pasto in smart working, già riconosciuti nella Pa, potrebbe essere esteso anche al personale delle scuole.

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