Ex Ilva, Cigs prorogata per 3.062 lavoratori: cosa prevede l’accordo

Raggiunto un nuovo accordo per la proroga della Cigs per 3.062 lavoratori dell'ex Ilva: la misura accompagna i dipendenti nel passaggio verso la nuova proprietà, ancora incerta

Pubblicato: 5 Marzo 2025 07:52

Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Al Ministero del Lavoro è stato siglato l’accordo che prevede la proroga di 12 mesi della Cigs (Cassa integrazione straordinaria) per i lavoratori di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, l’ex Ilva. L’intesa riguarda, in base a quanto riferito dai sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, Usb e Ugl, circa 3.062 lavoratori, ovvero un numero più basso rispetto alla richiesta iniziale che era di 3.400 unità.

Resta, invece, ancora aperta la partita che interessa la vendita dell’azienda, con il dossier che procede su più binari e vede in testa gli azeri di Baku Steel e gli indiani di Jindal. La scelta spetterà al Governo, con la deadline fissata al 14 marzo.

La nuova Cigs per l’ex Ilva

L’accordo raggiunto al ministero del Lavoro per i lavoratori dell’ex Ilva permette agli stessi di affrontare la fase di vendita dell’azienda in maniera decisamente più serena.

La proroga di 12 mesi della Cigs, infatti, consentirà un più agevole passaggio di consegne, con il Governo che ha parlato, attraverso la ministra del Lavoro Calderone, di un “rasserenamento” per i dipendenti di Acciaierie d’Italia.

Quanto ai dettagli di questa nuova Cigs per l’ex Ilva, oltre alla riduzione del numero di lavoratori coinvolti, c’è l’integrazione salariale al 70% e la rotazione senza alcuna sospensione a zero ore.

E ancora:

Gli obiettivi al ribasso per agevolare la vendita

I sindacati dei metalmeccanici si sono detti in concerto soddisfatti dell’intesa ottenuta. Come evidenzia la Uilm, “non era scontato” il raggiungimento di questo target.

L’accordo, aggiunge la Fim, “mette in sicurezza i lavoratori e il loro reddito e ci consente di proseguire in un solco di relazioni industriali che saranno fondamentali per la costruzione di un accordo sindacale in vista della cessione alla nuova proprietà”.

C’è però un tema che non può essere sottovalutato, ovvero il fatto che il Governo ha rivisto al ribasso gli obiettivi di produzione dell’acciaio degli stabilimenti nel 2025, passati da 5 a 4 milioni di tonnellate.

Si tratta di una mossa strategica, evidentemente, per agevolare le operazioni di vendita, che tuttavia limita le capacità dell’azienda, la quale a pieno regime riusciva in passato a produrre ben 10 tonnellate di prodotto. Un aspetto questo sul quale i sindacati sperano di poter nuovamente parlare con il Governo quanto prima.

La vendita dell’ex Ilva e i pretendenti

Nel mentre proseguono le trattative portate avanti dall’esecutivo di Giorgia Meloni per la vendita dell’ex Ilva. Molti i nomi che sono stati fatti nel corso di questi mesi in merito agli acquirenti anche se, al momento, sarebbero due quelli più gettonati.

Si tratta degli azeri di Baku Steel e degli indiani di Jindal, con alcune indiscrezioni riportate da Adnkronos che parlano anche della possibilità di un joint venture tra i due soggetti per rilevare Acciaierie d’Italia.

Il Governo ha una deadline fissata per la scelta, il 14 marzo 2025, e al momento non potrebbe escludersi la possibilità che lo Stato decida di mantenere una partecipazione minoritaria nel capitale della società.

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