La casa automobilistica giapponese Nissan ha annunciato un drastico piano di ristrutturazione che prevede il taglio di 9.000 posti di lavoro a livello globale e una riduzione della capacità produttiva del 20%.
La decisione è stata motivata da un forte calo delle vendite e da una “situazione grave” dei conti, che ha spinto l’azienda a prendere misure urgenti per tornare competitiva sul mercato mondiale.
Vendite in calo e utile in picchiata, Nissan annuncia maxi licenziamenti
I segnali di crisi di Nissan sono evidenti nei risultati economici della prima metà dell’anno fiscale 2024, chiusa a settembre, che hanno visto un crollo dell’utile netto del 93,5% per l’azienda, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Di conseguenza, la stima delle vendite nette è stata rivista al ribasso del 9,3%, mentre la previsione sul risultato operativo è scesa drasticamente del 70%.
La situazione è stata definita “grave” dalla casa automobilistica, che ha sottolineato la necessità di adottare misure urgenti per risollevare le performance finanziarie e ridurre i costi operativi.
Il piano di Nissan, 9 mila posti di lavoro a rischio
Il piano di ristrutturazione Nissan prevede una drastica riduzione di personale in tutto il mondo, con il licenziamento di 9.000 dipendenti a livello globale. Questa misura, parte di un più ampio piano di ristrutturazione, è stata giustificata dall’azienda come una necessità di abbattere i costi in un periodo di forte crisi.
Il gruppo giapponese ha dichiarato infatti che i tagli sono una delle azioni più urgenti per creare un’azienda più agile e competitiva. Ma non solo. Oltre ai licenziamenti, Nissan ha anche annunciato la vendita del 10% delle sue azioni in Mitsubishi Motors, riducendo la propria quota dal 34% al 24%. Le azioni saranno cedute sul mercato a partire dall’8 novembre.
“Stiamo adottando misure urgenti per ridurre i costi e creare un’azienda più snella e resistente, in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti dei mercati”, si legge in un comunicato di Nissan. La messa in atto di questo piano di razionalizzazione è solo uno dei tanti passi intrapresi dal gruppo per ridurre il peso delle difficoltà economiche legate al settore auto e migliorare la propria competitività a livello internazionale.
Le difficoltà del settore automobilistico
Nissan infatti non è la sola ad affrontare una crisi interna. Le difficoltà del settore automobilistico stanno colpendo molteplici case automobilistiche, con colossi come Volkswagen e Stellantis che stanno rivedendo al ribasso le loro previsioni economiche per il 2024. In particolare, Volkswagen ha annunciato la chiusura di alcune fabbriche in Germania, mentre Stellantis ha visto un pesante calo del valore del titolo in borsa.
Per Nissan, la sfida è ancora più ardua, con la necessità di ristrutturarsi velocemente per rispondere alla crescente concorrenza e ai cambiamenti nei comportamenti dei consumatori, che stanno modificando le abitudini di acquisto e spingendo l’industria a un’inevitabile trasformazione verso la mobilità elettrica e soluzioni più sostenibili.
Cosa significa per i lavoratori
I licenziamenti previsti interesseranno migliaia di dipendenti in tutto il mondo, con un impatto significativo soprattutto in Giappone, dove Nissan è uno dei principali datori di lavoro.
La ristrutturazione porterà con sé una forte dose di incertezze, mentre l’azienda cerca di rimanere competitiva in un mercato globale sempre più difficile. I sindacati hanno già espresso preoccupazione per il futuro dei lavoratori, sottolineando che questi licenziamenti potrebbero avere effetti devastanti per le comunità locali.
Le conseguenze per l’Italia
Le conseguenze dei tagli di Nissan potrebbero essere significative anche per l’Italia, dato che il Paese ha una forte tradizione automobilistica e ospita numerosi impianti di produzione e attività di ricerca e sviluppo legate al comparto. Di seguito alcune delle possibili implicazioni:
Al momento la casa automobilistica non ha dichiarato quali sono le sedi coinvolte. Ma se, per esempio, Nissan dovesse decidere di ridurre il personale negli stabilimenti europei, in questi potrebbero essere inclusi quelli italiani.