Malore a lavoro, come gestire l’abbandono del posto di lavoro

Come ci si deve comportare, secondo la legge, se ci si sente male mentre si è a lavoro?

Pubblicato: 15 Ottobre 2018 11:21Aggiornato: 13 maggio 2024 10:05

Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

Quando un lavoratore trascorre lunghe ore in ufficio, in magazzino o in qualsiasi altro luogo di lavoro, si espone a diversi rischi, come possibili incidenti o disturbi fisici minori. Un periodo di lavoro prolungato e intenso può causare affaticamento o piccoli malesseri fisici, come mal di testa persistente o sintomi influenzali incipienti che possono mettere a dura prova la capacità del lavoratore di svolgere le proprie mansioni con efficienza.
In situazioni del genere, è legittimo chiedersi quale sia la procedura da seguire. Il lavoratore ha il diritto di lasciare il posto di lavoro? Quali sono i suoi obblighi e quali le possibilità di tutela della propria salute e sicurezza? Questi sono interrogativi che spesso si pongono i lavoratori in situazioni simili.

Abbandono del posto di lavoro: cosa prevede la legge

A chi si chiede se il lavoratore ha il diritto di lasciare il posto di lavoro per i motivi su indicati, la risposta è si. Per la legge, infatti, il dipendente ha effettivamente il diritto di abbandonare il posto di lavoro ma deve seguire alcuni passaggi. Può decidere di interrompere l’attività lavorativa, a condizione che vi siano motivi validi e adeguatamente documentati. Uno di questi può essere un possibile malessere fisico: se il supervisore non è reperibile e il lavoratore non può comunicargli quanto sta accadendo, ha il diritto di lasciare il luogo di lavoro, previo avviso a un collega. Al suo ritorno, sarà richiesto di presentare una documentazione medica che confermi la necessità dell’assenza, fornendo una valida giustificazione per aver lasciato il posto di lavoro.

La tutela della salute del lavoratore viene prima degli interessi dell’azienda, per questo motivo il dipendente non può essere licenziato. A confermarlo è la Cassazione: non è infatti possibile licenziare il lavoratore, se quest’ultimo ha lasciato la propria postazione per un malore che impediva l’esecuzione delle consuete attività e dopo aver avvisato i colleghi.

Altri casi per i quali può esserci abbandono del posto di lavoro

Il lavoratore ha il diritto di abbandonare il luogo di lavoro anche quando vi è un pericolo per la sua sicurezza e benessere. Se le condizioni sul posto di lavoro rappresentano un rischio immediato per il dipendente, egli ha il diritto e il dovere di lasciare l’area per proteggere la propria incolumità. Questo diritto è sancito per legge e costituisce un principio fondamentale di tutela del lavoratore. In tali circostanze, è essenziale che il dipendente segnali prontamente il pericolo al suo supervisore o responsabile delle risorse umane e che segua le procedure indicate per la sicurezza sul lavoro. La priorità principale è sempre la sicurezza e il benessere del lavoratore, e qualsiasi segnalazione di pericolo deve essere affrontata con la massima serietà e urgenza.

Il licenziamento è invece possibile, quando un lavoratore lascia il lavoro senza avvisare i colleghi, per poi inviare un certificato medico falso. In questo caso, venendo a mancare la fiducia del datore di lavoro nei confronti del suo dipendente, quest’ultimo può incorrere in un licenziamento.

Nel caso di lavoratori a servizio di enti pubblici invece, si fa riferimento al Ccnl del 2001. Se il dipendente presenta un certificato medico per lo stesso giorno in cui ha accusato il malore, sarà considerato un’assenza per malattia. Tuttavia, se il certificato medico inizia dal giorno successivo al malore, il dipendente dovrà recuperare le ore non lavorate in accordo con il suo superiore.

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