A scuola vince il precariato, boom di supplenti: quest’anno 250mila contratti a tempo determinato

A pochi mesi dalla riapertura delle scuole, migliaia di docenti precari italiani affrontano incertezza e instabilità nonostante le promesse governative

Pubblicato: 5 Agosto 2024 22:59

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

“L’estate sta finendo”, così recita una famosa canzone, e mentre gli studenti italiani si preparano a rientrare tra i banchi di scuola, per migliaia di docenti precari si profila l’ennesima stagione di attesa e incertezza. È un copione che si ripete anno dopo anno: promesse di stabilizzazione, nuove riforme e interventi annunciati con grande enfasi, ma il risultato resta invariato. Il sistema scolastico italiano sembra intrappolato in un ciclo senza fine di precarietà.

Ma è il numero dei docenti precari che è impressionante: si stimano siano circa 250mila.

Un calcolo matematico: il paradosso del corpo docente

Con l’avvicinarsi di settembre, il dibattito sulla stabilità lavorativa dei docenti si riaccende e con esso si illuminano le lacune ben profonde di un sistema che fatica a trovare equilibrio. Gli ultimi dati della Corte dei Conti, diffusi da Il Sole 24 Ore, tracciano un quadro preoccupante: le supplenze annuali sono aumentate del 72,2% dal 2017 ad oggi, passando da 135.025 a 232.636. Queste cifre evidenziano un problema strutturale che affligge il nostro sistema educativo e che sembra destinato a peggiorare senza interventi decisi.

Nonostante un drastico calo del numero di studenti dovuto principalmente al problema della bassa natalità — quasi 600mila in meno negli ultimi sette anni, altra cifra irragionevole — il contingente degli insegnanti non ha subito variazioni significative. Questo scenario paradossale vede crescere il numero di supplenze, mentre la stabilizzazione rimane un obiettivo lontano. Le riforme attuate finora non hanno portato i frutti sperati, e le nuove procedure di assunzione non riescono a colmare il vuoto lasciato dai pensionamenti.

Le speranze risiedono ora nel Pnrr

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) si propone di invertire la rotta, promettendo 70mila nuove assunzioni entro il 2026. Un obiettivo fattibile o solo parole? Ebbene, per l’anno in corso, sono previsti 45mila nuovi contratti, una cifra inferiore rispetto ai 64mila posti effettivamente disponibili. Una cifra lontanissima dalle promesse del Pnrr. E allora perché diventano di ruolo molti meno docenti rispetto a quanti effettivamente ne servono? Questa scelta “strategica” mira a riservare spazio per le future selezioni, ma rischia di lasciare molti posti vacanti all’inizio dell’anno scolastico. Un altro paradosso.

Il recente decreto Sport-Scuola, che ha esteso il termine per le immissioni in ruolo fino al 10 dicembre, potrebbe alleviare temporaneamente la situazione. Ma, questa misura transitoria non elimina l’incertezza che grava sul futuro di molti docenti, costretti a navigare in un mare di contratti a tempo determinato.

L’allarme del sindacato Anief

Il sindacato Anief, guidato da Marcello Pacifico, lancia l’allarme: a settembre potrebbero esserci fino a 250mila docenti precari. Questo record negativo potrebbe compromettere i lievi miglioramenti ottenuti lo scorso anno scolastico. Secondo Pacifico, l’amministrazione scolastica è ben consapevole delle difficoltà legate alle procedure concorsuali, ma le risposte tardano ad arrivare.

Un altro tema caldo è il ritorno degli “interpelli“, ossia avvisi pubblici che le scuole utilizzano per trovare supplenti disponibili nel giro di poche ore. Un metodo criticato per la sua precarietà e che, secondo Anief, non fa che peggiorare una situazione già critica. “Stiamo vivendo un ennesimo annus horribilis per l’istruzione pubblica italiana”, afferma Pacifico, sottolineando l’urgenza di interventi strutturali per affrontare la crisi.

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