Primo calo del numero di occupati da tre mesi in Italia. A settembre secondo i dati Istat il numero delle persone occupate in Italia è calato di circa 63mila unità. Scende anche il numero di disoccupati, mentre aumentano gli inattivi, coloro che non hanno un lavoro e non lo cercano.
Si tratta del secondo dato negativo per l’economia italiana in pochi giorni, dopo le stime trimestrali sempre di Istat che hanno segnalato una stagnazione del Pil. Gli obiettivi di crescita del Governo, l’1% su base annua, sono sempre più lontani dall’essere raggiunti.
Occupazione in calo in Italia dopo tre mesi
Dopo tre mesi consecutivi di aumento dell’occupazione, che avevano portato al record storico di persone con un lavoro in Italia, scende sensibilmente il numero di occupati nel nostro Paese. Secondo i primi dati Istat sul mese di settembre, rispetto ad agosto. Un’inversione di tendenza che colpisce soprattutto gli uomini, 52mila occupati in meno, contro il calo di 11mila unità tra le donne.
Continua però a rimanere stabile il tasso di disoccupazione nel nostro Paese. Anche il numero delle persone in cerca di un lavoro è infatti sceso anche se in maniera molto minore rispetto agli occupati. Sono 14mila in meno i disoccupati in Italia a settembre rispetto al mese di agosto. Il dato resta stabile al 6,1%.
Preoccupa invece la costante crescita degli inattivi. Le persone che non hanno un lavoro e non lo cercano sono aumentate di 56mila unità in un mese, con una crescita del tasso totale dello 0,2%. Si tratta di un fenomeno diffuso principalmente tra le donne, che hanno un tasso di inattività del 42,8% contro il 24,7% degli uomini. È dal quarto trimestre del 2023 che questo dato è in continua ascesa e potrebbe tornare, entro la fine dell’anno, ai livelli del 2022.
Anche il Pil si ferma: perché l’Italia rallenta
Il 30 ottobre, il giorno prima di diffondere i dati sull’occupazione, Istat aveva pubblicato le prime stime preliminari sulla crescita del Pil italiano nel terzo trimestre. Nonostante il periodo estivo e quindi l’aumento del numero di turisti che hanno visitato il nostro Paese, la crescita è rimasta a zero rispetto ai tre mesi precedenti. A livello annuale l’aumento della ricchezza prodotta è solo dello 0,4%, il più basso dalla pandemia da Covid-19.
Un dato che stride con le stime che il Governo di Giorgia Meloni ha stilato all’inizio dell’anno, nel Documento di economia e finanza. Il ministro dell’economia Giorgetti aveva infatti posto come obiettivo l’1% di crescita annua, una cifra che sembra ora difficilmente raggiungibile. L’Italia dovrebbe crescere, negli ultimi tre mesi dell’anno, più di quanto è cresciuta nei primi nove.
Le ragioni di questo rallentamento dell’economia italiana sono principalmente legate a un calo della produzione industriale. In un contesto generale di frenata, pesano in particolare due crisi di due settori centrali nell’export del nostro Paese, quello automobilistico e quello del lusso. Da una parte Stellantis, l’unico produttore di auto in Italia, sta affrontando una difficile transizione verso l’elettrico che ha ridotto volumi, entrate e margini. Dall’altro la chiusura dei mercati cinesi e russi ha condizionato pesantemente il lusso, con interi distretti industriali in difficoltà.